La prospettiva dalla quale occorre guardare al fattore religioso nell’ambito di una valutazione complessiva delle politiche di contrasto dell’Unione europea (UE) alla discriminazione presenta elementi del tutto peculiari, che la distinguono nettamente rispetto all’approccio che può assumersi nei confronti delle principali ipotesi di discriminazioni coperte dal diritto UE. Tale distinzione è riassumibile nel fatto che, a dispetto della presenza, nell’ordinamento giuridico dell’Unione, di elementi normativi (anche significativi) che sanciscono il divieto di discriminazioni basate sulla religione, la prassi delle istituzioni politiche e quella della Corte di giustizia risulta, contrariamente a quanto emerge con riferimento ad altri fattori discriminanti (genere, disabilità, orientamento sessuale, età, razza ed origine etnica), assai limitata. Ciò, nonostante un recente sondaggio svolto da Eurobarometro abbia mostrato che il 39% dei cittadini europei continua a ritenere che tali forme di discriminazione siano ancora largamente diffuse. In attesa che prenda corpo la posizione dell’Unione, e in special che si pronuncino i giudici di Lussemburgo, può essere allora utile guardare alle soluzioni offerte da parte della Corte europea dei diritti umani, che ha avuto modo in molteplici occasioni di occuparsi della libertà di religione tutelata dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), al fine di verificarne il potenziale impatto sull’ordinamento sovranazionale. In particolare, due sono gli aspetti che meritano di essere analizzati attraverso il “prisma” della giurisprudenza CEDU. Il primo riguarda la nozione di “religione” rilevante per il diritto dell’Unione. Il secondo, invece, ha ad oggetto il delicato problema del bilanciamento tra la tutela della libertà religiosa e la protezione di altri diritti garantiti dall’ordinamento. Questo lavoro si propone di verificare il contributo della giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani sotto questo duplice profilo anche al fine di delineare quale possa essere il paradigma assunto dall’Unione in materia.

F. Casolari (2012). L’azione dell’Unione europea contro le discriminazioni basate sulla religione: l’impatto della giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani. DIRITTI UMANI E DIRITTO INTERNAZIONALE, 6, 475-511.

L’azione dell’Unione europea contro le discriminazioni basate sulla religione: l’impatto della giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani

CASOLARI, FEDERICO
2012

Abstract

La prospettiva dalla quale occorre guardare al fattore religioso nell’ambito di una valutazione complessiva delle politiche di contrasto dell’Unione europea (UE) alla discriminazione presenta elementi del tutto peculiari, che la distinguono nettamente rispetto all’approccio che può assumersi nei confronti delle principali ipotesi di discriminazioni coperte dal diritto UE. Tale distinzione è riassumibile nel fatto che, a dispetto della presenza, nell’ordinamento giuridico dell’Unione, di elementi normativi (anche significativi) che sanciscono il divieto di discriminazioni basate sulla religione, la prassi delle istituzioni politiche e quella della Corte di giustizia risulta, contrariamente a quanto emerge con riferimento ad altri fattori discriminanti (genere, disabilità, orientamento sessuale, età, razza ed origine etnica), assai limitata. Ciò, nonostante un recente sondaggio svolto da Eurobarometro abbia mostrato che il 39% dei cittadini europei continua a ritenere che tali forme di discriminazione siano ancora largamente diffuse. In attesa che prenda corpo la posizione dell’Unione, e in special che si pronuncino i giudici di Lussemburgo, può essere allora utile guardare alle soluzioni offerte da parte della Corte europea dei diritti umani, che ha avuto modo in molteplici occasioni di occuparsi della libertà di religione tutelata dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), al fine di verificarne il potenziale impatto sull’ordinamento sovranazionale. In particolare, due sono gli aspetti che meritano di essere analizzati attraverso il “prisma” della giurisprudenza CEDU. Il primo riguarda la nozione di “religione” rilevante per il diritto dell’Unione. Il secondo, invece, ha ad oggetto il delicato problema del bilanciamento tra la tutela della libertà religiosa e la protezione di altri diritti garantiti dall’ordinamento. Questo lavoro si propone di verificare il contributo della giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani sotto questo duplice profilo anche al fine di delineare quale possa essere il paradigma assunto dall’Unione in materia.
2012
F. Casolari (2012). L’azione dell’Unione europea contro le discriminazioni basate sulla religione: l’impatto della giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani. DIRITTI UMANI E DIRITTO INTERNAZIONALE, 6, 475-511.
F. Casolari
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