Fin dal III secolo l’arte cristiana, come testimoniano le pitture catacombali, appare fortemente radicata in un tessuto iconografico e stilistico di sostanza classica, innestandosi costantemente soprattutto sulle tematiche celebrative proprie dell’iconografia aulica, nutrendosi profondamente di esse e generando una nuova linfa ideologica e spirituale. Nell’ambito della decorazione musiva parietale, ciò è evidente in diversi temi iconografici quali l’offerta della corona che riprende il modello imperiale romano dell’aureum coronarium offerto dai vinti all’imperatore; i re magi che nella loro gestualità richiamano la sottomissione dei re barbari all’imperatore; l’acclamatio degli Apostoli che alzano solennemente la mano destra come dignitari che acclamano l’imperatore vittorioso; Cristo nell’atto di calpestare i saeva crimina; la corona di alloro come simbolo di vittoria; le imagines clipeatae contenenti i busti di santi e sante, che ci riportano alla ritrattistica romana di epoca tardo-repubblicana, o ancora le finte architetture del secondo registro della decorazione musiva della cupola del Battistero degli Ortodossi a Ravenna, e quelle della Rotonda di San Giorgio a Salonicco, che si collocano entrambe sulla strada dell’illusionismo ellenistico, ricordando gli affreschi pompeiani. Proprio attraverso la disamina di queste e di altre illuminanti immagini, nel mio articolo intendo affrontare e approfondire le problematiche legate alla continuità della tradizione classica nei mosaici parietali di V e VI secolo di Ravenna e dell’area bizantina, sia dal punto di vista iconografico che stilistico: ciò sulla scia degli autorevoli studi di Beat Brenk e di Ernst Kitzinger che portarono avanti un interessante dibattito scientifico su tali argomenti.
Letizia Sotira (2012). Eredità della tradizione classica nei mosaici parietali di V e VI secolo: problematiche di iconografia e di stile. INTRECCI D'ARTE, n° 1, 2012, 3-24.
Eredità della tradizione classica nei mosaici parietali di V e VI secolo: problematiche di iconografia e di stile.
SOTIRA, LETIZIA
2012
Abstract
Fin dal III secolo l’arte cristiana, come testimoniano le pitture catacombali, appare fortemente radicata in un tessuto iconografico e stilistico di sostanza classica, innestandosi costantemente soprattutto sulle tematiche celebrative proprie dell’iconografia aulica, nutrendosi profondamente di esse e generando una nuova linfa ideologica e spirituale. Nell’ambito della decorazione musiva parietale, ciò è evidente in diversi temi iconografici quali l’offerta della corona che riprende il modello imperiale romano dell’aureum coronarium offerto dai vinti all’imperatore; i re magi che nella loro gestualità richiamano la sottomissione dei re barbari all’imperatore; l’acclamatio degli Apostoli che alzano solennemente la mano destra come dignitari che acclamano l’imperatore vittorioso; Cristo nell’atto di calpestare i saeva crimina; la corona di alloro come simbolo di vittoria; le imagines clipeatae contenenti i busti di santi e sante, che ci riportano alla ritrattistica romana di epoca tardo-repubblicana, o ancora le finte architetture del secondo registro della decorazione musiva della cupola del Battistero degli Ortodossi a Ravenna, e quelle della Rotonda di San Giorgio a Salonicco, che si collocano entrambe sulla strada dell’illusionismo ellenistico, ricordando gli affreschi pompeiani. Proprio attraverso la disamina di queste e di altre illuminanti immagini, nel mio articolo intendo affrontare e approfondire le problematiche legate alla continuità della tradizione classica nei mosaici parietali di V e VI secolo di Ravenna e dell’area bizantina, sia dal punto di vista iconografico che stilistico: ciò sulla scia degli autorevoli studi di Beat Brenk e di Ernst Kitzinger che portarono avanti un interessante dibattito scientifico su tali argomenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.