Nel lavoro viene ripercorso un itinerario di studi, che ha impegnato l’autore nell’arco di tutta la sua vita di economista. Esso è incentrato sulla relazione che lega in entrambe le direzioni lo sviluppo economico con lo sviluppo umano, inteso come capacità di accrescere e valorizzare l’istruzione e la formazione sul lavoro delle persone, anche mediante il loro utilizzo effettivo nel ciclo di vita, in un quadro generale di partecipazione attiva all’attività economica. L’idea di fondo è che, se le social capabilities sono una determinante fondamentale dello sviluppo e della crescita, lo sviluppo umano, che a sua volta è una loro componente cruciale, da un lato, contribuisce all’accrescimento del potenziale di crescita, dall’altro, influenza lo sfruttamento del potenziale esistente. Questo è probabilmente sempre più vero in una economia dei servizi, dato il crescente ruolo economico dell’informazione e della conoscenza che in essa si afferma. Di conseguenza, ogniqualvolta vengono progettate e implementate politiche del lavoro e della crescita, tutto ciò porta a dover tener conto del fatto che siamo di fronte ad un fondamentale trade-off tra sviluppo umano ed efficienza di breve periodo. E’ ben nota l’obiezione che scambia per lusso la partecipazione attiva dei lavoratori alle attività economiche e, soprattutto, segnala il fatto che molti individui, per i limiti di varia origine che li caratterizzano, non sarebbero in grado di gestire in modo efficace il proprio sviluppo umano e addirittura potrebbero danneggiarsi o danneggiare gli altri con comportamenti inconsapevoli od opportunistici. Questo è del resto il vero caposaldo della conventional wisdom. Ma il trade-off richiede un’apposita analisi dei costi ed dei benefici. Inoltre, attivando un’organizzazione appropriata della conoscenza economica, utilizzando varie tipologie di schemi contrattuali funzionali alla messa in atto di incentivi idonei e concertando legal global standard, che limitino la “concorrenza al ribasso”, si possono trovare soluzioni proficue, rispettando i diritti alla partecipazione dei lavoratori: purché si sia disposti ad accettare il fatto che la concorrenza perfetta nei mercati del lavoro non può divenire l’unica stella polare delle politiche del lavoro e della crescita. Nel paragrafo 5 vengono delineate due prospettive lungo le quali è concretamente possibile far progredire le politiche di sviluppo umano in Italia.

G.Antonelli (2012). Politiche del lavoro e della crescita nell’economia dei servizi dopo la crisi globale: sviluppo umano o efficienza?. ECONOMIA DEI SERVIZI, VII(1), 3-23 [10.2382/38211].

Politiche del lavoro e della crescita nell’economia dei servizi dopo la crisi globale: sviluppo umano o efficienza?

ANTONELLI, GILBERTO
2012

Abstract

Nel lavoro viene ripercorso un itinerario di studi, che ha impegnato l’autore nell’arco di tutta la sua vita di economista. Esso è incentrato sulla relazione che lega in entrambe le direzioni lo sviluppo economico con lo sviluppo umano, inteso come capacità di accrescere e valorizzare l’istruzione e la formazione sul lavoro delle persone, anche mediante il loro utilizzo effettivo nel ciclo di vita, in un quadro generale di partecipazione attiva all’attività economica. L’idea di fondo è che, se le social capabilities sono una determinante fondamentale dello sviluppo e della crescita, lo sviluppo umano, che a sua volta è una loro componente cruciale, da un lato, contribuisce all’accrescimento del potenziale di crescita, dall’altro, influenza lo sfruttamento del potenziale esistente. Questo è probabilmente sempre più vero in una economia dei servizi, dato il crescente ruolo economico dell’informazione e della conoscenza che in essa si afferma. Di conseguenza, ogniqualvolta vengono progettate e implementate politiche del lavoro e della crescita, tutto ciò porta a dover tener conto del fatto che siamo di fronte ad un fondamentale trade-off tra sviluppo umano ed efficienza di breve periodo. E’ ben nota l’obiezione che scambia per lusso la partecipazione attiva dei lavoratori alle attività economiche e, soprattutto, segnala il fatto che molti individui, per i limiti di varia origine che li caratterizzano, non sarebbero in grado di gestire in modo efficace il proprio sviluppo umano e addirittura potrebbero danneggiarsi o danneggiare gli altri con comportamenti inconsapevoli od opportunistici. Questo è del resto il vero caposaldo della conventional wisdom. Ma il trade-off richiede un’apposita analisi dei costi ed dei benefici. Inoltre, attivando un’organizzazione appropriata della conoscenza economica, utilizzando varie tipologie di schemi contrattuali funzionali alla messa in atto di incentivi idonei e concertando legal global standard, che limitino la “concorrenza al ribasso”, si possono trovare soluzioni proficue, rispettando i diritti alla partecipazione dei lavoratori: purché si sia disposti ad accettare il fatto che la concorrenza perfetta nei mercati del lavoro non può divenire l’unica stella polare delle politiche del lavoro e della crescita. Nel paragrafo 5 vengono delineate due prospettive lungo le quali è concretamente possibile far progredire le politiche di sviluppo umano in Italia.
2012
G.Antonelli (2012). Politiche del lavoro e della crescita nell’economia dei servizi dopo la crisi globale: sviluppo umano o efficienza?. ECONOMIA DEI SERVIZI, VII(1), 3-23 [10.2382/38211].
G.Antonelli
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