Il saggio affronta ancora una volta ed approfondisce un tema da tempo oggetto di studio: la costruzione del Tempio malatestiano a Rimini. Un cantiere che, alla luce delle recenti acquisizioni storico documentarie e dei recenti dati raccolti sul corpo “vivo” della fabbrica, sembra configurarsi come felice occasione di verifica e sperimentazione pratica delle teorie in via di formulazione nel De re ædificatoria. Per lungo tempo la critica ha rimarcato come una sorta di intellettualistico disinteresse tra progetto e cantiere partendo dalla definizione”filosofica” di materia che appare in due passi, rispettivamente del Momus e del De re ædificatoria. Al contrario la solidità dei materiali, la loro reperibilità, le modalità di lavorazione e posa in opera, compreso le stesse macchine da cantiere, risultano una preoccupazione costante per l’Alberti. In piú di un passaggio infatti questi ricorda di aver personalmente sperimentato materiali e tecniche costruttive, e che tutto ciò di cui tratta «Hæc a veteribus litteris tradita non invenimus, sed diligentia studioque ex optimorum operi bus annotavimus». Non appare quindi possibile che questi ignorasse la realtà in cui stava realizzando il suo progetto, non conoscesse cioè Rimini ed il suo territorio: non può essere casuale la relazione fra i monumenti antichi della città di Sigismondo (l’Arco d’Augusto ed il Ponte di Tiberio) e la facciata del Malatestiano, né possono essere casuali la similitudine fra la descrizione della rocca del Signore o le raccomandazioni per organizzarla fornite nel De re ædificatoria ed il Castel Sismondo che si stava in quegli anni restaurando, ovvero i frequenti rimandi del trattato a materiali proprî del territorio riminese (la gessite) o ivi in uso (la pietra d’Istria). Alla luce di quanto detto appare chiaro quanto la corretta scelta di un materiale, la sua lavorazione e la sua stessa durabilità, appaiano nel De re ædificatoria, sotto ogni riguardo, aspetti decisamente fondamentali e non certo secondari al punto che il progetto meramente geometrico finisce per essere solo «una possibilità atta a chiarire il carattere intellettuale dell’attività architettonica», come ha scritto A.G.Cassani.

A.UGOLINI (2012). IL TRATTATO E LA FABBRICA. Materiali, tecniche costruttive e macchine da cantiere nella costruzione del Tempio malatestiano a Rimini. ALBERTIANA, XV, 113-133.

IL TRATTATO E LA FABBRICA. Materiali, tecniche costruttive e macchine da cantiere nella costruzione del Tempio malatestiano a Rimini.

UGOLINI, ANDREA
2012

Abstract

Il saggio affronta ancora una volta ed approfondisce un tema da tempo oggetto di studio: la costruzione del Tempio malatestiano a Rimini. Un cantiere che, alla luce delle recenti acquisizioni storico documentarie e dei recenti dati raccolti sul corpo “vivo” della fabbrica, sembra configurarsi come felice occasione di verifica e sperimentazione pratica delle teorie in via di formulazione nel De re ædificatoria. Per lungo tempo la critica ha rimarcato come una sorta di intellettualistico disinteresse tra progetto e cantiere partendo dalla definizione”filosofica” di materia che appare in due passi, rispettivamente del Momus e del De re ædificatoria. Al contrario la solidità dei materiali, la loro reperibilità, le modalità di lavorazione e posa in opera, compreso le stesse macchine da cantiere, risultano una preoccupazione costante per l’Alberti. In piú di un passaggio infatti questi ricorda di aver personalmente sperimentato materiali e tecniche costruttive, e che tutto ciò di cui tratta «Hæc a veteribus litteris tradita non invenimus, sed diligentia studioque ex optimorum operi bus annotavimus». Non appare quindi possibile che questi ignorasse la realtà in cui stava realizzando il suo progetto, non conoscesse cioè Rimini ed il suo territorio: non può essere casuale la relazione fra i monumenti antichi della città di Sigismondo (l’Arco d’Augusto ed il Ponte di Tiberio) e la facciata del Malatestiano, né possono essere casuali la similitudine fra la descrizione della rocca del Signore o le raccomandazioni per organizzarla fornite nel De re ædificatoria ed il Castel Sismondo che si stava in quegli anni restaurando, ovvero i frequenti rimandi del trattato a materiali proprî del territorio riminese (la gessite) o ivi in uso (la pietra d’Istria). Alla luce di quanto detto appare chiaro quanto la corretta scelta di un materiale, la sua lavorazione e la sua stessa durabilità, appaiano nel De re ædificatoria, sotto ogni riguardo, aspetti decisamente fondamentali e non certo secondari al punto che il progetto meramente geometrico finisce per essere solo «una possibilità atta a chiarire il carattere intellettuale dell’attività architettonica», come ha scritto A.G.Cassani.
2012
A.UGOLINI (2012). IL TRATTATO E LA FABBRICA. Materiali, tecniche costruttive e macchine da cantiere nella costruzione del Tempio malatestiano a Rimini. ALBERTIANA, XV, 113-133.
A.UGOLINI
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/119645
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