Il contributo delinea uno status quaestionis delle conoscenze sull’edilizia di culto della Cartagine pre-romana, inserendole nel più vasto quadro dell’architettura templare del Mediterraneo punico. Quest’ultimo, risultante dall’analisi di contesti di lettura non sempre agevole, a causa di trasformazioni successive all’epoca punica o della necessità di attingere a vecchi resoconti di scavo, presenta una notevole varietà di soluzioni planimetriche, i cui modelli sono spesso stati ricercati al di fuori dell’ambito propriamente punico (Vicino Oriente non necessariamente fenicio). Lo scopo di questa sintesi, al contrario, è quello di contestualizzare le limitatissime vestigia dell’edilizia templare cartaginese nel quadro storico-archeologico di immediata pertinenza, quello del Mediterraneo centrale tra tardo VI e prima metà del II sec. a.C. I complessi archeologici noti (edificio tardo-punico di Rue Ibn Chabâat, “Chapelle Carton” di Salammbô, tempietto di Sidi Bou Saïd, “santuario di Tanit” di Ben Ayed), descritti sinteticamente nelle loro caratteristiche planimetriche e architettonico-decorative, sono stati inseriti in una prospettiva diacronica e analizzati alla luce di confronti con la Sicilia e l’Africa settentrionale puniche, nel tentativo di riscontrare possibili tendenze evolutive le quali, in alcuni casi, sembrano prolungare la loro influenza nei complessi nordafricani di epoca neopunica. Uguale importanza è stata attribuita alle testimonianze letterarie degli autori classici, dalle quali si può cercare di ricavare indizi utili a risolvere il problema della dedica dei contesti noti archeologicamente.
L. Mancini (2010). L'architettura templare di Cartagine alla luce delle fonti letterarie e delle testimonianze materiali. BYRSA, 17-18/2010, 39-72.
L'architettura templare di Cartagine alla luce delle fonti letterarie e delle testimonianze materiali
MANCINI, LORENZO
2010
Abstract
Il contributo delinea uno status quaestionis delle conoscenze sull’edilizia di culto della Cartagine pre-romana, inserendole nel più vasto quadro dell’architettura templare del Mediterraneo punico. Quest’ultimo, risultante dall’analisi di contesti di lettura non sempre agevole, a causa di trasformazioni successive all’epoca punica o della necessità di attingere a vecchi resoconti di scavo, presenta una notevole varietà di soluzioni planimetriche, i cui modelli sono spesso stati ricercati al di fuori dell’ambito propriamente punico (Vicino Oriente non necessariamente fenicio). Lo scopo di questa sintesi, al contrario, è quello di contestualizzare le limitatissime vestigia dell’edilizia templare cartaginese nel quadro storico-archeologico di immediata pertinenza, quello del Mediterraneo centrale tra tardo VI e prima metà del II sec. a.C. I complessi archeologici noti (edificio tardo-punico di Rue Ibn Chabâat, “Chapelle Carton” di Salammbô, tempietto di Sidi Bou Saïd, “santuario di Tanit” di Ben Ayed), descritti sinteticamente nelle loro caratteristiche planimetriche e architettonico-decorative, sono stati inseriti in una prospettiva diacronica e analizzati alla luce di confronti con la Sicilia e l’Africa settentrionale puniche, nel tentativo di riscontrare possibili tendenze evolutive le quali, in alcuni casi, sembrano prolungare la loro influenza nei complessi nordafricani di epoca neopunica. Uguale importanza è stata attribuita alle testimonianze letterarie degli autori classici, dalle quali si può cercare di ricavare indizi utili a risolvere il problema della dedica dei contesti noti archeologicamente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.