Il saggio prende in esame tre testi teatrali (Il mantello, Un caso clinico, L’aumento) sviluppati a partire da un racconto, mettendo a confronto copione e testo-base. Due gli obiettivi: analizzare le modalità di riscrittura dei dialoghi, da racconto a copione; verificare lo sfruttamento a fini teatrali di mezzi quali: ripetizione, progressione, elenco. Risulta che Buzzati, specie in Un caso clinico, è attento a variare le lingue parlate in scena, passando da una lingua sostanzialmente indifferenziata (in Sette piani) a lingue ben distinte, iper-caratterizzate. Quanto alla resa del parlato, Buzzati si affida all’interpunzione (puntini di sospensione, lineette), a espedienti grafici (reduplicazione di fonemi, sillabazione della parola), oltre che alla ripetizione, con un’attenzione costante per l’esecuzione, privilegiando una pronuncia ‘naturale’, spontanea. La stessa attenzione per l’esecuzione, per la possibilità di resa teatrale spiega l’uso che Buzzati fa degli strumenti a lui più congeniali: ripetizione, progressione (specie sinonimica) ed elenco. Più in generale, salvo rari casi (come il quarto quadro di Un caso clinico), i tre copioni non sembrano essere per Buzzati il luogo della sperimentazione, in cui la lingua possa farsi «fiorita» (Zanzotto).
F. Atzori (2012). Racconti in scena: sulla lingua teatrale di Buzzati. STUDI BUZZATIANI, XVII, 77-92.
Racconti in scena: sulla lingua teatrale di Buzzati
ATZORI, FABIO
2012
Abstract
Il saggio prende in esame tre testi teatrali (Il mantello, Un caso clinico, L’aumento) sviluppati a partire da un racconto, mettendo a confronto copione e testo-base. Due gli obiettivi: analizzare le modalità di riscrittura dei dialoghi, da racconto a copione; verificare lo sfruttamento a fini teatrali di mezzi quali: ripetizione, progressione, elenco. Risulta che Buzzati, specie in Un caso clinico, è attento a variare le lingue parlate in scena, passando da una lingua sostanzialmente indifferenziata (in Sette piani) a lingue ben distinte, iper-caratterizzate. Quanto alla resa del parlato, Buzzati si affida all’interpunzione (puntini di sospensione, lineette), a espedienti grafici (reduplicazione di fonemi, sillabazione della parola), oltre che alla ripetizione, con un’attenzione costante per l’esecuzione, privilegiando una pronuncia ‘naturale’, spontanea. La stessa attenzione per l’esecuzione, per la possibilità di resa teatrale spiega l’uso che Buzzati fa degli strumenti a lui più congeniali: ripetizione, progressione (specie sinonimica) ed elenco. Più in generale, salvo rari casi (come il quarto quadro di Un caso clinico), i tre copioni non sembrano essere per Buzzati il luogo della sperimentazione, in cui la lingua possa farsi «fiorita» (Zanzotto).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.