Nella famosa terzina «Un punto solo m’è maggior letargo…» (Par. XXXIII 94-96 ) la parola letargo va intesa non come “oblio di ciò che ho visto”, ma come “oblio di me stesso”, excessus mentis che conduce alla conoscenza dell’Ineffabile. L’ «impresa che fe’ Nettuno ammirar l’ombra d’Argo» non si riferisce al solo episodio dell’impresa degli Argonauti, ma all’impresa umana della navigazione (metafora ben nota della ricerca e della conoscenza), che con gli Argonauti ebbe inizio e (fino al 1300) dura da 25 secoli. “Quello che mi apparve nella visione estatica in un solo ‘punto’ supera tutto ciò che gli uomini hanno potuto speculare, ricercare, conoscere in 2500 anni”. Intesa in questo modo, la terzina non interrompe l’altissima tensione del canto XXXIII con un inutile svolazzo retorico, ma continua coerentemente il discorso precedente e introduce quello seguente: «Così la mente mia, tutta sospesa, / mirava fissa, immobile e attenta…». Questa interpretazione implica evidentemente che la Commedia sia dal principio alla fine il racconto di una visione (Inf. I 11 tant’era pien di sonno…; Par. XXXII 139 Ma perché ’l tempo fugge che t’assonna…)..
Nel non-tempo e nel non-luogo: il "letargo" di Dante (Paradiso XXXIII)
FASSO', ANDREA
2014
Abstract
Nella famosa terzina «Un punto solo m’è maggior letargo…» (Par. XXXIII 94-96 ) la parola letargo va intesa non come “oblio di ciò che ho visto”, ma come “oblio di me stesso”, excessus mentis che conduce alla conoscenza dell’Ineffabile. L’ «impresa che fe’ Nettuno ammirar l’ombra d’Argo» non si riferisce al solo episodio dell’impresa degli Argonauti, ma all’impresa umana della navigazione (metafora ben nota della ricerca e della conoscenza), che con gli Argonauti ebbe inizio e (fino al 1300) dura da 25 secoli. “Quello che mi apparve nella visione estatica in un solo ‘punto’ supera tutto ciò che gli uomini hanno potuto speculare, ricercare, conoscere in 2500 anni”. Intesa in questo modo, la terzina non interrompe l’altissima tensione del canto XXXIII con un inutile svolazzo retorico, ma continua coerentemente il discorso precedente e introduce quello seguente: «Così la mente mia, tutta sospesa, / mirava fissa, immobile e attenta…». Questa interpretazione implica evidentemente che la Commedia sia dal principio alla fine il racconto di una visione (Inf. I 11 tant’era pien di sonno…; Par. XXXII 139 Ma perché ’l tempo fugge che t’assonna…)..I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.