Sebbene le origini dell’iconografia musicale risalgano alla metà dell’Ottocento, il notevole sviluppo conosciuto da questa disciplina a partire dal periodo compreso fra le due guerre è senza dubbio riconducibile all’entusiasmo scaturito dalle ricerche di Aby Warburg e dei suoi continuatori. L’impatto degli studi iconologici e delle riflessioni sul ruolo delle rappresentazioni figurative come fonti storiche ha aperto la via a considerazioni più articolate sui possibili utilizzi interdisciplinari dell’iconografia. Nel 1895 Warburg scrisse il celebre saggio sui Costumi teatrali per gli intermezzi del 1589. Con esso diede avvio al proprio interesse per la nascita del melodramma in Italia, ossia per quello che è stato a lungo ritenuto il tentativo moderno di far rivivere l’antica tragedia classica: in alcuni degli intermezzi allestiti a Firenze per le nozze di Ferdinando de’ Medici con Cristina di Lorena lo studioso riconosceva i primi passi verso il nuovo genere drammatico-musicale dell’opera in musica. A Warburg, da sempre interessato alle capacità dell’arte figurativa di alludere al gesto seppur attraverso segni immobili e statici, e in particolare allo slancio dionisiaco della danza pagana allusa nell’arte rinascimentale, l’opera forniva un esempio eclatante del complesso rapporto tra immagine e movimento, tra arte musicale e arte visiva. Il saggio sui Costumi teatrali si presta a molteplici letture: oltre all’evidente valore sul piano storico-artistico, per lo studioso delle arti performative esso rappresenta, soprattutto nell’indagine sui costumi e sulle macchine di Bernardo Buontalenti, un vero e proprio manifesto fondativo dell’iconografia teatrale; per il musicologo, d’altro canto, esso segna una tappa importante nella comprensione degli albori dell’opera in musica, tanto da aver attirato da subito l’interesse di un pioniere degli studi sul melodramma come Angelo Solerti. A partire da questi spunti così diversificati, la relazione intende rileggere lo studio di Warburg alla luce delle chiavi di lettura elencate, soffermandosi in particolare sulla sua recezione nell’ambito degli studi musicali e sugli ulteriori sviluppi della prospettiva inaugurata dallo studioso.
Titolo: | Rileggere i “Costumi teatrali” di Aby Warburg: lo sguardo del musicologo |
Autore/i: | BADOLATO, NICOLA |
Autore/i Unibo: | |
Anno: | 2012 |
Rivista: | |
Abstract: | Sebbene le origini dell’iconografia musicale risalgano alla metà dell’Ottocento, il notevole sviluppo conosciuto da questa disciplina a partire dal periodo compreso fra le due guerre è senza dubbio riconducibile all’entusiasmo scaturito dalle ricerche di Aby Warburg e dei suoi continuatori. L’impatto degli studi iconologici e delle riflessioni sul ruolo delle rappresentazioni figurative come fonti storiche ha aperto la via a considerazioni più articolate sui possibili utilizzi interdisciplinari dell’iconografia. Nel 1895 Warburg scrisse il celebre saggio sui Costumi teatrali per gli intermezzi del 1589. Con esso diede avvio al proprio interesse per la nascita del melodramma in Italia, ossia per quello che è stato a lungo ritenuto il tentativo moderno di far rivivere l’antica tragedia classica: in alcuni degli intermezzi allestiti a Firenze per le nozze di Ferdinando de’ Medici con Cristina di Lorena lo studioso riconosceva i primi passi verso il nuovo genere drammatico-musicale dell’opera in musica. A Warburg, da sempre interessato alle capacità dell’arte figurativa di alludere al gesto seppur attraverso segni immobili e statici, e in particolare allo slancio dionisiaco della danza pagana allusa nell’arte rinascimentale, l’opera forniva un esempio eclatante del complesso rapporto tra immagine e movimento, tra arte musicale e arte visiva. Il saggio sui Costumi teatrali si presta a molteplici letture: oltre all’evidente valore sul piano storico-artistico, per lo studioso delle arti performative esso rappresenta, soprattutto nell’indagine sui costumi e sulle macchine di Bernardo Buontalenti, un vero e proprio manifesto fondativo dell’iconografia teatrale; per il musicologo, d’altro canto, esso segna una tappa importante nella comprensione degli albori dell’opera in musica, tanto da aver attirato da subito l’interesse di un pioniere degli studi sul melodramma come Angelo Solerti. A partire da questi spunti così diversificati, la relazione intende rileggere lo studio di Warburg alla luce delle chiavi di lettura elencate, soffermandosi in particolare sulla sua recezione nell’ambito degli studi musicali e sugli ulteriori sviluppi della prospettiva inaugurata dallo studioso. |
Data stato definitivo: | 2017-06-08T15:34:56Z |
Appare nelle tipologie: | 1.01 Articolo in rivista |