Pascoli torna a Bologna alla fine del 1905, è già il grande e famoso poeta che tutti conoscono e che gli studenti bolognesi reclamano. Il rettore dell’Università pisana, David Supino, ha inutilmente cercato di trattenerlo, Pascoli ha preferito Bologna. Ritornava a Felsina, ove nel 1873 era stato studente. Allora lo avevano appassionato le lezioni di Archeologia di Edoardo Brizio, aveva conosciuto Carducci che rivedrà di frequente a Volognano in casa D’Ancona, ora era lui il professore di Letteratura Italiana. L’Università lo aveva preferito a D’Annunzio. Vivrà fra la casa di città in via dell’Osservanza, subito fuori lo slargo aperto presso Porta San Mamolo a seguito della demolizione delle mura, e Castelvecchio di Barga sino al 6 aprile 1912. La vera appropriazione della città avviene, sul piano poetico, quando Pascoli decide di comporre un ciclo epico, le tre "Canzoni di re Enzio". Lo dedica alla romantica figura del re di Sardegna, figlio dell'imperatore Federico II di Svevia e fratello di Manfredi. Catturato dai bolognesi durante la battaglia di Fossalta nei pressi di Modena nel 1243, Enzo è tenuto prigioniero per ventitré anni, fino alla morte, nel palazzo che ancora vive con il suo nome, prossimo a Piazza Maggiore. Nel 1908 le canzoni, Olifante, Carroccio, Paradiso, escono per i tipi Zanichelli con copertina appositamente realizzata da Alfredo Baruffi. Giovanni Pascoli era spesso in casa Supino, Igino e il poeta erano quasi coetanei, oltre che colleghi. Igino ricopriva dal 1907 l'insegnamento di Storia dell'arte all'Università, primo docente di tale materia. Molti erano gli amici comuni, i Corcos, il livornese Vittorio e la moglie Emma, Cesare Pascarella, Renato Fucini, il naturalista Luigi Bertelli che a Parigi aveva frequentato il gruppo di Barbizon, Plinio Nomellini ormai già divisionista, Adolfo de Carolis impegnato negli affreschi neorinascimentali del bolognese palazzo del Podestà, gli Zanichelli. Li accomunava anche il ricordo di Carducci. Supino è stato fra i pochi che con Giuseppe Bacchelli hanno cercato di arginare la mitografia neomedievale e la conseguente falsificazione di arredi e di edifici. Ne era mentore Rubbiani che, direttamente o attraverso vari pseudonimi, Bajardo, Felsino ed altri, giustificava colmare le lacune delle opere danneggiate o incomplete per goderne a pieno la bellezza esteriore.Per Supino la conservazione delle opere d’arte, la loro manutenzione era testimonianza di coscienza civile.

Nel tempo di Pascoli: Panzacchi, Supino, Ricci

PIGOZZI, MARINELLA
2013

Abstract

Pascoli torna a Bologna alla fine del 1905, è già il grande e famoso poeta che tutti conoscono e che gli studenti bolognesi reclamano. Il rettore dell’Università pisana, David Supino, ha inutilmente cercato di trattenerlo, Pascoli ha preferito Bologna. Ritornava a Felsina, ove nel 1873 era stato studente. Allora lo avevano appassionato le lezioni di Archeologia di Edoardo Brizio, aveva conosciuto Carducci che rivedrà di frequente a Volognano in casa D’Ancona, ora era lui il professore di Letteratura Italiana. L’Università lo aveva preferito a D’Annunzio. Vivrà fra la casa di città in via dell’Osservanza, subito fuori lo slargo aperto presso Porta San Mamolo a seguito della demolizione delle mura, e Castelvecchio di Barga sino al 6 aprile 1912. La vera appropriazione della città avviene, sul piano poetico, quando Pascoli decide di comporre un ciclo epico, le tre "Canzoni di re Enzio". Lo dedica alla romantica figura del re di Sardegna, figlio dell'imperatore Federico II di Svevia e fratello di Manfredi. Catturato dai bolognesi durante la battaglia di Fossalta nei pressi di Modena nel 1243, Enzo è tenuto prigioniero per ventitré anni, fino alla morte, nel palazzo che ancora vive con il suo nome, prossimo a Piazza Maggiore. Nel 1908 le canzoni, Olifante, Carroccio, Paradiso, escono per i tipi Zanichelli con copertina appositamente realizzata da Alfredo Baruffi. Giovanni Pascoli era spesso in casa Supino, Igino e il poeta erano quasi coetanei, oltre che colleghi. Igino ricopriva dal 1907 l'insegnamento di Storia dell'arte all'Università, primo docente di tale materia. Molti erano gli amici comuni, i Corcos, il livornese Vittorio e la moglie Emma, Cesare Pascarella, Renato Fucini, il naturalista Luigi Bertelli che a Parigi aveva frequentato il gruppo di Barbizon, Plinio Nomellini ormai già divisionista, Adolfo de Carolis impegnato negli affreschi neorinascimentali del bolognese palazzo del Podestà, gli Zanichelli. Li accomunava anche il ricordo di Carducci. Supino è stato fra i pochi che con Giuseppe Bacchelli hanno cercato di arginare la mitografia neomedievale e la conseguente falsificazione di arredi e di edifici. Ne era mentore Rubbiani che, direttamente o attraverso vari pseudonimi, Bajardo, Felsino ed altri, giustificava colmare le lacune delle opere danneggiate o incomplete per goderne a pieno la bellezza esteriore.Per Supino la conservazione delle opere d’arte, la loro manutenzione era testimonianza di coscienza civile.
2013
Le antiche mura. La trasformazione urbana di Bologna ai primi del Novecento e le "Canzoni di re Enzio"
132
143
M. Pigozzi
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/149843
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact