Il monitoraggio della fauna ittica si colloca nell’ambito delle attività previste dalla Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE (Water Framework Directive) recepita dal D.Lgs 152/2006 e successive modifiche ed integrazioni per la classificazione dei corpi idrici superficiali; il Decreto individua nell’ISECI - Indice dello Stato Ecologico delle Comunità Ittiche (Zerunian et al., 2009) l’indice da utilizzare per l’Elemento di Qualità Biologica (EQB) fauna ittica. Il rapporto del presente lavoro, commissionato dall’Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente dell’Emilia Romagna (ARPA) all’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, riporta i risultati della terza annualità del progetto triennale 2010/2012 di rilievo della fauna ittica ed applicazione dell’ISECI sui corsi idrici appenninici e di alta pianura dell’Emilia Romagna. In questa relazione sono, inoltre, riportati i risultati dell’applicazione dell’ISECI a rilevamenti di alcune stazioni lungo il corso del Fiume Po disponibili in bibliografia (Autorità di Bacino del Fiume Po, 2008). Nel corso della presente annualità sono state indagate 21 stazioni di rilevamento della fauna ittica distribuite nei sottobacini dei corsi Chiavenna, Arda, Parma, Crostolo, nei bacini del Reno, del Lamone e del Savio. Il quadro regionale è stato, inoltre, integrato con dati, disponibili in bibliografia, relativi a 7 stazioni dislocate sul corso del fiume Po. In una Tabella sono stati riportati i dati per l’identificazione delle diverse stazioni ed i risultati sintetici dell’applicazione dell’ISECI; è stata prodotta la rappresentazione cartografica dei risultati. Sono stati allegati l’analisi dei risultati per i singoli rilievi, con le stazioni presentate secondo un ordine geografico da ovest ad est e da sud a nord e le tabelle con gli indicatori dell’ISECI, con il relativo valore e il risultato finale, per le stazioni sul corso del Fiume Po. L’applicazione dell’ISECI nelle 21 stazioni investigate nella presente annualità, terza ed ultima del progetto, conferma il quadro già osservato nelle precedenti campagne sulla percentuale delle stazioni che, ottenendo un giudizio sullo stato ecologico buono o elevato, sono risultate conformi agli standard fissati dalla WFD. Problemi strutturali sono stati evidenziati invece in tutte le stazioni considerate del fiume Po. Sebbene l’ISECI sia apparso talora impreciso nella valutazione qualitativa dei popolamenti osservati l’indice ha permesso di individuare le turbative ambientali più significative. I risultati negativi possono essere stati parzialmente determinati dalle condizioni meteorologiche particolari del 2012. Già a partire dal termine della primavera è stato, infatti, registrato un deficit nel bilancio idrologico dei bacini regionali che in molti corsi del settore centro-orientale e della pianura piacentina, ha portato a condizioni di siccità eccezionale (ARPA, 2012a) localmente persistente anche fino al mese di Ottobre (ARPA, 2012b). A prescindere dalle condizione meteorologiche particolari, la scarsità idrica è una perturbazione cronica i cui effetti erano stati osservati anche negli anni precedenti. Le cause sono solo parzialmente imputabili ai mutamenti climatici degli ultimi decenni, sussistendo, infatti, numerosi utilizzi antropici delle risorse idriche. Inoltre gli effetti della scarsità idrica sono amplificati in relazione alle alterazioni morfo-funzionali degli ambienti fluviali: assenza di ambiti tampone nella fascia perifluviale, assenza di vegetazione riparia, arginatura e assenza di aree golenali, rettifiche, parcellizzazione dei tratti e banalizzazione del mesohabitat. Tutte queste alterazioni diminuiscono la resilienza ambientale a perturbazioni come appunto la scarsità idrica o l’inquinamento di natura organica e chimica (fertilizzanti e fitofarmaci ad uso agricolo) e comportano la perdita di habitat trofici e riproduttivi per la fauna ittica. Una più attenta gestione dei prelievi idrici, attraverso la definizione corso per corso di Deflussi Minimi Vitali su base biologica ed i ripristini delle funzionalità fluviali, appaiono dunque gli obiettivi principali su cui concentrare gli sforzi per fare rientrare nei parametri qualitativi fissati dalla WFD i corsi regionali. Alcune situazioni risultano irreversibilmente alterate così che viene fornita indicazione delle situazioni ambientali verosimilmente recuperabili.

Applicazione dell’ISECI nelle acque correnti dell’Emilia-Romagna per l’adeguamento alla Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE.Terza annualità

ZACCANTI, FRANCESCO;ROSSI, GIOVANNI;FALCONI, ROSANNA;MARCHI, ANDREA;
2013

Abstract

Il monitoraggio della fauna ittica si colloca nell’ambito delle attività previste dalla Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE (Water Framework Directive) recepita dal D.Lgs 152/2006 e successive modifiche ed integrazioni per la classificazione dei corpi idrici superficiali; il Decreto individua nell’ISECI - Indice dello Stato Ecologico delle Comunità Ittiche (Zerunian et al., 2009) l’indice da utilizzare per l’Elemento di Qualità Biologica (EQB) fauna ittica. Il rapporto del presente lavoro, commissionato dall’Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente dell’Emilia Romagna (ARPA) all’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, riporta i risultati della terza annualità del progetto triennale 2010/2012 di rilievo della fauna ittica ed applicazione dell’ISECI sui corsi idrici appenninici e di alta pianura dell’Emilia Romagna. In questa relazione sono, inoltre, riportati i risultati dell’applicazione dell’ISECI a rilevamenti di alcune stazioni lungo il corso del Fiume Po disponibili in bibliografia (Autorità di Bacino del Fiume Po, 2008). Nel corso della presente annualità sono state indagate 21 stazioni di rilevamento della fauna ittica distribuite nei sottobacini dei corsi Chiavenna, Arda, Parma, Crostolo, nei bacini del Reno, del Lamone e del Savio. Il quadro regionale è stato, inoltre, integrato con dati, disponibili in bibliografia, relativi a 7 stazioni dislocate sul corso del fiume Po. In una Tabella sono stati riportati i dati per l’identificazione delle diverse stazioni ed i risultati sintetici dell’applicazione dell’ISECI; è stata prodotta la rappresentazione cartografica dei risultati. Sono stati allegati l’analisi dei risultati per i singoli rilievi, con le stazioni presentate secondo un ordine geografico da ovest ad est e da sud a nord e le tabelle con gli indicatori dell’ISECI, con il relativo valore e il risultato finale, per le stazioni sul corso del Fiume Po. L’applicazione dell’ISECI nelle 21 stazioni investigate nella presente annualità, terza ed ultima del progetto, conferma il quadro già osservato nelle precedenti campagne sulla percentuale delle stazioni che, ottenendo un giudizio sullo stato ecologico buono o elevato, sono risultate conformi agli standard fissati dalla WFD. Problemi strutturali sono stati evidenziati invece in tutte le stazioni considerate del fiume Po. Sebbene l’ISECI sia apparso talora impreciso nella valutazione qualitativa dei popolamenti osservati l’indice ha permesso di individuare le turbative ambientali più significative. I risultati negativi possono essere stati parzialmente determinati dalle condizioni meteorologiche particolari del 2012. Già a partire dal termine della primavera è stato, infatti, registrato un deficit nel bilancio idrologico dei bacini regionali che in molti corsi del settore centro-orientale e della pianura piacentina, ha portato a condizioni di siccità eccezionale (ARPA, 2012a) localmente persistente anche fino al mese di Ottobre (ARPA, 2012b). A prescindere dalle condizione meteorologiche particolari, la scarsità idrica è una perturbazione cronica i cui effetti erano stati osservati anche negli anni precedenti. Le cause sono solo parzialmente imputabili ai mutamenti climatici degli ultimi decenni, sussistendo, infatti, numerosi utilizzi antropici delle risorse idriche. Inoltre gli effetti della scarsità idrica sono amplificati in relazione alle alterazioni morfo-funzionali degli ambienti fluviali: assenza di ambiti tampone nella fascia perifluviale, assenza di vegetazione riparia, arginatura e assenza di aree golenali, rettifiche, parcellizzazione dei tratti e banalizzazione del mesohabitat. Tutte queste alterazioni diminuiscono la resilienza ambientale a perturbazioni come appunto la scarsità idrica o l’inquinamento di natura organica e chimica (fertilizzanti e fitofarmaci ad uso agricolo) e comportano la perdita di habitat trofici e riproduttivi per la fauna ittica. Una più attenta gestione dei prelievi idrici, attraverso la definizione corso per corso di Deflussi Minimi Vitali su base biologica ed i ripristini delle funzionalità fluviali, appaiono dunque gli obiettivi principali su cui concentrare gli sforzi per fare rientrare nei parametri qualitativi fissati dalla WFD i corsi regionali. Alcune situazioni risultano irreversibilmente alterate così che viene fornita indicazione delle situazioni ambientali verosimilmente recuperabili.
2013
Francesco Zaccanti; Giovanni Rossi; Rosanna Falconi; Andrea Marchi; Marco Valli; Gianluca Zuffi
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