Questo lavoro mette a tema lo studio dei processi d’insegnamento e apprendimento di un particolare oggetto di sapere, il digital color, nella prospettiva della teoria della trasposizione didattica. Secondo questa teoria, i processi d’insegnamento e apprendimento possono essere modellizzati come sistemi di transazioni che hanno luogo all’interno del sistema didattico (SD) insegnante-allievo-sapere. In tale sistema si possono distinguere tre diversi tipi di sapere: il sapere esperto, il sapere da insegnare e il sapere insegnato. Le transazioni dall’uno all’altro individuano, rispettivamente, i processi di selezione, messa in forma didattica e trasmissione del sapere che hanno luogo all’interno del sistema. Un aspetto rilevante del presente lavoro consiste nella particolare natura dell’oggetto di sapere da insegnare e da apprendere. Infatti, la conoscenza del sapere implicato nel sistema didattico non può essere separata dalla capacità d’uso di specifici software per l’elaborazione dell’immagine. Da questo punto di vista, il sapere esperto, il sapere da insegnare e il sapere insegnato sono saperi teorico-pratici. Ciò, tuttavia, pone problemi rilevanti proprio alla trasposizione didattica del sapere, la quale deve amministrare non solo il rapporto tra sapere esperto e sapere insegnato ma anche quello tra sapere teorico e sapere della pratica, o meglio, tra sapere teorico-pratico esperto e sapere teorico-pratico insegnato. Là dove il sapere da insegnare fosse percepito dagli allievi unicamente come expertise nell’uso del software, per esempio, il sapere insegnato sarebbe un sapere della pratica ma non necessariamente un sapere teorico-pratico e ciò, evidentemente, non è auspicabile giacché, in questo caso, esso potrebbe mostrarsi inadeguato alla risoluzione di situazioni più complesse o ad un uso non standard del software. Lo studio di questi problemi rinvia ad approcci di didattica disciplinare e di formazione professionale. In particolare, si prendono in considerazione, adattandoli, quadri teorici, modelli educativi e dispositivi provenienti dagli studi sia di didattica disciplinare (soprattutto di tipo comparatista) sia di analisi del lavoro, al fine di studiare il comportamento degli attori all’interno del SD. Dal punto di vista metodologico, il lavoro segue il paradigma di una "clinica dell'attività" attraverso l’uso di due principali tecniche di video ricerca: l’analisi clinica sperimentale di sedute didattiche e l’autoconfronto semplice o incrociato. Entrambe queste tecniche, focalizzando l’attenzione su “ciò che effettivamente succede” nel corso dello svolgimento del tempo didattico, anziché su ciò che dovrebbe succedere in base alle intenzioni di chi insegna, mirano a far emergere specifici “fatti didattici”, ossia quei fenomeni che sono implicati nei processi d’insegnamento e apprendimento dell’oggetto di sapere intorno al quale si costruisce il SD. In particolare, nel nostro caso, i fenomeni legati allo “scarto” tra sapere esperto e spere insegnato. I soggetti coinvolti, oltre ai ricercatori, sono studenti del Laboratorio di Disegno e CAD del corso di Laurea in Ingegneria Civile dell’Università di Bologna e docenti di Disegno dell’Università di Bologna. Il lavoro presenta, sullo sfondo, una problematica centrale per i produttori software del settore: lo studio di tecniche avanzate per assistere gli utenti nell’apprendimento di applicazioni complesse. Da questo punto di vista, occorre osservare che l’applicazione fondamentale che guida l’apprendimento, l’“help system”, è fondata unicamente su un sapere di tipo procedurale nel quale resta implicita, e perciò inaccessibile, la componente teorica su cui esso è fondato; inoltre essa risente del fatto che la sua forma è rimasta sostanzialmente invariata da più di vent’anni, a fronte della possibilità di attingere sia dagli studi pedagogico-didattici sia dai cambiamenti dell’ambiente computazionale come per esempio la disponibilità di Internet, Google search (e relativa indicizzazione di grandi quantità di informazioni), video streaming a basso costo (ad esempio YouTube) o di communities on-line. Il lavoro prevede quattro fasi. In una prima fase si procede alla messa a punto di un SD centrato intorno ad uno specifico oggetto di sapere (classicamente, la risoluzione di un problema). Dal punto di vista della ricerca ciò significa collocarsi nell’ambito di una trasposizione didattica di tipo discendente (top-down) e definire il rapporto tra sapere esperto e sapere da insegnare, operando scelte fondate da un punto di vista sia epistemico sia didattico. In una seconda fase si procede alla rilevazione empirica dei dati-video nel contesto del SD allestito, alla loro selezione e alla loro analisi secondo gli approcci comparatisti dell’analisi clinico-sperimentale. In una terza fase, le stesse video-riprese sono fatte oggetto di una sessione di focus-group rivolta a docenti e ricercatori e condotta attraverso la tecnica dell’autoconfronto. In questo senso, la seconda e la terza fase implicano una trasposizione didattica di tipo ascendente (bottom-up). Infine, si procede a un’analisi comparativa delle risultanze della seconda e terza fase.

M. Gaiani, B. Martini (2013). Il rapporto tra sapere esperto e sapere insegnato in un contesto di digital color learning per architetti e ingegneri civili. Rimini : Ed. Maggioli.

Il rapporto tra sapere esperto e sapere insegnato in un contesto di digital color learning per architetti e ingegneri civili

GAIANI, MARCO;
2013

Abstract

Questo lavoro mette a tema lo studio dei processi d’insegnamento e apprendimento di un particolare oggetto di sapere, il digital color, nella prospettiva della teoria della trasposizione didattica. Secondo questa teoria, i processi d’insegnamento e apprendimento possono essere modellizzati come sistemi di transazioni che hanno luogo all’interno del sistema didattico (SD) insegnante-allievo-sapere. In tale sistema si possono distinguere tre diversi tipi di sapere: il sapere esperto, il sapere da insegnare e il sapere insegnato. Le transazioni dall’uno all’altro individuano, rispettivamente, i processi di selezione, messa in forma didattica e trasmissione del sapere che hanno luogo all’interno del sistema. Un aspetto rilevante del presente lavoro consiste nella particolare natura dell’oggetto di sapere da insegnare e da apprendere. Infatti, la conoscenza del sapere implicato nel sistema didattico non può essere separata dalla capacità d’uso di specifici software per l’elaborazione dell’immagine. Da questo punto di vista, il sapere esperto, il sapere da insegnare e il sapere insegnato sono saperi teorico-pratici. Ciò, tuttavia, pone problemi rilevanti proprio alla trasposizione didattica del sapere, la quale deve amministrare non solo il rapporto tra sapere esperto e sapere insegnato ma anche quello tra sapere teorico e sapere della pratica, o meglio, tra sapere teorico-pratico esperto e sapere teorico-pratico insegnato. Là dove il sapere da insegnare fosse percepito dagli allievi unicamente come expertise nell’uso del software, per esempio, il sapere insegnato sarebbe un sapere della pratica ma non necessariamente un sapere teorico-pratico e ciò, evidentemente, non è auspicabile giacché, in questo caso, esso potrebbe mostrarsi inadeguato alla risoluzione di situazioni più complesse o ad un uso non standard del software. Lo studio di questi problemi rinvia ad approcci di didattica disciplinare e di formazione professionale. In particolare, si prendono in considerazione, adattandoli, quadri teorici, modelli educativi e dispositivi provenienti dagli studi sia di didattica disciplinare (soprattutto di tipo comparatista) sia di analisi del lavoro, al fine di studiare il comportamento degli attori all’interno del SD. Dal punto di vista metodologico, il lavoro segue il paradigma di una "clinica dell'attività" attraverso l’uso di due principali tecniche di video ricerca: l’analisi clinica sperimentale di sedute didattiche e l’autoconfronto semplice o incrociato. Entrambe queste tecniche, focalizzando l’attenzione su “ciò che effettivamente succede” nel corso dello svolgimento del tempo didattico, anziché su ciò che dovrebbe succedere in base alle intenzioni di chi insegna, mirano a far emergere specifici “fatti didattici”, ossia quei fenomeni che sono implicati nei processi d’insegnamento e apprendimento dell’oggetto di sapere intorno al quale si costruisce il SD. In particolare, nel nostro caso, i fenomeni legati allo “scarto” tra sapere esperto e spere insegnato. I soggetti coinvolti, oltre ai ricercatori, sono studenti del Laboratorio di Disegno e CAD del corso di Laurea in Ingegneria Civile dell’Università di Bologna e docenti di Disegno dell’Università di Bologna. Il lavoro presenta, sullo sfondo, una problematica centrale per i produttori software del settore: lo studio di tecniche avanzate per assistere gli utenti nell’apprendimento di applicazioni complesse. Da questo punto di vista, occorre osservare che l’applicazione fondamentale che guida l’apprendimento, l’“help system”, è fondata unicamente su un sapere di tipo procedurale nel quale resta implicita, e perciò inaccessibile, la componente teorica su cui esso è fondato; inoltre essa risente del fatto che la sua forma è rimasta sostanzialmente invariata da più di vent’anni, a fronte della possibilità di attingere sia dagli studi pedagogico-didattici sia dai cambiamenti dell’ambiente computazionale come per esempio la disponibilità di Internet, Google search (e relativa indicizzazione di grandi quantità di informazioni), video streaming a basso costo (ad esempio YouTube) o di communities on-line. Il lavoro prevede quattro fasi. In una prima fase si procede alla messa a punto di un SD centrato intorno ad uno specifico oggetto di sapere (classicamente, la risoluzione di un problema). Dal punto di vista della ricerca ciò significa collocarsi nell’ambito di una trasposizione didattica di tipo discendente (top-down) e definire il rapporto tra sapere esperto e sapere da insegnare, operando scelte fondate da un punto di vista sia epistemico sia didattico. In una seconda fase si procede alla rilevazione empirica dei dati-video nel contesto del SD allestito, alla loro selezione e alla loro analisi secondo gli approcci comparatisti dell’analisi clinico-sperimentale. In una terza fase, le stesse video-riprese sono fatte oggetto di una sessione di focus-group rivolta a docenti e ricercatori e condotta attraverso la tecnica dell’autoconfronto. In questo senso, la seconda e la terza fase implicano una trasposizione didattica di tipo ascendente (bottom-up). Infine, si procede a un’analisi comparativa delle risultanze della seconda e terza fase.
2013
Colore e Colorimetria Contributi Multidisciplinari
801
808
M. Gaiani, B. Martini (2013). Il rapporto tra sapere esperto e sapere insegnato in un contesto di digital color learning per architetti e ingegneri civili. Rimini : Ed. Maggioli.
M. Gaiani; B. Martini
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