Nel presente articolo i trattati del X secolo tra la Rus’ e l’impero bizantino vengono posti a confronto con il trattato romano-persiano del 562, siglato tra l’imperatore Giustiniano e il re Cosroe I al termine di un conflitto durato più di vent’anni. Il documento del 562, l’unico del genere che ci sia pervenuto integralmente, fu inserito da Menandro Protettore nella sua Storia; già in questo si può notare un parallelismo con i posteriori trattati con la Rus’, tramandatici da una cronachistica slavo-orientale che, redazione dopo redazione, si è andata arricchendo di materiale documentario. Malgrado il trattato romano-persiano venga citato assai spesso nella letteratura scientifica, soltanto raramente il suo testo è sottoposto a un’approfondita analisi, in particolare all’interno del dibattito sui trattati con la Rus’. Dal punto di vista strutturale, il trattato del 562 è molto simile ai due documenti più ampi riportati nella cronachistica slava, vale a dire il trattato del 911 e quello del 944. Le differenze in parte possono essere attribuite a una maggiore maturità e accortezza della diplomazia bizantina, in parte al fatto che diversa è la natura stessa dei rapporti tra le due popolazioni. Quando i Rus’ siglano questi accordi, la preoccupazione principale è infatti di natura economica. Malgrado elementi di tal genere non siano ignoti al trattato romano-persiano, il senso generale di quest’ultimo è di natura squisitamente strategico-militare. Da questo punto di vista, il trattato più simile risulta essere quello del 971, che però risulta decisamente più laconico del suo antecedente del VI secolo. Alla luce dell’analisi condotta, i trattati tra la Rus’ e l’impero bizantino rivelano una forte continuità con le tradizioni giuridiche romane ancora prima della cristianizzazione, e quindi della ‘romeizzazione’ ufficiale del principato di Kiev da parte di Vladimir. I rapporti tra la dispositio di questi trattati e la successiva legislazione dell’età di Jaroslav, codificata nella Russkaja Pravda, dell’XI secolo, sono stati analizzati in modo abbastanza approfondito da vari studiosi. Risulta perciò evidente che i trattati in questione fungono necessariamente da punto di partenza per la codificazione successiva, rappresentando l’ideale anello di congiunzione tra le antiche tradizioni ‘scitiche’ e l’ingresso a pieno titolo nel contesto culturale del mondo romano-orientale.
A. Alberti (2012). I trattati tra la Rus’ e l’Impero romano d’Oriente a confronto con il trattato romano-persiano del 562. SCRITTURE DI STORIA, 6, 417-426.
I trattati tra la Rus’ e l’Impero romano d’Oriente a confronto con il trattato romano-persiano del 562
ALBERTI, ALBERTO
2012
Abstract
Nel presente articolo i trattati del X secolo tra la Rus’ e l’impero bizantino vengono posti a confronto con il trattato romano-persiano del 562, siglato tra l’imperatore Giustiniano e il re Cosroe I al termine di un conflitto durato più di vent’anni. Il documento del 562, l’unico del genere che ci sia pervenuto integralmente, fu inserito da Menandro Protettore nella sua Storia; già in questo si può notare un parallelismo con i posteriori trattati con la Rus’, tramandatici da una cronachistica slavo-orientale che, redazione dopo redazione, si è andata arricchendo di materiale documentario. Malgrado il trattato romano-persiano venga citato assai spesso nella letteratura scientifica, soltanto raramente il suo testo è sottoposto a un’approfondita analisi, in particolare all’interno del dibattito sui trattati con la Rus’. Dal punto di vista strutturale, il trattato del 562 è molto simile ai due documenti più ampi riportati nella cronachistica slava, vale a dire il trattato del 911 e quello del 944. Le differenze in parte possono essere attribuite a una maggiore maturità e accortezza della diplomazia bizantina, in parte al fatto che diversa è la natura stessa dei rapporti tra le due popolazioni. Quando i Rus’ siglano questi accordi, la preoccupazione principale è infatti di natura economica. Malgrado elementi di tal genere non siano ignoti al trattato romano-persiano, il senso generale di quest’ultimo è di natura squisitamente strategico-militare. Da questo punto di vista, il trattato più simile risulta essere quello del 971, che però risulta decisamente più laconico del suo antecedente del VI secolo. Alla luce dell’analisi condotta, i trattati tra la Rus’ e l’impero bizantino rivelano una forte continuità con le tradizioni giuridiche romane ancora prima della cristianizzazione, e quindi della ‘romeizzazione’ ufficiale del principato di Kiev da parte di Vladimir. I rapporti tra la dispositio di questi trattati e la successiva legislazione dell’età di Jaroslav, codificata nella Russkaja Pravda, dell’XI secolo, sono stati analizzati in modo abbastanza approfondito da vari studiosi. Risulta perciò evidente che i trattati in questione fungono necessariamente da punto di partenza per la codificazione successiva, rappresentando l’ideale anello di congiunzione tra le antiche tradizioni ‘scitiche’ e l’ingresso a pieno titolo nel contesto culturale del mondo romano-orientale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.