Cultural anthropology, for the most part of twentieth century, has based its discourses and its analysis on a concept of culture as totality, an holistic idea of culture expressed by homogeneous, small, isolate societies, since the beginning privileged object of its researches. Anyway, since the last decades of the century, a great amount of changes occurred all over the world, so that it was soon clear to anthropologists that representing world cultural diversity by the mosaic metaphor - as it was constituted by several specific cultures each of them with a proper distinctness - was no more useful. One land, one culture, one people, one identity was the basic equation used by a great number of anthropologists to represents other cultures, nowadays no more appropriate to analyse cultural dynamics in contemporary societies. New technologies of communication, new chances for people to change their country, to move from one place to another, but also, in general, the multiple effects of global processes as trades, migrations, wars, and so on have made us and the others much more near than once, and have made much more strong the link between local and global dimensions of life. Lives of millions of persons are still today strongly affected by local aspects, but there are several global aspects too, that affect our life. From this standpoint, it emerges that cultural diversity has different dimensions, no more structured around binary oppositions, no more closed within clean boundaries, but it has to be concern to as a flux, indefinite, indeterminate, and without delimited boundaries. Cultural flux of meanings asks - for representing and analysing - new theoretical and empirical resources, and a new anthropological imagination

L’articolo fa parte di un numero della Rivista dedicato al dibattito mai esaurito sul concetto di cultura in Antropologia: a partire dal percorso di ricerca dell’antropologia culturale l’idea di cultura come categoria interpretativa deve fare i conti con un contesto socio-culturale radicalmente mutato che impone la trasformazione dello stesso oggetto di ricerca antropologico – la cultura appunto colta come concetto “olistico” che ben si adattava alle società “piccole, omogenee ed isolate” così come enunciava Redfield. Dalla metà del XX secolo sono intervenuti, con una accelerazione crescente, tali e tanti cambiamenti da non poter più considerare il mondo come un mosaico culturale, costituito da tessere separate le une dalle altre, dai carattere specifici e ben definiti – reali e simbolici insieme – netti e difficili da infrangere. La coincidenza di territorio, cultura e popolo che questo modello, ad un tempo teorico e politico, presupponeva, è stata una delle più forti e diffuse motivazioni ideali e politiche per la nascita dello stato nazionale. Da qualche tempo tuttavia assistiamo ad un totale sovvertimento del rapporto tra spazi territoriali e spazi sociali che sembra rendere impensabile che linguaggi, pratiche culturali, relazioni sociali, espressioni simboliche, manufatti siano radicati a luoghi geograficamente identificabili. Migrazioni internazionali, guerre, nuovi sistemi di comunicazione, autorità sopranazionali, flussi finanziari, nuove entità politiche costituiscono relazioni che attraversano i vecchi confini e assumono come ambito per le loro pratiche socioculturali una multipolarità territoriali, attuando al tempo stesso un processo di messa in crisi dell’idea che processi economici, finanziari, sociali potessero essere analizzabili in riferimento a confini regionali rigidi e prefissati. L’articolo prende in considerazione i processi propri alla contemporaneità che obbligano a un ripensamento teorico-metodologico del concetto di cultura con particolare riferimento ai nuovi sistemi di comunicazione, alle nuove entità politiche e ai contesti urbani. Per descrivere tali processi, gli studi antropologici abbandonano lo schema teorico che ipotizza una dinamica culturale che si svolga interamente tra sistemi socioculturali unitari e saldamenti ancorati ad un territorio, preferiscono parlare di “culture ibride” (Canalini 1989), di “orizzonti culturali” (Appadurai 1992, 2001), di “contaminazioni”(Callari Galli 1995, 1996, 2000), di “logiche meticce” (Amselle 1999), di “strade” (Clifford 1997). L’articolo ripercorre i fili conduttori del dibattito teorico-metodologico delle discipline antropologiche che necessariamente si è aperto a “sguardi altri” a partire da quello della critica letteraria inaugurato dal Seminario di Santa Fe’ (Marcus e Clifford, 1966) sottolineando come a voler studiare le nuove e complesse relazioni tra culture e territorio implichi porre l’accento sui processi di nomadismo contemporaneo nei suoi effetti a livello globale, a livello locale, a livello virtuale e a livello di esperienza quotidiana. A questo proposito con il concetto di cultura nella contemporaneità necessariamente cambia idea e poetiche dell’etnografia, così come già aveva proposto G. Marcus anni fa quando indicava la necessità di un’etnografia multisituata nel sistema mondo, in cui la parola d’ordine per il ricercatore non era più stare, radicarsi, risiedere, ma “seguire” i migranti, seguire le produzioni dei prodotti, seguire le metafore, le narrazioni, seguire la vita, le biografie, i conflitti.

Cultura e contemporaneità. Nuovi scenari per un concetto "compromesso"

Callari Galli M.
2004

Abstract

Cultural anthropology, for the most part of twentieth century, has based its discourses and its analysis on a concept of culture as totality, an holistic idea of culture expressed by homogeneous, small, isolate societies, since the beginning privileged object of its researches. Anyway, since the last decades of the century, a great amount of changes occurred all over the world, so that it was soon clear to anthropologists that representing world cultural diversity by the mosaic metaphor - as it was constituted by several specific cultures each of them with a proper distinctness - was no more useful. One land, one culture, one people, one identity was the basic equation used by a great number of anthropologists to represents other cultures, nowadays no more appropriate to analyse cultural dynamics in contemporary societies. New technologies of communication, new chances for people to change their country, to move from one place to another, but also, in general, the multiple effects of global processes as trades, migrations, wars, and so on have made us and the others much more near than once, and have made much more strong the link between local and global dimensions of life. Lives of millions of persons are still today strongly affected by local aspects, but there are several global aspects too, that affect our life. From this standpoint, it emerges that cultural diversity has different dimensions, no more structured around binary oppositions, no more closed within clean boundaries, but it has to be concern to as a flux, indefinite, indeterminate, and without delimited boundaries. Cultural flux of meanings asks - for representing and analysing - new theoretical and empirical resources, and a new anthropological imagination
2004
Callari Galli M.
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