La cavità, situata a Nord di Ostuni (BR), è attualmente oggetto di ricerche da parte del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna e del Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia meridionale di Ostuni. Sulla base degli elementi individuati, strutture e materiali, è ipotizzabile che la frequentazione della grotta avvenisse principalmente per scopi cerimoniali che prevedevano l’accensione di fuochi e il consumo di cibi. L’esame dei materiali ceramici raccolti nella seconda metà del Novecento ha permesso di suggerire per il complesso di S. Biagio un inquadramento compreso tra il Neolitico medio e l’Eneolitico medio-avanzato dell’Italia meridionale. Alcuni elementi trovano analogie in contesti campani inquadrabili in un momento arcaico dell’antica età del rame. Più cospicuo è l’insieme di materiali riferibili al momento pieno dell’Eneolitico antico (facies di Taurasi-Piano Conte) ed alla successiva fase dell’Eneolitico medio (facies del Gaudo) e medio-avanzato. Alcuni elementi molto ricorrenti nel repertorio vascolare di Grotta S. Biagio (come le anse ad innesti rilevati), pur trovando analogie in Puglia nella Grotta Nisco (Cassano Murge, Bari) e nella Caverna Grande di Cerfignano (Santa Cesarea Terme, Lecce), così come nelle Marche ed in Calabria, in considerazione della loro numerosità all’interno del complesso rituale di Grotta S. Biagio, potrebbero ritenersi un tratto distintivo delle locali produzioni ceramiche dell’Eneolitico medio-avanzato.
Coppola D., Curci A., Del Fattore F.R., Genchi F. (2011). Grotta S. Biagio (Ostuni, BR): nuove prospettive di ricerca per l’Eneolitico dell’Italia sud-orientale. FIRENZE : Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria.
Grotta S. Biagio (Ostuni, BR): nuove prospettive di ricerca per l’Eneolitico dell’Italia sud-orientale
CURCI, ANTONIO;GENCHI, FRANCESCO
2011
Abstract
La cavità, situata a Nord di Ostuni (BR), è attualmente oggetto di ricerche da parte del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna e del Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia meridionale di Ostuni. Sulla base degli elementi individuati, strutture e materiali, è ipotizzabile che la frequentazione della grotta avvenisse principalmente per scopi cerimoniali che prevedevano l’accensione di fuochi e il consumo di cibi. L’esame dei materiali ceramici raccolti nella seconda metà del Novecento ha permesso di suggerire per il complesso di S. Biagio un inquadramento compreso tra il Neolitico medio e l’Eneolitico medio-avanzato dell’Italia meridionale. Alcuni elementi trovano analogie in contesti campani inquadrabili in un momento arcaico dell’antica età del rame. Più cospicuo è l’insieme di materiali riferibili al momento pieno dell’Eneolitico antico (facies di Taurasi-Piano Conte) ed alla successiva fase dell’Eneolitico medio (facies del Gaudo) e medio-avanzato. Alcuni elementi molto ricorrenti nel repertorio vascolare di Grotta S. Biagio (come le anse ad innesti rilevati), pur trovando analogie in Puglia nella Grotta Nisco (Cassano Murge, Bari) e nella Caverna Grande di Cerfignano (Santa Cesarea Terme, Lecce), così come nelle Marche ed in Calabria, in considerazione della loro numerosità all’interno del complesso rituale di Grotta S. Biagio, potrebbero ritenersi un tratto distintivo delle locali produzioni ceramiche dell’Eneolitico medio-avanzato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.