Lo studio intende dar conto dei nuovi importanti risultati emersi dall'esame di un bifoglio membranaceo contenente frammenti del libro VIII del "De civitate Dei" di s. Agostino (lib. VIII, capp. XI.23-XIII.20, XX.2-XXI.51), usato anticamente come guardia esterna per un registro di conti della famiglia bolognese dei Foscarari e oggi conservato presso l’Archivio della Fabbriceria di S. Petronio di Bologna. Il frammento, già oggetto da parte nostra di un primo esame di carattere paleografico e codicologico, si rivela di estremo interesse per svariati motivi: 1) anzitutto la sua scrittura, una semionciale di foggia assai arcaica, tanto da qualificare il pezzo come una delle testimonianze librarie più vetuste fra tutte quelle conservate nel territorio bolognese; 2) all’interno della tradizione dell’opera agostiniana – senz’altro assai varia e complessa – il piccolo lacerto bolognese si viene ad affiancare direttamente ai pochi testimoni più antichi, di epoca precarolingia; 3) al di sotto della scrittura di Agostino è stato possibile individuare uno strato grafico dilavato, vergato in una rara maiuscola inclinata di tipo goto: si tratta in altre parole di un bifoglio palinsesto goto-latino, che si aggiunge così alle rarissime testimonianze superstiti per lo studio della lingua e dei caratteri goti. Il ritrovamento dello strato goto inferior ha rappresentato nel campo della germanistica una vera e propria rivoluzione, offrendo agli studiosi una nuova fonte, oltre alle pochissime superstiti, tanto più preziosa in quanto recante un testo finora mai attestato, ricco, tra l'altro, di hapax e nuove forme linguistiche. A fronte di queste considerevoli novità si è reso quindi necessario un supplemento di indagine, nel tentativo di desumere nuovi elementi utili ad inquadrare meglio origine e cronologia del frammento. A questo scopo, si è proceduto anzitutto alla ricerca di informazioni di tipo archivistico sul registro cui il bifoglio era rilegato. Per quanto riguarda invece il problema della datazione del "De civitate Dei", una prima ipotesi cronologica condotta su base paleografica, che aveva portato ad assegnare il testo agostiniano al VI secolo, è stata qui rivista alla luce della presenza dello strato grafico inferior e del suo rapporto con la scrittura superiore, consentendo di precisarla meglio al pieno VII secolo. Per quanto attiene quindi al problema dell’origine del frammento, si è proceduto al confronto grafico con altri manoscritti in semionciale, con particolare riguardo da un lato alla scriptio superior degli altri palinsesti goti (e degli altri manoscritti latini di ambiente ostrogoto), dall’altro alla scrittura degli altri testimoni del "De civitate Dei" e più in generale di altri codici contenenti opere di Agostino. L’analisi si è orientata soprattutto a vagliare la produzione manoscritta dei tre centri che, per ragioni storiche e paleografiche, più di tutti si candidano a dare i natali al frammento bolognese, vale a dire Bobbio, Verona e Ravenna, consentendo di escludere con buona dose di probabilità una origine bobbiese. Infine si è sottoposto il piccolo lacerto ad una prima analisi di tipo filologico, corredata di un’edizione interpretativa del testo, che desse conto sia della situazione del "fragmentum Bononiense", sia del rapporto tra questo, il testo critico e gli altri testimoni manoscritti.

C. Aimi, M. Modesti, A. Zuffrano (2013). Il frammento bolognese del "De civitate Dei" di s. Agostino: un nuovo palinsesto goto-latino. Considerazioni paleografiche e cronologiche, edizione e analisi filologica del testo. SCRIPTORIUM, 67, 319-359.

Il frammento bolognese del "De civitate Dei" di s. Agostino: un nuovo palinsesto goto-latino. Considerazioni paleografiche e cronologiche, edizione e analisi filologica del testo

AIMI, CHIARA;MODESTI, MADDALENA;ZUFFRANO, ANNAFELICIA
2013

Abstract

Lo studio intende dar conto dei nuovi importanti risultati emersi dall'esame di un bifoglio membranaceo contenente frammenti del libro VIII del "De civitate Dei" di s. Agostino (lib. VIII, capp. XI.23-XIII.20, XX.2-XXI.51), usato anticamente come guardia esterna per un registro di conti della famiglia bolognese dei Foscarari e oggi conservato presso l’Archivio della Fabbriceria di S. Petronio di Bologna. Il frammento, già oggetto da parte nostra di un primo esame di carattere paleografico e codicologico, si rivela di estremo interesse per svariati motivi: 1) anzitutto la sua scrittura, una semionciale di foggia assai arcaica, tanto da qualificare il pezzo come una delle testimonianze librarie più vetuste fra tutte quelle conservate nel territorio bolognese; 2) all’interno della tradizione dell’opera agostiniana – senz’altro assai varia e complessa – il piccolo lacerto bolognese si viene ad affiancare direttamente ai pochi testimoni più antichi, di epoca precarolingia; 3) al di sotto della scrittura di Agostino è stato possibile individuare uno strato grafico dilavato, vergato in una rara maiuscola inclinata di tipo goto: si tratta in altre parole di un bifoglio palinsesto goto-latino, che si aggiunge così alle rarissime testimonianze superstiti per lo studio della lingua e dei caratteri goti. Il ritrovamento dello strato goto inferior ha rappresentato nel campo della germanistica una vera e propria rivoluzione, offrendo agli studiosi una nuova fonte, oltre alle pochissime superstiti, tanto più preziosa in quanto recante un testo finora mai attestato, ricco, tra l'altro, di hapax e nuove forme linguistiche. A fronte di queste considerevoli novità si è reso quindi necessario un supplemento di indagine, nel tentativo di desumere nuovi elementi utili ad inquadrare meglio origine e cronologia del frammento. A questo scopo, si è proceduto anzitutto alla ricerca di informazioni di tipo archivistico sul registro cui il bifoglio era rilegato. Per quanto riguarda invece il problema della datazione del "De civitate Dei", una prima ipotesi cronologica condotta su base paleografica, che aveva portato ad assegnare il testo agostiniano al VI secolo, è stata qui rivista alla luce della presenza dello strato grafico inferior e del suo rapporto con la scrittura superiore, consentendo di precisarla meglio al pieno VII secolo. Per quanto attiene quindi al problema dell’origine del frammento, si è proceduto al confronto grafico con altri manoscritti in semionciale, con particolare riguardo da un lato alla scriptio superior degli altri palinsesti goti (e degli altri manoscritti latini di ambiente ostrogoto), dall’altro alla scrittura degli altri testimoni del "De civitate Dei" e più in generale di altri codici contenenti opere di Agostino. L’analisi si è orientata soprattutto a vagliare la produzione manoscritta dei tre centri che, per ragioni storiche e paleografiche, più di tutti si candidano a dare i natali al frammento bolognese, vale a dire Bobbio, Verona e Ravenna, consentendo di escludere con buona dose di probabilità una origine bobbiese. Infine si è sottoposto il piccolo lacerto ad una prima analisi di tipo filologico, corredata di un’edizione interpretativa del testo, che desse conto sia della situazione del "fragmentum Bononiense", sia del rapporto tra questo, il testo critico e gli altri testimoni manoscritti.
2013
C. Aimi, M. Modesti, A. Zuffrano (2013). Il frammento bolognese del "De civitate Dei" di s. Agostino: un nuovo palinsesto goto-latino. Considerazioni paleografiche e cronologiche, edizione e analisi filologica del testo. SCRIPTORIUM, 67, 319-359.
C. Aimi; M. Modesti; A. Zuffrano
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