Nel panorama delle traduzioni italiane delle Liaisons dangereuses di Laclos spiccano le Amicizie pericolose di Fernando Palazzi, edite dalla Mondadori nel 1933. Pur non essendo la prima versione del romanzo francese proposta in Italia, si tratta di quella che riuscì ad acclimatarlo nella maniera più efficace e stabile presso il pubblico italiano, proponendone un’immagine duratura che le traduzioni successive faticarono a scalzare. Tale risultato va inquadrato nella particolare congiuntura che si profilava sul versante della ricezione di Laclos: in quel periodo cominciano a stagliarsi in Italia i primi segnali di un interesse critico caratterizzato da una certa continuità nei confronti dello scrittore e del suo libro. Le Amicizie pericolose di Fernando Palazzi hanno mostrato una straordinaria vitalità che si è manifestata in regolari riedizioni, fino all’accesso dal 1989 alla collana economica degli Oscar classici, all’interno della quale la traduzione sopravvive ancora oggi, dopo un’ennesima metamorfosi peritestuale volta a sfrondare tutti gli elementi che, pensati per il pubblico degli anni Trenta, possono apparire inutili o anacronistici al lettore odierno, in particolare gli interventi del traduttore, tutti sottoposti a eliminazione o a revisione. Quello attualmente a disposizione dei lettori si configura indubbiamente come un prodotto ‘stonato’, in cui stride l’abbinamento tra, da una parte, un peritesto che moltiplica interventi critici e che talvolta tradisce scrupoli filologici e, dall’altra, una traduzione che ― benché ancora leggibile, se non addirittura godibile ― riporta in ogni pagina l’impronta personalissima di uno scrittore italiano radicato nel suo tempo. A questo aspetto si aggiungono le considerazioni sulla scarsa affidabilità della traduzione nel riprodurre le specificità che fanno delle Liaisons dangereuses un capolavoro unico nella letteratura occidentale; Palazzi si muove sicuro prendendo le distanze dall’originale e ricreando un testo che respira un suo stile e che anima personaggi che difficilmente si riconoscono nei tratti laclosiani. Il successo tributato con tale continuità alle Amicizie pericolose non può allora che sorprendere: chi cerca Laclos nelle pagine di Palazzi, sicuramente non lo trova; incontra però un testo autonomo, che può dare un piacere di lettura diverso, ma che, per essere gustato appieno, non può essere scollato da quelle “soglie” (nota e indice) che davvero ne consentivano e ne motivavano l’accesso nell’edizione originaria.

“Le Amicizie pericolose nella versione di Fernando Palazzi” / NANNONI C.. - STAMPA. - (2010), pp. 59-89.

“Le Amicizie pericolose nella versione di Fernando Palazzi”

NANNONI, CATIA
2010

Abstract

Nel panorama delle traduzioni italiane delle Liaisons dangereuses di Laclos spiccano le Amicizie pericolose di Fernando Palazzi, edite dalla Mondadori nel 1933. Pur non essendo la prima versione del romanzo francese proposta in Italia, si tratta di quella che riuscì ad acclimatarlo nella maniera più efficace e stabile presso il pubblico italiano, proponendone un’immagine duratura che le traduzioni successive faticarono a scalzare. Tale risultato va inquadrato nella particolare congiuntura che si profilava sul versante della ricezione di Laclos: in quel periodo cominciano a stagliarsi in Italia i primi segnali di un interesse critico caratterizzato da una certa continuità nei confronti dello scrittore e del suo libro. Le Amicizie pericolose di Fernando Palazzi hanno mostrato una straordinaria vitalità che si è manifestata in regolari riedizioni, fino all’accesso dal 1989 alla collana economica degli Oscar classici, all’interno della quale la traduzione sopravvive ancora oggi, dopo un’ennesima metamorfosi peritestuale volta a sfrondare tutti gli elementi che, pensati per il pubblico degli anni Trenta, possono apparire inutili o anacronistici al lettore odierno, in particolare gli interventi del traduttore, tutti sottoposti a eliminazione o a revisione. Quello attualmente a disposizione dei lettori si configura indubbiamente come un prodotto ‘stonato’, in cui stride l’abbinamento tra, da una parte, un peritesto che moltiplica interventi critici e che talvolta tradisce scrupoli filologici e, dall’altra, una traduzione che ― benché ancora leggibile, se non addirittura godibile ― riporta in ogni pagina l’impronta personalissima di uno scrittore italiano radicato nel suo tempo. A questo aspetto si aggiungono le considerazioni sulla scarsa affidabilità della traduzione nel riprodurre le specificità che fanno delle Liaisons dangereuses un capolavoro unico nella letteratura occidentale; Palazzi si muove sicuro prendendo le distanze dall’originale e ricreando un testo che respira un suo stile e che anima personaggi che difficilmente si riconoscono nei tratti laclosiani. Il successo tributato con tale continuità alle Amicizie pericolose non può allora che sorprendere: chi cerca Laclos nelle pagine di Palazzi, sicuramente non lo trova; incontra però un testo autonomo, che può dare un piacere di lettura diverso, ma che, per essere gustato appieno, non può essere scollato da quelle “soglie” (nota e indice) che davvero ne consentivano e ne motivavano l’accesso nell’edizione originaria.
2010
Il cavallo e la formica. Saggi di critica sulla traduzione.
59
89
“Le Amicizie pericolose nella versione di Fernando Palazzi” / NANNONI C.. - STAMPA. - (2010), pp. 59-89.
NANNONI C.
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/132347
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact