In questo contributo sostengo e argomento come il simbolo tardoantico fondi la sua identità su quella di eikon (icona), uno dei termini che significano immagine, ovvero derivi i suoi fondamenti dalle declinazioni dell’iconico introdotto in gerarchia. Fino a che le due identità di simbolo e icona arrivano a fondersi nei testi dello pseudo-Dionigi. Analizzo l’identità sia dell’immagine che del simbolo partendo dai testi di Platone e arrivando, con quelli dei neoplatonici, fino alle soglie del Medioevo. Individuo nella nozione di agalma una prospettiva privilegiata per tale analisi: interpreto infatti l’agalma come un segno, o meglio un segno di confine, poiché a mio avviso è un’icona e un simbolo, in quanto icona simbolicamente interpretata. Quanto all’identità dell’immagine, ne propongo una particolare delineazione partendo dai dialoghi linguistici del Cratilo e del Sofista, anche perché ritengo che il modello semantico dell’icona sia esteso fra i due dialoghi dal significato delle parole al senso dei logoi. Propongo una particolare interpretazione dell’immagine platonica, nella misura in cui fondo la sua identità sulle nozioni di intreccio (symploke) e di alterità e sostengo inoltre che ogni via di intreccio - ovvero ogni occorrenza di symploke - che si incontra nel corpus platonico è una via di alterità che nasce dall’opposizione duale per oltrepassarla. Delineo poi tre concezioni di simbolo, tra cui quella iniziatica, verificandole in molteplici ambiti, fra i quali la storiografia classica con la sua nozione di synthema in quanto parola d’ordine/password, la patristica con i testi di Clemente Alessandrino, il senso, comune a più autori, del turpe e del ridicolo.
BONFIGLIOLI STEFANIA (2006). Simboli o icone? I segni in limine della tradizione platonica. VS, 102, 27-64.
Simboli o icone? I segni in limine della tradizione platonica
BONFIGLIOLI, STEFANIA
2006
Abstract
In questo contributo sostengo e argomento come il simbolo tardoantico fondi la sua identità su quella di eikon (icona), uno dei termini che significano immagine, ovvero derivi i suoi fondamenti dalle declinazioni dell’iconico introdotto in gerarchia. Fino a che le due identità di simbolo e icona arrivano a fondersi nei testi dello pseudo-Dionigi. Analizzo l’identità sia dell’immagine che del simbolo partendo dai testi di Platone e arrivando, con quelli dei neoplatonici, fino alle soglie del Medioevo. Individuo nella nozione di agalma una prospettiva privilegiata per tale analisi: interpreto infatti l’agalma come un segno, o meglio un segno di confine, poiché a mio avviso è un’icona e un simbolo, in quanto icona simbolicamente interpretata. Quanto all’identità dell’immagine, ne propongo una particolare delineazione partendo dai dialoghi linguistici del Cratilo e del Sofista, anche perché ritengo che il modello semantico dell’icona sia esteso fra i due dialoghi dal significato delle parole al senso dei logoi. Propongo una particolare interpretazione dell’immagine platonica, nella misura in cui fondo la sua identità sulle nozioni di intreccio (symploke) e di alterità e sostengo inoltre che ogni via di intreccio - ovvero ogni occorrenza di symploke - che si incontra nel corpus platonico è una via di alterità che nasce dall’opposizione duale per oltrepassarla. Delineo poi tre concezioni di simbolo, tra cui quella iniziatica, verificandole in molteplici ambiti, fra i quali la storiografia classica con la sua nozione di synthema in quanto parola d’ordine/password, la patristica con i testi di Clemente Alessandrino, il senso, comune a più autori, del turpe e del ridicolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.