La citarodia rappresenta una forma di espressione musicale tra le più importanti della civiltà ellenica, dalle sue origini sino al periodo ellenistico e imperiale. Nonostante la sua importanza, non risulta facile seguirne lo sviluppo in età arcaica, perché le fonti antiche presentano solo alcuni nomi, a metà tra storia e leggenda. Lo scopo del presente contributo è analizzare le ricostruzioni della storia antica della citarodia tracciate da poeti ed eruditi ateniesi d‟età classica (in particolare Glauco di Reggio fr. 2 Lanata; Timoteo fr. 791, 221 ss. Page; Eraclide Pontico fr. 157 Wehrli) per valutarne il metodo e l‟attendibilità. Tali ricostruzioni, in effetti, provengono da un momento storico di passaggio tra l‟ „antica‟ e la „nuova‟ musica, tra lo stile semplice e nobile del periodo arcaico (il cosiddetto kalos tropos) e il complesso e virtuoso „nuovo‟ stile del periodo tardo-classico; un momento di discussione e dibattito acceso, che vede da un lato i critici (platonici e peripatetici) conservatori e dall‟altro esponenti delle nuove tendenze musicali quali Timoteo di Mileto. Ne consegue che le linee della storia della citarodia sono tracciate in maniera non univoca dagli autori immersi in tale contesto, a seconda dell‟orientamento critico e del gusto musicale di ciascuno. Casi emblematici sono quelli di Timoteo e di Eraclide Pontico: il primo cerca di ravvisare nella storia della citarodia gli elementi di continuità (in particolare tra lo stile di Terpandro e il proprio stile compositivo), allo scopo di giustificare le nuove tendenze musicali del nomos e del ditirambo; l‟altro, invece, individua una cesura netta tra l‟antica e la „nuova‟ citarodia, condannando quest‟ultima su un piano estetico ed etico e considerando invece i citarodi che eseguivano versi omerici come gli eredi dello stile compositivo di Terpandro.

M. Ercoles (2008). La citarodia greca arcaica nella testimonianza degli autori ateniesi d'età classica. PHILOMUSICA ON-LINE, 7(2), 124-136.

La citarodia greca arcaica nella testimonianza degli autori ateniesi d'età classica

ERCOLES, MARCO
2008

Abstract

La citarodia rappresenta una forma di espressione musicale tra le più importanti della civiltà ellenica, dalle sue origini sino al periodo ellenistico e imperiale. Nonostante la sua importanza, non risulta facile seguirne lo sviluppo in età arcaica, perché le fonti antiche presentano solo alcuni nomi, a metà tra storia e leggenda. Lo scopo del presente contributo è analizzare le ricostruzioni della storia antica della citarodia tracciate da poeti ed eruditi ateniesi d‟età classica (in particolare Glauco di Reggio fr. 2 Lanata; Timoteo fr. 791, 221 ss. Page; Eraclide Pontico fr. 157 Wehrli) per valutarne il metodo e l‟attendibilità. Tali ricostruzioni, in effetti, provengono da un momento storico di passaggio tra l‟ „antica‟ e la „nuova‟ musica, tra lo stile semplice e nobile del periodo arcaico (il cosiddetto kalos tropos) e il complesso e virtuoso „nuovo‟ stile del periodo tardo-classico; un momento di discussione e dibattito acceso, che vede da un lato i critici (platonici e peripatetici) conservatori e dall‟altro esponenti delle nuove tendenze musicali quali Timoteo di Mileto. Ne consegue che le linee della storia della citarodia sono tracciate in maniera non univoca dagli autori immersi in tale contesto, a seconda dell‟orientamento critico e del gusto musicale di ciascuno. Casi emblematici sono quelli di Timoteo e di Eraclide Pontico: il primo cerca di ravvisare nella storia della citarodia gli elementi di continuità (in particolare tra lo stile di Terpandro e il proprio stile compositivo), allo scopo di giustificare le nuove tendenze musicali del nomos e del ditirambo; l‟altro, invece, individua una cesura netta tra l‟antica e la „nuova‟ citarodia, condannando quest‟ultima su un piano estetico ed etico e considerando invece i citarodi che eseguivano versi omerici come gli eredi dello stile compositivo di Terpandro.
2008
M. Ercoles (2008). La citarodia greca arcaica nella testimonianza degli autori ateniesi d'età classica. PHILOMUSICA ON-LINE, 7(2), 124-136.
M. Ercoles
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