Nel 1952 Jan Olof Tjäder riusciva finalmente a decifrare la cosiddetta 'misteriosa scrittura grande' che caratterizza la prima riga di quattro papiri ravennati contenenti protocolli dei 'gesta municipalia' (504-625 d. C.) e a individuarne la base grafica nella corsiva romana antica. Lo studioso dimostrava così che l’antica scrittura comune romana non era sopravvissuta, dopo il IV secolo, solo nelle 'litterae caelestes' riservate ai documenti imperiali (cfr. Th.9.19.3), ma che ad esse si affiancavano anche le scritture iniziali di alcuni papiri egiziani contenenti processi verbali d’udienza già segnalati dal Marichal e, appunto, quella dei protocolli dei gesta ravennati. Il contributo si propone dunque una verifica della teoria del Tjäder circa il ruolo che la misteriosa scrittura grande ravennate ha avuto nella storia della scrittura latina, alla luce delle più recenti edizioni di fonti e degli studi successivi sul tema. Quindi si è tentato di riconnettere il dato grafico che emerge dai gesta ravennati e dai processi verbali egiziani ad un quadro storico-istituzionale più ampio attraverso il confronto tra le fonti documentarie, le fonti legislative (relativamente a quegli interventi normativi che interessano direttamente la scrittura dei documenti pubblici) e la storiografia di carattere paleografico. In particolare si è cercato di rispondere ad alcuni interrogativi: che cosa rappresenta sul piano storico-giuridico la misteriosa scrittura grande ravennate? Quali rapporti si possono istituire tra essa, la legislazione e la prassi documentaria pubblica? Tre, in questa prospettiva, le direttrici di approfondimento: 1) quella del rapporto tra le scritture iniziali dei papiri ravennati ed egiziani e la costituzione di Valentiniano e Valente del 367 d.C. (Th.9.19.3) che riservava agli scrinia imperiali l’uso delle 'litterae caelestes', vietandolo alle cancellerie minori e provinciali e all’uso privato; 2) quella del rapporto con la Nov. 44.2 del 536 e la Nov. 47 del 537 d.C. di Giustiniano; 3) quella del valore e della funzione di tali scritture speciali. La responsabilità scientifica del lavoro è così suddivisa: - L. Iannacci: 3. Scritture iniziali e legislazione - M. Modesti: 1. Introduzione; 4. Conclusioni - A. Zuffrano: 2. Considerazioni paleografiche
La misteriosa scrittura grande dei papiri ravennati, tra prassi documentaria pubblica e legislazione
IANNACCI, LORENZA;MODESTI, MADDALENA;ZUFFRANO, ANNAFELICIA
2012
Abstract
Nel 1952 Jan Olof Tjäder riusciva finalmente a decifrare la cosiddetta 'misteriosa scrittura grande' che caratterizza la prima riga di quattro papiri ravennati contenenti protocolli dei 'gesta municipalia' (504-625 d. C.) e a individuarne la base grafica nella corsiva romana antica. Lo studioso dimostrava così che l’antica scrittura comune romana non era sopravvissuta, dopo il IV secolo, solo nelle 'litterae caelestes' riservate ai documenti imperiali (cfr. Th.9.19.3), ma che ad esse si affiancavano anche le scritture iniziali di alcuni papiri egiziani contenenti processi verbali d’udienza già segnalati dal Marichal e, appunto, quella dei protocolli dei gesta ravennati. Il contributo si propone dunque una verifica della teoria del Tjäder circa il ruolo che la misteriosa scrittura grande ravennate ha avuto nella storia della scrittura latina, alla luce delle più recenti edizioni di fonti e degli studi successivi sul tema. Quindi si è tentato di riconnettere il dato grafico che emerge dai gesta ravennati e dai processi verbali egiziani ad un quadro storico-istituzionale più ampio attraverso il confronto tra le fonti documentarie, le fonti legislative (relativamente a quegli interventi normativi che interessano direttamente la scrittura dei documenti pubblici) e la storiografia di carattere paleografico. In particolare si è cercato di rispondere ad alcuni interrogativi: che cosa rappresenta sul piano storico-giuridico la misteriosa scrittura grande ravennate? Quali rapporti si possono istituire tra essa, la legislazione e la prassi documentaria pubblica? Tre, in questa prospettiva, le direttrici di approfondimento: 1) quella del rapporto tra le scritture iniziali dei papiri ravennati ed egiziani e la costituzione di Valentiniano e Valente del 367 d.C. (Th.9.19.3) che riservava agli scrinia imperiali l’uso delle 'litterae caelestes', vietandolo alle cancellerie minori e provinciali e all’uso privato; 2) quella del rapporto con la Nov. 44.2 del 536 e la Nov. 47 del 537 d.C. di Giustiniano; 3) quella del valore e della funzione di tali scritture speciali. La responsabilità scientifica del lavoro è così suddivisa: - L. Iannacci: 3. Scritture iniziali e legislazione - M. Modesti: 1. Introduzione; 4. Conclusioni - A. Zuffrano: 2. Considerazioni paleograficheI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.