Anche se molte questioni rimangono ancora aperte riguardo ai protagonisti e ai luoghi che hanno partecipato alla promozione di Giovanni Calvino nel nostro Paese, la progettazione intellettuale così come la realizzazione materiale delle traduzioni italiane dei suoi scritti hanno naturalmente già attirato l’attenzione di non pochi, autorevoli specialisti. Si tratta di studi fondamentali, che rivolgono tuttavia la loro attenzione a quanto precede l’uscita del libro dalla bottega dello stampatore; di studi, che anche quando cercano di dare un volto ai lettori di Calvino, lo fanno alla luce di indizi espliciti – quanto viene dichiarato nel paratesto ad esempio – o impliciti – come la scelta del formato o del materiale –, ma pur sempre a partire da quanto è stato fatto per orientare la ricezione del testo prima che questo entri in circolazione. Così abbiamo creduto opportuno concentrarci sul dopo. E abbiamo pensato di farlo privilegiando tra i metodi che avevamo a disposizione, quello che ci sembrava essere stato il meno praticato, cercando di contribuire alla messa a fuoco della fortuna italiana di Calvino attraverso il reperimento e l’esame di un centinaio di esemplari superstiti delle sue traduzioni; cioè attraverso l’osservazione di circa l’85% degli esemplari individuati ad oggi grazie alla consultazione diretta o indiretta – attraverso l’invio di un questionario – dei cataloghi di biblioteche sparse sul territorio della Penisola. Si è finito così col portare anche nuove prove alle conclusioni cui era giunto Enea Balmas nel suo saggio imprescindibile su L’activité des imprimeurs italiens réfugiés à Genève dans la deuxième moitié du XVIe siècle; giudizio secondo il quale, per il nostro Paese, non si può parlare fino in fondo di Riforma mancata, giacché «la Réforme, qui échoue en Italie, triomphe ailleurs, et notamment en Suisse, aussi grâce à l’action d’émigrés italiens»; secondo il quale bisognerebbe cioè in ultima analisi distinguere la Riforma in Italia dalla Riforma italiana misurando «certains apports […] dans l’élaboration de mentalités».
Bruna Conconi (2012). Tracce di lettura e di lettori negli esemplari delle traduzioni di Calvino conservati nelle biblioteche italiane. Paris : Classiques Garnier.
Tracce di lettura e di lettori negli esemplari delle traduzioni di Calvino conservati nelle biblioteche italiane
CONCONI, BRUNA
2012
Abstract
Anche se molte questioni rimangono ancora aperte riguardo ai protagonisti e ai luoghi che hanno partecipato alla promozione di Giovanni Calvino nel nostro Paese, la progettazione intellettuale così come la realizzazione materiale delle traduzioni italiane dei suoi scritti hanno naturalmente già attirato l’attenzione di non pochi, autorevoli specialisti. Si tratta di studi fondamentali, che rivolgono tuttavia la loro attenzione a quanto precede l’uscita del libro dalla bottega dello stampatore; di studi, che anche quando cercano di dare un volto ai lettori di Calvino, lo fanno alla luce di indizi espliciti – quanto viene dichiarato nel paratesto ad esempio – o impliciti – come la scelta del formato o del materiale –, ma pur sempre a partire da quanto è stato fatto per orientare la ricezione del testo prima che questo entri in circolazione. Così abbiamo creduto opportuno concentrarci sul dopo. E abbiamo pensato di farlo privilegiando tra i metodi che avevamo a disposizione, quello che ci sembrava essere stato il meno praticato, cercando di contribuire alla messa a fuoco della fortuna italiana di Calvino attraverso il reperimento e l’esame di un centinaio di esemplari superstiti delle sue traduzioni; cioè attraverso l’osservazione di circa l’85% degli esemplari individuati ad oggi grazie alla consultazione diretta o indiretta – attraverso l’invio di un questionario – dei cataloghi di biblioteche sparse sul territorio della Penisola. Si è finito così col portare anche nuove prove alle conclusioni cui era giunto Enea Balmas nel suo saggio imprescindibile su L’activité des imprimeurs italiens réfugiés à Genève dans la deuxième moitié du XVIe siècle; giudizio secondo il quale, per il nostro Paese, non si può parlare fino in fondo di Riforma mancata, giacché «la Réforme, qui échoue en Italie, triomphe ailleurs, et notamment en Suisse, aussi grâce à l’action d’émigrés italiens»; secondo il quale bisognerebbe cioè in ultima analisi distinguere la Riforma in Italia dalla Riforma italiana misurando «certains apports […] dans l’élaboration de mentalités».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.