Il trasporto su strada o su rotaia di materiali pericolosi comporta la possibilità di incidenti gravissimi, quale quello avvenuto a Viareggio il 29 Giugno 2009, dovuti al rilascio in atmosfera di elevate quantità di sostanze infiammabili, in fase liquida o gas. La maggior parte degli studi proposti in letteratura assume – conservativamente, dal punto di vista della sicurezza - la formazione di nubi omogenee di gas o vapore infiammabile in aria, alla concentrazione stechiometrica. La dispersione e la miscelazione delle sostanze pure in aria a seguito di eventi incidentali portano però solo raramente alla formazione di nubi omogenee e quasi sempre si è in presenza di nubi di gas o vapori caratterizzate da variazioni, anche significative, della concentrazione della sostanza in aria. Tali profili di concentrazione sono funzione della velocità di fuoriuscita della sostanza, delle condizioni di temperatura e pressione del rilascio, della diffusività e peso molecolare rispetto all'aria, oltre che delle condizioni esterne di flusso dovute, ad esempio, al vento. All'interno della nube si possono distinguere, pertanto, zone con valori di concentrazione del combustibile che rientrano nei limiti di infiammabilità e zone al di fuori di tali limiti (miscele povere e ricche di combustibile). In questo studio si propone un avanzamento dei più comuni modelli per la definizione della pericolosità di incendi e esplosioni di nubi stratificate a partire dai recenti sviluppi scientifici e tecnologici su tali problematiche. Il modello proposto è stato applicato all’incidente di Viareggio e validato mediante il confronto con i danni reali conseguenti all’incidente.
Salzano E., Di Benedetto A., Landucci G., Russo P., Tugnoli A., Cozzani V. (2012). Analisi del fenomeno del Flash-Fire di GPL nell’incidente di Viareggio.
Analisi del fenomeno del Flash-Fire di GPL nell’incidente di Viareggio
SALZANO, ERNESTO;TUGNOLI, ALESSANDRO;COZZANI, VALERIO
2012
Abstract
Il trasporto su strada o su rotaia di materiali pericolosi comporta la possibilità di incidenti gravissimi, quale quello avvenuto a Viareggio il 29 Giugno 2009, dovuti al rilascio in atmosfera di elevate quantità di sostanze infiammabili, in fase liquida o gas. La maggior parte degli studi proposti in letteratura assume – conservativamente, dal punto di vista della sicurezza - la formazione di nubi omogenee di gas o vapore infiammabile in aria, alla concentrazione stechiometrica. La dispersione e la miscelazione delle sostanze pure in aria a seguito di eventi incidentali portano però solo raramente alla formazione di nubi omogenee e quasi sempre si è in presenza di nubi di gas o vapori caratterizzate da variazioni, anche significative, della concentrazione della sostanza in aria. Tali profili di concentrazione sono funzione della velocità di fuoriuscita della sostanza, delle condizioni di temperatura e pressione del rilascio, della diffusività e peso molecolare rispetto all'aria, oltre che delle condizioni esterne di flusso dovute, ad esempio, al vento. All'interno della nube si possono distinguere, pertanto, zone con valori di concentrazione del combustibile che rientrano nei limiti di infiammabilità e zone al di fuori di tali limiti (miscele povere e ricche di combustibile). In questo studio si propone un avanzamento dei più comuni modelli per la definizione della pericolosità di incendi e esplosioni di nubi stratificate a partire dai recenti sviluppi scientifici e tecnologici su tali problematiche. Il modello proposto è stato applicato all’incidente di Viareggio e validato mediante il confronto con i danni reali conseguenti all’incidente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.