A cominciare dagli anni ’80, la sociologia economica ha dato vita ad una pluralità di orientamenti teorici e di ricerca che al di là delle differenti linee interpretative, condividono una critica al paradigma utilitaristico dell’attore razionale come fonte di spiegazione dei comportamenti economici. La prospettiva di analisi che meglio esprime questo orientamento è quella rappresentata dal principio dell’embeddedness, che “definisce un approccio interpretativo e analitico fondato sull’assunto teorico che il comportamento e le preferenze economiche non possano essere compresi come funzione di utilità di attori atomizzati, ma dipendano strettamente dai contesti sociali diversi in cui gli attori operano, intesi come reti di interazione sociale e come istituzioni, norme e abitudini cognitive e culturali”. Ne discende che le modalità di strutturazione dei fenomeni economici sono variabili in relazione ad ambienti storici e culturali diversi ed il concetto di embeddedness non è altro che lo strumento per identificare, sia da un punto di vista macro, sia da uno micro, le diversità sociali che connotano i comportamenti economici. Si tratta di una linea argomentativa valorizzata da Mark Granovetter, autore che ha sottolineato come gli attori non si comportino e non decidano come atomi al di fuori di un contesto sociale, né aderiscano ad un copione scritto per loro. “I loro tentativi di compiere azioni intenzionali sono, invece, radicati in sistemi di relazioni sociali concreti e attivi” (Granovetter, 1991, p. 56). Due sono in particolare le dimensioni enfatizzate da Granovetter: la prima è quella relativa all’importanza delle relazioni interpersonali al di fuori del mercato che influenzano il comportamento economico degli attori, formando le loro preferenze, i loro desideri e condizionando i loro scopi; la seconda fa riferimento alla rilevanza delle relazioni sociali interpersonali all’interno dei mercati, cioè al ruolo delle relazioni tra attori nel dare forma al processo economico, accrescendone in alcuni casi anche l’efficienza. Traendo spunto da questa prospettiva teorica, la sociologia economica granovetteriana si è concentrata sull’osservazione del rapporto tra reti sociali e fenomeni economici: ne sono sorti studi sull’importanza dei legami informali - i cosiddetti legami deboli – nella strutturazione del mercato del lavoro, oppure analisi che hanno messo in relazione la formazione di un intero settore industriale - quello dell’energia elettrica negli Stati Uniti – alla manipolazione delle reti di relazione da parte di alcuni attori chiave. Ne è derivata una sociologia economica in cui i rapporti personali ed i network relazionali svolgono un ruolo decisivo e costitutivo. Aspetto quest’ultimo che tuttavia ha rappresentato al contempo il maggior limite dell’approccio granovetteriano, afflitto da una sorta di assolutismo struttural-relazionale che ha condotto l’autore americano a sottovalutare, nonostante le intenzioni iniziali, il problema della costruzione sociale delle istituzioni economiche, limitando l’indagine ad un’analisi dell’importanza delle reti interpersonali nella loro formazione e cristallizzazione. L’ambito problematico riconducibile alla costruzione sociale delle istituzioni e al condizionamento da esse esercitato sul comportamento economico rappresenta invece il fulcro del programma di ricerca riconducibile al filone neo-istituzionalista in sociologia economica. Tale orientamento ha avuto il merito di estendere la riflessione sull’embeddedness, operando uno slittamento da una teoria incentrata sul condizionamento delle reti di relazione sociale nei confronti dell’azione, ad una prospettiva che ha enfatizzato la centralità delle istituzioni nel dare forma ai processi economici. Il problema dell’embeddedness, in questa prospettiva, non si concentra pertanto sugli aspetti relazionali, ma privilegia la dimensione cognitiva, concependo le istituzioni come entità sovraindividuali che canalizzano l’agire, avend...

The Relationship Between Economics and Sociology, setting out from the Problem of Embeddedness

RIZZA, ROBERTO
2006

Abstract

A cominciare dagli anni ’80, la sociologia economica ha dato vita ad una pluralità di orientamenti teorici e di ricerca che al di là delle differenti linee interpretative, condividono una critica al paradigma utilitaristico dell’attore razionale come fonte di spiegazione dei comportamenti economici. La prospettiva di analisi che meglio esprime questo orientamento è quella rappresentata dal principio dell’embeddedness, che “definisce un approccio interpretativo e analitico fondato sull’assunto teorico che il comportamento e le preferenze economiche non possano essere compresi come funzione di utilità di attori atomizzati, ma dipendano strettamente dai contesti sociali diversi in cui gli attori operano, intesi come reti di interazione sociale e come istituzioni, norme e abitudini cognitive e culturali”. Ne discende che le modalità di strutturazione dei fenomeni economici sono variabili in relazione ad ambienti storici e culturali diversi ed il concetto di embeddedness non è altro che lo strumento per identificare, sia da un punto di vista macro, sia da uno micro, le diversità sociali che connotano i comportamenti economici. Si tratta di una linea argomentativa valorizzata da Mark Granovetter, autore che ha sottolineato come gli attori non si comportino e non decidano come atomi al di fuori di un contesto sociale, né aderiscano ad un copione scritto per loro. “I loro tentativi di compiere azioni intenzionali sono, invece, radicati in sistemi di relazioni sociali concreti e attivi” (Granovetter, 1991, p. 56). Due sono in particolare le dimensioni enfatizzate da Granovetter: la prima è quella relativa all’importanza delle relazioni interpersonali al di fuori del mercato che influenzano il comportamento economico degli attori, formando le loro preferenze, i loro desideri e condizionando i loro scopi; la seconda fa riferimento alla rilevanza delle relazioni sociali interpersonali all’interno dei mercati, cioè al ruolo delle relazioni tra attori nel dare forma al processo economico, accrescendone in alcuni casi anche l’efficienza. Traendo spunto da questa prospettiva teorica, la sociologia economica granovetteriana si è concentrata sull’osservazione del rapporto tra reti sociali e fenomeni economici: ne sono sorti studi sull’importanza dei legami informali - i cosiddetti legami deboli – nella strutturazione del mercato del lavoro, oppure analisi che hanno messo in relazione la formazione di un intero settore industriale - quello dell’energia elettrica negli Stati Uniti – alla manipolazione delle reti di relazione da parte di alcuni attori chiave. Ne è derivata una sociologia economica in cui i rapporti personali ed i network relazionali svolgono un ruolo decisivo e costitutivo. Aspetto quest’ultimo che tuttavia ha rappresentato al contempo il maggior limite dell’approccio granovetteriano, afflitto da una sorta di assolutismo struttural-relazionale che ha condotto l’autore americano a sottovalutare, nonostante le intenzioni iniziali, il problema della costruzione sociale delle istituzioni economiche, limitando l’indagine ad un’analisi dell’importanza delle reti interpersonali nella loro formazione e cristallizzazione. L’ambito problematico riconducibile alla costruzione sociale delle istituzioni e al condizionamento da esse esercitato sul comportamento economico rappresenta invece il fulcro del programma di ricerca riconducibile al filone neo-istituzionalista in sociologia economica. Tale orientamento ha avuto il merito di estendere la riflessione sull’embeddedness, operando uno slittamento da una teoria incentrata sul condizionamento delle reti di relazione sociale nei confronti dell’azione, ad una prospettiva che ha enfatizzato la centralità delle istituzioni nel dare forma ai processi economici. Il problema dell’embeddedness, in questa prospettiva, non si concentra pertanto sugli aspetti relazionali, ma privilegia la dimensione cognitiva, concependo le istituzioni come entità sovraindividuali che canalizzano l’agire, avend...
2006
Rizza R.
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