Leggere e scrivere nell’alto Medioevo erano attività che, ben lontane da costituire una riserva maschile, vedevano una partecipazione femminile di entità sorprendente: sorprendente, si intende, rispetto all’esclusione delle donne nel Medioevo dall’esercizio formale dell’autorità politica e religiosa con il quale l’alfabetizzazione è spesso, e strettamente, associata. Tale ricostruzione della realtà culturale di quell’epoca lontana è acquisizione storiografica recente e non completamente condivisa: permane infatti anche fra gli specialisti più avvertiti sul tema, l’idea che la presenza di poche donne letterate assai note quali Dhuoda (secolo IX), Rosvita di Gandersheim (secolo X) e Ildegarda di Bingen (secolo XII) non sia sufficiente a ridimensionare una depressione dell’alfabetismo femminile in un alto Medioevo che pur in una generalizzata incapacità di leggere e scrivere fu comunque, nel tessuto sociale maschile, meno analfabeta di quanto comunemente si creda.

Donne che scrivono di storia nel Medioevo. Intrecci, passioni e avventure tra VIII e X secolo

LAZZARI, TIZIANA
2013

Abstract

Leggere e scrivere nell’alto Medioevo erano attività che, ben lontane da costituire una riserva maschile, vedevano una partecipazione femminile di entità sorprendente: sorprendente, si intende, rispetto all’esclusione delle donne nel Medioevo dall’esercizio formale dell’autorità politica e religiosa con il quale l’alfabetizzazione è spesso, e strettamente, associata. Tale ricostruzione della realtà culturale di quell’epoca lontana è acquisizione storiografica recente e non completamente condivisa: permane infatti anche fra gli specialisti più avvertiti sul tema, l’idea che la presenza di poche donne letterate assai note quali Dhuoda (secolo IX), Rosvita di Gandersheim (secolo X) e Ildegarda di Bingen (secolo XII) non sia sufficiente a ridimensionare una depressione dell’alfabetismo femminile in un alto Medioevo che pur in una generalizzata incapacità di leggere e scrivere fu comunque, nel tessuto sociale maschile, meno analfabeta di quanto comunemente si creda.
2013
T. Lazzari
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/152116
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