E’ormai assodato che stili di vita non appropriati e una non corretta nutrizione rappresentano le principali cause determinanti le più importanti patologie cronico degenerative (neoplasie, malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, sindrome metabolica e patologie neurodegenerative), mentre corrette indicazioni e un corretto comportamento in ambito nutrizionale possono influenzare non solo lo stato di salute presente, ma condizionare anche quello futuro. Fino dalla nascita si possono gettare le basi per quello che viene definito un “invecchiamento di successo”. Tra le nuove strategie di prevenzione per contrastare l’aumentata incidenza di patologie cronico/degenerative, l’attenzione si è focalizzata sui componenti degli alimenti che studi in vitro, ex vivo ed in vivo hanno dimostrato in grado di esercitare un’azione protettiva/preventiva. Nasce alla fine degli anni 90 il concetto di Nutraceutica, inteso come studio dei componenti degli alimenti che, seppur presenti in piccolissime quantità, sono in grado di prevenire e contrastare l’insorgenza di numerose patologie, svolgendo un’azione chemiopreventiva, cardioprotettiva, anti-infiammatoria e, non ultimo, neuroprotettiva. Denominatore comune di molte patologie cronico/degenerative è lo stress ossidativo, inteso come squilibrio tra produzione di specie pro-ossidanti e difese antiossidanti dell’organismo. I componenti nutraceutici, presenti soprattutto negli alimenti di origine vegetale, operano con un’azione multitarget, agendo non solo come antiossidanti diretti, ma agendo sui meccanismi che controllano la proliferazione e la morte cellulare, regolando la trasduzione del segnale, e agendo, non ultimo, anche a livello genico. L’interazione tra nutrienti è genoma è già da tempo oggetto di studio e la nutrigenomica rappresenta uno dei maggiori successi di applicazione delle tecniche biotecnologiche allo studio dei meccanismi alla base dell’insorgenza delle patologie dieta-correlate. Grazie alla nutrigenomica e alle tecniche “omics” si sta dimostrando che rischi, benefici e necessità nutrizionali possono variare tra gruppi di popolazione diversi ed anche tra gli stessi individui. Ora si sta assistendo ad una nuova rivoluzione, che vede un ruolo chiave per l’epigenoma cellulare nel mantenimento della salute e nell’insorgenza delle patologie. I meccanismi epigenetici giocano un ruolo chiave nel determinare le modificazioni fenotipiche che intervengono attraverso tutta la durata della vita, e che sono anche responsabili delle modificazioni biologiche che avvengono nel corso del processo di invecchiamento. Modificazioni epigenetiche possono determinare danni permanenti alla struttura e funzione di cellule, tessuti ed organi, ma possono essere reversibilmente contrastate utilizzando “strategie epigenetiche”. La possibilità di modulare tali modificazioni tramite l’assunzione nutrizionale di componenti nutraceutici apre nuovi scenari di sviluppo in termini di medicina preventiva. Ed ecco la nuova “dieta epigenetica” che fonda il suo razionale scientifico sull’identificazione di quei marcatori epigenetici utilizzabili come biomarcatori di effetto da parte dei vari componenti della dieta e sulla conseguente possibilità di rimodellare l’epigenoma. A queste scoperte si affiancano le ultime novità scientifiche che propongono il concetto di “CircadiOmics”, sottolineando come le interazioni tra nutrienti, nutraceutici e metabolismo dipendano anche dall’orario di assunzione degli alimenti. Quindi non solo è importante cosa si mangia e quanto si mangia, ma anche quando si mangia, in quanto ciascun macro e micro-nutriente e ciascun fitocomponente ha un “tempo biologico” ottimale di metabolizzazione. Ed è proprio grazie alle tecniche bioecnologiche che si puo’ quindi realmente proporre alla comunità scientifica il nuovo concetto di “translation nutrition”. Così come la più nota “translational medicine” il cui motto è From bench to bed ha il compito di di “translate and validate molecular biomarkers from preclinical models into clinical trias”, la nuova “translational nutrition” potrebbe essere rappresentata dal motto From bench to fork con l’obiettivo di “translate and validate molecular biomarkers into nutritional reccomendations”
Hrelia S. (2012). Biotecnologie, nutrizione e salute umana. s.l. : (sine nomine).
Biotecnologie, nutrizione e salute umana
HRELIA, SILVANA
2012
Abstract
E’ormai assodato che stili di vita non appropriati e una non corretta nutrizione rappresentano le principali cause determinanti le più importanti patologie cronico degenerative (neoplasie, malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, sindrome metabolica e patologie neurodegenerative), mentre corrette indicazioni e un corretto comportamento in ambito nutrizionale possono influenzare non solo lo stato di salute presente, ma condizionare anche quello futuro. Fino dalla nascita si possono gettare le basi per quello che viene definito un “invecchiamento di successo”. Tra le nuove strategie di prevenzione per contrastare l’aumentata incidenza di patologie cronico/degenerative, l’attenzione si è focalizzata sui componenti degli alimenti che studi in vitro, ex vivo ed in vivo hanno dimostrato in grado di esercitare un’azione protettiva/preventiva. Nasce alla fine degli anni 90 il concetto di Nutraceutica, inteso come studio dei componenti degli alimenti che, seppur presenti in piccolissime quantità, sono in grado di prevenire e contrastare l’insorgenza di numerose patologie, svolgendo un’azione chemiopreventiva, cardioprotettiva, anti-infiammatoria e, non ultimo, neuroprotettiva. Denominatore comune di molte patologie cronico/degenerative è lo stress ossidativo, inteso come squilibrio tra produzione di specie pro-ossidanti e difese antiossidanti dell’organismo. I componenti nutraceutici, presenti soprattutto negli alimenti di origine vegetale, operano con un’azione multitarget, agendo non solo come antiossidanti diretti, ma agendo sui meccanismi che controllano la proliferazione e la morte cellulare, regolando la trasduzione del segnale, e agendo, non ultimo, anche a livello genico. L’interazione tra nutrienti è genoma è già da tempo oggetto di studio e la nutrigenomica rappresenta uno dei maggiori successi di applicazione delle tecniche biotecnologiche allo studio dei meccanismi alla base dell’insorgenza delle patologie dieta-correlate. Grazie alla nutrigenomica e alle tecniche “omics” si sta dimostrando che rischi, benefici e necessità nutrizionali possono variare tra gruppi di popolazione diversi ed anche tra gli stessi individui. Ora si sta assistendo ad una nuova rivoluzione, che vede un ruolo chiave per l’epigenoma cellulare nel mantenimento della salute e nell’insorgenza delle patologie. I meccanismi epigenetici giocano un ruolo chiave nel determinare le modificazioni fenotipiche che intervengono attraverso tutta la durata della vita, e che sono anche responsabili delle modificazioni biologiche che avvengono nel corso del processo di invecchiamento. Modificazioni epigenetiche possono determinare danni permanenti alla struttura e funzione di cellule, tessuti ed organi, ma possono essere reversibilmente contrastate utilizzando “strategie epigenetiche”. La possibilità di modulare tali modificazioni tramite l’assunzione nutrizionale di componenti nutraceutici apre nuovi scenari di sviluppo in termini di medicina preventiva. Ed ecco la nuova “dieta epigenetica” che fonda il suo razionale scientifico sull’identificazione di quei marcatori epigenetici utilizzabili come biomarcatori di effetto da parte dei vari componenti della dieta e sulla conseguente possibilità di rimodellare l’epigenoma. A queste scoperte si affiancano le ultime novità scientifiche che propongono il concetto di “CircadiOmics”, sottolineando come le interazioni tra nutrienti, nutraceutici e metabolismo dipendano anche dall’orario di assunzione degli alimenti. Quindi non solo è importante cosa si mangia e quanto si mangia, ma anche quando si mangia, in quanto ciascun macro e micro-nutriente e ciascun fitocomponente ha un “tempo biologico” ottimale di metabolizzazione. Ed è proprio grazie alle tecniche bioecnologiche che si puo’ quindi realmente proporre alla comunità scientifica il nuovo concetto di “translation nutrition”. Così come la più nota “translational medicine” il cui motto è From bench to bed ha il compito di di “translate and validate molecular biomarkers from preclinical models into clinical trias”, la nuova “translational nutrition” potrebbe essere rappresentata dal motto From bench to fork con l’obiettivo di “translate and validate molecular biomarkers into nutritional reccomendations”I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


