L'interesse per la fenomenologia della lettura è relativamente recente: esso ha segnato il passaggio da una concezione ontologica del processo letterario a una sua concezione funzionale e relazionale. Tra la scrittura e la lettura si sviluppa un legame di necessaria interrelazione: la ricezione di un testo letterario è sempre una "lotta" tra il lettore e l'autore. La dinamica di questa lotta, come mostrato in questo intervento, è stata indagata con particolare profondità da Ju. Lotman, a partire dalle Lezioni di poetica strutturale (1964) e per tutto l'arco della sua attività. Un'analisi strutturale, quella di Lotman, sempre accompagnata dalla consapevolezza della costituiva eccedenza di ogni vissuto estetico. La lettura, nell'interpretazione lotmaniana, si definisce come spazio ideale in cui si manifesta l'unità funzionale del testo e si concretizza la dinamica di punti di vista su cui si fonda il dialogo virtuale tra il "proprio" dello scrittore e l'altrui del lettore. Sviluppandosi sulla soglia tra una spiegazione monologica del testo e una sua comprensione dialogica, realizzando quella co-creazione di comprendenti che trasforma l'altrui in proprio-altrui, la lettura risulta così azione carica di una duplice responsabilità, "speciale" e "generale" (M. Bachtin). Al di là il lettore come concetto collettivo, sta il singolo lettore responsabile di fronte a se stesso della sua propria lettura. La libertà nella lettura è infatti libertà di scelta. Ma la "scelta", nell'interpretazione lotmaniana, diviene sinonimo di "responsabilità". Certo il lettore, a differenza dello scrittore, non ha "diritto alla biografia": non è tenuto a rispondere di fronte all'altro della sua personale lettura con la sua propria firma. Ma riconoscendo l'incompiutezza e l'incompibilità dell'evento estetico, nel suo esperire il riconoscimento estetico dell'altro nella sfera dell'io, egli nella costituzione della sua identità di lettore risponde, come si intende dimostrare qui, agli stessi postulati etici consustanziali all'attività di scrittura. L'articolo si basa su un'analisi trasversale dell'intera opera lotmaniana, insistendo sui momenti interpretativi che possono entrare fruttuosamente in risonanza con alcune teorizzazioni di un autore a Lotman spesso contrapposto, M. Bachtin. Facendo seguito a un intervento di I. Verc dedicato agli aspetti etici dell'atto di scrittura, intende dunque fondare la possibilità di una semiotica dell'interpretazione in quanto possibile "poetica della traducibilità" in quanto paradigma forte del sapere umanistico contemporaneo.
M. De Michiel, I. Verc (2004). Vopros ob etike u avtora i chitatelja. SLAVICA TERGESTINA, 11/12, 343-352.
Vopros ob etike u avtora i chitatelja
DE MICHIEL, MARGHERITA;
2004
Abstract
L'interesse per la fenomenologia della lettura è relativamente recente: esso ha segnato il passaggio da una concezione ontologica del processo letterario a una sua concezione funzionale e relazionale. Tra la scrittura e la lettura si sviluppa un legame di necessaria interrelazione: la ricezione di un testo letterario è sempre una "lotta" tra il lettore e l'autore. La dinamica di questa lotta, come mostrato in questo intervento, è stata indagata con particolare profondità da Ju. Lotman, a partire dalle Lezioni di poetica strutturale (1964) e per tutto l'arco della sua attività. Un'analisi strutturale, quella di Lotman, sempre accompagnata dalla consapevolezza della costituiva eccedenza di ogni vissuto estetico. La lettura, nell'interpretazione lotmaniana, si definisce come spazio ideale in cui si manifesta l'unità funzionale del testo e si concretizza la dinamica di punti di vista su cui si fonda il dialogo virtuale tra il "proprio" dello scrittore e l'altrui del lettore. Sviluppandosi sulla soglia tra una spiegazione monologica del testo e una sua comprensione dialogica, realizzando quella co-creazione di comprendenti che trasforma l'altrui in proprio-altrui, la lettura risulta così azione carica di una duplice responsabilità, "speciale" e "generale" (M. Bachtin). Al di là il lettore come concetto collettivo, sta il singolo lettore responsabile di fronte a se stesso della sua propria lettura. La libertà nella lettura è infatti libertà di scelta. Ma la "scelta", nell'interpretazione lotmaniana, diviene sinonimo di "responsabilità". Certo il lettore, a differenza dello scrittore, non ha "diritto alla biografia": non è tenuto a rispondere di fronte all'altro della sua personale lettura con la sua propria firma. Ma riconoscendo l'incompiutezza e l'incompibilità dell'evento estetico, nel suo esperire il riconoscimento estetico dell'altro nella sfera dell'io, egli nella costituzione della sua identità di lettore risponde, come si intende dimostrare qui, agli stessi postulati etici consustanziali all'attività di scrittura. L'articolo si basa su un'analisi trasversale dell'intera opera lotmaniana, insistendo sui momenti interpretativi che possono entrare fruttuosamente in risonanza con alcune teorizzazioni di un autore a Lotman spesso contrapposto, M. Bachtin. Facendo seguito a un intervento di I. Verc dedicato agli aspetti etici dell'atto di scrittura, intende dunque fondare la possibilità di una semiotica dell'interpretazione in quanto possibile "poetica della traducibilità" in quanto paradigma forte del sapere umanistico contemporaneo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


