Nel corso del presente lavoro, sono state approfondite le conoscenze sullo stato di conservazione delle forme indigene dei generi Barbus e Leuciscus a partire da uno screening genetico su 39 popolamenti dei principali bacini idrografici grossetani, effettuato nella precedente annualità del progetto. A seguito di 14 campionamenti ittici semiquantitativi ed ambientali in stazioni caratterizzate dalla presenza di popolazioni ad elevato grado di autoctonia di barbo e cavedano, sono stati analizzati i parametri demografici e gli accrescimenti di queste popolazioni. In un sottocampione a massima autoctonia (3 popolazioni di barbo tiberino e 2 popolazioni di cavedano dell’Ombrone) sono state indagate le capacità riproduttive mediante studi istologici e stime della fecondità. È stato così possibile elaborare strumenti di tutela per la conservazione di Barbus tyberinus e Leuciscus lucumonis nel Grossetano. Tali strumenti sono rappresentati dalla misura minima per la pesca, definita a 23 cm per il barbo e a 25 cm per il cavedano, e da indicazioni preliminari per l’individuazione di nuovi istituti ittici (regolamentazioni di periodi e metodologie di pesca). È necessario, comunque, sottolineare che gli strumenti di conservazione si rendono necessari non solo a causa dell’invasione di forme congeneriche alloctone; su tutto il territorio si riscontrano criticità ambientali di vario genere in parte collegabili ai cambiamenti climatici che negli ultimi decenni hanno inasprito i regimi torrentizi appenninici e in parte ad impatti di origine antropica. In questo contesto le misure di tutela proposte, per quanto tarate sulle caratteristiche autoecologiche delle specie e sul loro stato di conservazione attuale, devono essere viste come interventi tampone e non come provvedimenti risolutivi. Anche in relazione alle direttive comunitarie Water Framework Directive (2000/60 CE), Habitat (92/43/CEE) ed Uccelli (79/409/CEE) nel corso dei prossimi anni dovranno essere adottate politiche ambientali più cogenti e restrittive in relazione allo sfruttamento della risorsa idrica a scopo agricolo ed urbano (adduzioni e reflui) ed alla gestione idraulica dei corsi idrici e della vegetazione perifluviale.
Rosanna Falconi, Giovanni Rossi, Gianluca Zuffi, Simone Capostagno, Andrea Marchi, Andrea Marrocu, et al. (2012). Diagnosi finalizzata al recupero delle popolazioni di Barbo e Cavedano Studio di popolazioni ad elevato grado di autoctonia e misure di tutela. Seconda Annualità.
Diagnosi finalizzata al recupero delle popolazioni di Barbo e Cavedano Studio di popolazioni ad elevato grado di autoctonia e misure di tutela. Seconda Annualità
FALCONI, ROSANNA;ROSSI, GIOVANNI;ZACCANTI, FRANCESCO
2012
Abstract
Nel corso del presente lavoro, sono state approfondite le conoscenze sullo stato di conservazione delle forme indigene dei generi Barbus e Leuciscus a partire da uno screening genetico su 39 popolamenti dei principali bacini idrografici grossetani, effettuato nella precedente annualità del progetto. A seguito di 14 campionamenti ittici semiquantitativi ed ambientali in stazioni caratterizzate dalla presenza di popolazioni ad elevato grado di autoctonia di barbo e cavedano, sono stati analizzati i parametri demografici e gli accrescimenti di queste popolazioni. In un sottocampione a massima autoctonia (3 popolazioni di barbo tiberino e 2 popolazioni di cavedano dell’Ombrone) sono state indagate le capacità riproduttive mediante studi istologici e stime della fecondità. È stato così possibile elaborare strumenti di tutela per la conservazione di Barbus tyberinus e Leuciscus lucumonis nel Grossetano. Tali strumenti sono rappresentati dalla misura minima per la pesca, definita a 23 cm per il barbo e a 25 cm per il cavedano, e da indicazioni preliminari per l’individuazione di nuovi istituti ittici (regolamentazioni di periodi e metodologie di pesca). È necessario, comunque, sottolineare che gli strumenti di conservazione si rendono necessari non solo a causa dell’invasione di forme congeneriche alloctone; su tutto il territorio si riscontrano criticità ambientali di vario genere in parte collegabili ai cambiamenti climatici che negli ultimi decenni hanno inasprito i regimi torrentizi appenninici e in parte ad impatti di origine antropica. In questo contesto le misure di tutela proposte, per quanto tarate sulle caratteristiche autoecologiche delle specie e sul loro stato di conservazione attuale, devono essere viste come interventi tampone e non come provvedimenti risolutivi. Anche in relazione alle direttive comunitarie Water Framework Directive (2000/60 CE), Habitat (92/43/CEE) ed Uccelli (79/409/CEE) nel corso dei prossimi anni dovranno essere adottate politiche ambientali più cogenti e restrittive in relazione allo sfruttamento della risorsa idrica a scopo agricolo ed urbano (adduzioni e reflui) ed alla gestione idraulica dei corsi idrici e della vegetazione perifluviale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.