Il contributo muove dal rinvenimento nella Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova di un manoscritto inedito di Francesco Antonio Coffani (1751-1788) “arcade filosofo” funzionario di Maria Teresa, una apologia del “saggio traduttore” dal titolo Discorso attorno al tradurre (1770), recitata in un’Accademia privata e in seguito letta pubblicamente da Leopoldo Camillo Volta. Nella medesima biblioteca si conservano inedite e del tutto sconosciute una traduzione (dal francese, come usuale all’epoca e non dall’originale tedesco) di Gessner: Idilj e poemi campestri, una del Rape of the Locke e una della Batracomiomachia. Quale è il filo rosso fra queste traduzioni? Su cosa si basa la stima altissima nei confronti di una buona traduzione? È casuale che anche Francesco Soave alias Glice Ceresiano, destinato a divenire il traduttore di Gessner più fortunato editorialmente, scriva nel suo periodo romano un Poemetto della maniera di ben tradurre? Personaggi oggi non contemplati in nessuna storia della letteratura, quali quelli qui accostati a Coffani, ovvero Giulio Perini traduttore di Gessner e dei Saggi di Montaigne e Luigi Maria Buchetti, si rivelano attentissimi al “metodo di ben tradurre” porprio in quanto “arcadi filosofi” “spiriti […] amanti del gran pubblico bene”: con le loro traduzioni perseguono un coerente programma illuministico.
Ars translationis nell'Italia arcadica con un inedito discorso intorno al tradurre (1770) / G. Cantarutti. - STAMPA. - (2012), pp. 37-56.
Ars translationis nell'Italia arcadica con un inedito discorso intorno al tradurre (1770)
CANTARUTTI, GIULIA
2012
Abstract
Il contributo muove dal rinvenimento nella Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova di un manoscritto inedito di Francesco Antonio Coffani (1751-1788) “arcade filosofo” funzionario di Maria Teresa, una apologia del “saggio traduttore” dal titolo Discorso attorno al tradurre (1770), recitata in un’Accademia privata e in seguito letta pubblicamente da Leopoldo Camillo Volta. Nella medesima biblioteca si conservano inedite e del tutto sconosciute una traduzione (dal francese, come usuale all’epoca e non dall’originale tedesco) di Gessner: Idilj e poemi campestri, una del Rape of the Locke e una della Batracomiomachia. Quale è il filo rosso fra queste traduzioni? Su cosa si basa la stima altissima nei confronti di una buona traduzione? È casuale che anche Francesco Soave alias Glice Ceresiano, destinato a divenire il traduttore di Gessner più fortunato editorialmente, scriva nel suo periodo romano un Poemetto della maniera di ben tradurre? Personaggi oggi non contemplati in nessuna storia della letteratura, quali quelli qui accostati a Coffani, ovvero Giulio Perini traduttore di Gessner e dei Saggi di Montaigne e Luigi Maria Buchetti, si rivelano attentissimi al “metodo di ben tradurre” porprio in quanto “arcadi filosofi” “spiriti […] amanti del gran pubblico bene”: con le loro traduzioni perseguono un coerente programma illuministico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.