Il saggio analizza "Noi credevamo" di Anna Banti e "La briganta" di Maria Rosa Cutrufelli per rileggere la stagione dell’Unità d’Italia attraverso gli occhi dei protagonisti del romanzo. Ne emerge un quadro in cui il mito risorgimentale si spezza nel fallimento degli ideali e rivela la sua natura di mascherata. Lo Stato-nazione, emblematicamente raccontato da due voci femminili, è visto dai margini della società: un patriota recluso nella sua camera da letto e una briganta in carcere. Una specola che rivela le profonde ragioni di divisione all’interno dello Stato nascente sotto il profilo del genere, delle classi e della lingua stessa.
L. Michelacci (2012). Da “Noi credevamo” di A. Banti a “La Briganta” di M.R. Cutrufelli: letture novecentesche femminili dei nodi irrisolti dell’Unità. BOLOGNA : BUP.
Da “Noi credevamo” di A. Banti a “La Briganta” di M.R. Cutrufelli: letture novecentesche femminili dei nodi irrisolti dell’Unità
MICHELACCI, LARA
2012
Abstract
Il saggio analizza "Noi credevamo" di Anna Banti e "La briganta" di Maria Rosa Cutrufelli per rileggere la stagione dell’Unità d’Italia attraverso gli occhi dei protagonisti del romanzo. Ne emerge un quadro in cui il mito risorgimentale si spezza nel fallimento degli ideali e rivela la sua natura di mascherata. Lo Stato-nazione, emblematicamente raccontato da due voci femminili, è visto dai margini della società: un patriota recluso nella sua camera da letto e una briganta in carcere. Una specola che rivela le profonde ragioni di divisione all’interno dello Stato nascente sotto il profilo del genere, delle classi e della lingua stessa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.