Il saggio è dedicato a Venti anni di palcoscenico di Claudina Cucchi, il primo libro di ricordi di vita artistica scritto in Italia da una danzatrice. Cucchi trasferisce sulla pagina l’esperienza della donna di spettacolo abituata a curare con abilità la propria immagine, e lo fa proprio negli anni in cui sperimenta la propria vena autoriale anche come coreografa e si propone come insegnante capace di trasmettere un’esperienza di alto livello. Definite come memorie "inutili" e "donnesche" perché troppo attente all’aneddoto minuto ed eccessivamente celebrative, perché vaghe e poco profonde, questi Venti anni di palcoscenico riescono tuttavia a dare, anche se forse involontariamente, un colore preciso al tempo in cui sono immerse, a un ce rto modo di fare danza, di essere donna e ballerina. Il gesto della scrittura dell’autrice, la presenza del suo corpo, il suo sguardo e il suo agire, trapelano a tratti dalle pagine, come fortunatamente accade sempre là dove ricordi, esperienze vissute, sensazioni incarnate, desiderio e volontà di dirsi, di definirsi e di farsi ricordare si mescolano in un tutto che, necessariamente, acquista una propria organicità solida e materica, talvolta danzante.
Cervellati Elena (2012). Scrivere la propria danza: Claudina Cucchi. BOLOGNA : Emil di Odoya.
Scrivere la propria danza: Claudina Cucchi
CERVELLATI, ELENA
2012
Abstract
Il saggio è dedicato a Venti anni di palcoscenico di Claudina Cucchi, il primo libro di ricordi di vita artistica scritto in Italia da una danzatrice. Cucchi trasferisce sulla pagina l’esperienza della donna di spettacolo abituata a curare con abilità la propria immagine, e lo fa proprio negli anni in cui sperimenta la propria vena autoriale anche come coreografa e si propone come insegnante capace di trasmettere un’esperienza di alto livello. Definite come memorie "inutili" e "donnesche" perché troppo attente all’aneddoto minuto ed eccessivamente celebrative, perché vaghe e poco profonde, questi Venti anni di palcoscenico riescono tuttavia a dare, anche se forse involontariamente, un colore preciso al tempo in cui sono immerse, a un ce rto modo di fare danza, di essere donna e ballerina. Il gesto della scrittura dell’autrice, la presenza del suo corpo, il suo sguardo e il suo agire, trapelano a tratti dalle pagine, come fortunatamente accade sempre là dove ricordi, esperienze vissute, sensazioni incarnate, desiderio e volontà di dirsi, di definirsi e di farsi ricordare si mescolano in un tutto che, necessariamente, acquista una propria organicità solida e materica, talvolta danzante.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.