ll 2007 viene celebrato in Inghilterra e nel mondo come il bicentenario dell’abolizione del commercio degli schiavi. I riflettori si sono di conseguenza accesi sulla produzione letteraria e artistica coeva del periodo di massima espansione coloniale europea. Il dibattito prende origine dagli eventi storici che coinvolsero le maggiori potenze europee tra gli ultimi decenni del Settecento – gli anni della rivoluzione americana, dal «Tea Party» di Boston nel 1773, fino al trattato che a Versailles sancì l’indipendenza delle colonie inglesi d’America nel 1783 – e la prima decade del secolo successivo – periodo di massima espansione territoriale inglese nel continente indiano, in Australia e in Nuova Zelanda, nel sudest asiatico, in Africa e nelle indie occidentali nonché significativo per l’abolizione della tratta degli schiavi nel 1807 e la schiavitù come pratica generale nell’impero Britannico dall’agosto del 1833. L’Inghilterra fu in questo lasso temporale sicuramente la potenza coloniale più forte ed estesa in tutti i continenti, il cui intento principale era quello di contenere e contrastare, dopo la perdita dei domini americani, la temuta espansione di altre nazioni europee ugualmente impegnate in una politica espansionista al di fuori dei confini nazionali, come la Spagna, il Portogallo, la Francia, la Germania e il Belgio. Alla fine dell’Ottocento la Gran Bretagna vanterà il più vasto impero della storia mondiale, con una popolazione di oltre 400 milioni di persone sparse in tutti i continenti. Le motivazioni e le conseguenze economiche e politiche che accompagnarono il fenomeno coloniale dell’Ottocento ebbero una portata tale da influenzare nel complesso la cultura e la società delle nazioni colonizzate e colonizzatrici al tempo stesso.

Editoriale

BAIESI, SERENA
2008

Abstract

ll 2007 viene celebrato in Inghilterra e nel mondo come il bicentenario dell’abolizione del commercio degli schiavi. I riflettori si sono di conseguenza accesi sulla produzione letteraria e artistica coeva del periodo di massima espansione coloniale europea. Il dibattito prende origine dagli eventi storici che coinvolsero le maggiori potenze europee tra gli ultimi decenni del Settecento – gli anni della rivoluzione americana, dal «Tea Party» di Boston nel 1773, fino al trattato che a Versailles sancì l’indipendenza delle colonie inglesi d’America nel 1783 – e la prima decade del secolo successivo – periodo di massima espansione territoriale inglese nel continente indiano, in Australia e in Nuova Zelanda, nel sudest asiatico, in Africa e nelle indie occidentali nonché significativo per l’abolizione della tratta degli schiavi nel 1807 e la schiavitù come pratica generale nell’impero Britannico dall’agosto del 1833. L’Inghilterra fu in questo lasso temporale sicuramente la potenza coloniale più forte ed estesa in tutti i continenti, il cui intento principale era quello di contenere e contrastare, dopo la perdita dei domini americani, la temuta espansione di altre nazioni europee ugualmente impegnate in una politica espansionista al di fuori dei confini nazionali, come la Spagna, il Portogallo, la Francia, la Germania e il Belgio. Alla fine dell’Ottocento la Gran Bretagna vanterà il più vasto impero della storia mondiale, con una popolazione di oltre 400 milioni di persone sparse in tutti i continenti. Le motivazioni e le conseguenze economiche e politiche che accompagnarono il fenomeno coloniale dell’Ottocento ebbero una portata tale da influenzare nel complesso la cultura e la società delle nazioni colonizzate e colonizzatrici al tempo stesso.
2008
S.Baiesi
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