Figlio primogenito di Filippo I, signore di Castres nella Francia meridionale, e di Eleonora di Courtenay (figlia di Pietro II, imperatore latino di Costantinopoli), nei primi mesi del 1265 Montfort fu posto al comando di un contingente militare provenzale inviato a Milano per rafforzare la parte guelfa capeggiata da Filippo della Torre, contrastare le operazioni dei ghibellini comandati da Oberto Pelavicino, conquistare il consenso delle città lombarde e preparare il terreno per la spedizione che Carlo d’Angiò stava organizzando per impadronirsi del Regno di Sicilia; quindi si unì all’esercito franco-provenzale e affiancò il giovane conte di Fiandra, Roberto di Béthune, al comando delle truppe angioine che, varcate le Alpi nel mese di ottobre, discesero lungo la Penisola, evitando di attraversare la Toscana controllata dai ghibellini, e sul finire del 1265 o nei primissimi giorni del gennaio successivo raggiunsero a Roma Carlo d’Angiò. Durante la battaglia di Benevento, il 26 febbraio 1266, fu posto al comando di una schiera di mille cavalieri franco- provenzali che, dopo aver decimato gli arcieri saraceni, subì l’attacco dei cavalieri tedeschi, le truppe migliori di Manfredi, e fu costretta a ripiegare sotto l’impeto degli avversari. Dopo la conquista del Regno, fu nominato vicario generale in Sicilia, con il compito di riportare la tranquillità nell’isola. Lasciato l’incarico di vicario fu nominato (25 marzo 1267) capitano delle milizie regie destinate al servizio della Chiesa in Toscana con la facoltà di concludere accordi con Firenze, con Lucca e con ogni altra comunità, conte o barone della Toscana. Nell’agosto del 1270 si imbarcò con il re di Sicilia per portare soccorso a Luigi IX di Francia impegnato nella crociata contro Tunisi. L’esercito angioino sbarcò in Tunisia poco dopo la morte del re francese, avvenuta il 25 agosto 1270; Carlo d’Angiò prese il comando dell’esercito crociato e il 28 agosto tentò la soluzione di forza: affidata una delle due schiere del suo esercito al comando di Montfort, riuscì a sconfiggere i Saraceni, infliggendo loro perdite considerevoli. Tuttavia la vittoria non fu decisiva: con l’esercito fiaccato da un’epidemia, il 30 ottobre 1270, il re di Sicilia raggiunse una accordo con l’emiro di Tunisi, che si impegnò al pagamento di un tributo, e nel novembre successivo, abbandonò l’Africa per rientrare nell’isola. L’epidemia che aveva decimato l’esercito franco-angioino non risparmiò Montfort, che morì nell’accampamento crociato posto davanti alle mura di Tunisi il 28 settembre 1270. Definito da Saba Malaspina «homo bellicosus et statura placibilis», Montfort fu senza dubbio un valido comandante militare, abile nel preparare la strada all’avventura italiana di Carlo d’Angiò, prezioso in occasione della decisiva battaglia di Benevento e delle trattative con le città toscane che culminarono, nella Pasqua del 1267, con l’ingresso del re di Sicilia in Firenze e il ritorno dell’egemonia guelfa in Toscana. Ciononostante rimase sempre in bilico tra la gestione dei feudi francesi – per i quali era obbligato a risiedere per tre mesi all’anno, con il dovuto numero di militi, nella città di Carcassonne, dove la sua famiglia manteneva una casa – e la possibilità di stabilirsi definitivamente in Italia, dove avrebbe sicuramente goduto della riconoscenza del primo re angioino, della quale tuttavia beneficeranno ampiamente i suoi figli.

Montfort, Filippo (II) di / B. Pio. - STAMPA. - (2012), pp. 199-201.

Montfort, Filippo (II) di

PIO, BERARDO
2012

Abstract

Figlio primogenito di Filippo I, signore di Castres nella Francia meridionale, e di Eleonora di Courtenay (figlia di Pietro II, imperatore latino di Costantinopoli), nei primi mesi del 1265 Montfort fu posto al comando di un contingente militare provenzale inviato a Milano per rafforzare la parte guelfa capeggiata da Filippo della Torre, contrastare le operazioni dei ghibellini comandati da Oberto Pelavicino, conquistare il consenso delle città lombarde e preparare il terreno per la spedizione che Carlo d’Angiò stava organizzando per impadronirsi del Regno di Sicilia; quindi si unì all’esercito franco-provenzale e affiancò il giovane conte di Fiandra, Roberto di Béthune, al comando delle truppe angioine che, varcate le Alpi nel mese di ottobre, discesero lungo la Penisola, evitando di attraversare la Toscana controllata dai ghibellini, e sul finire del 1265 o nei primissimi giorni del gennaio successivo raggiunsero a Roma Carlo d’Angiò. Durante la battaglia di Benevento, il 26 febbraio 1266, fu posto al comando di una schiera di mille cavalieri franco- provenzali che, dopo aver decimato gli arcieri saraceni, subì l’attacco dei cavalieri tedeschi, le truppe migliori di Manfredi, e fu costretta a ripiegare sotto l’impeto degli avversari. Dopo la conquista del Regno, fu nominato vicario generale in Sicilia, con il compito di riportare la tranquillità nell’isola. Lasciato l’incarico di vicario fu nominato (25 marzo 1267) capitano delle milizie regie destinate al servizio della Chiesa in Toscana con la facoltà di concludere accordi con Firenze, con Lucca e con ogni altra comunità, conte o barone della Toscana. Nell’agosto del 1270 si imbarcò con il re di Sicilia per portare soccorso a Luigi IX di Francia impegnato nella crociata contro Tunisi. L’esercito angioino sbarcò in Tunisia poco dopo la morte del re francese, avvenuta il 25 agosto 1270; Carlo d’Angiò prese il comando dell’esercito crociato e il 28 agosto tentò la soluzione di forza: affidata una delle due schiere del suo esercito al comando di Montfort, riuscì a sconfiggere i Saraceni, infliggendo loro perdite considerevoli. Tuttavia la vittoria non fu decisiva: con l’esercito fiaccato da un’epidemia, il 30 ottobre 1270, il re di Sicilia raggiunse una accordo con l’emiro di Tunisi, che si impegnò al pagamento di un tributo, e nel novembre successivo, abbandonò l’Africa per rientrare nell’isola. L’epidemia che aveva decimato l’esercito franco-angioino non risparmiò Montfort, che morì nell’accampamento crociato posto davanti alle mura di Tunisi il 28 settembre 1270. Definito da Saba Malaspina «homo bellicosus et statura placibilis», Montfort fu senza dubbio un valido comandante militare, abile nel preparare la strada all’avventura italiana di Carlo d’Angiò, prezioso in occasione della decisiva battaglia di Benevento e delle trattative con le città toscane che culminarono, nella Pasqua del 1267, con l’ingresso del re di Sicilia in Firenze e il ritorno dell’egemonia guelfa in Toscana. Ciononostante rimase sempre in bilico tra la gestione dei feudi francesi – per i quali era obbligato a risiedere per tre mesi all’anno, con il dovuto numero di militi, nella città di Carcassonne, dove la sua famiglia manteneva una casa – e la possibilità di stabilirsi definitivamente in Italia, dove avrebbe sicuramente goduto della riconoscenza del primo re angioino, della quale tuttavia beneficeranno ampiamente i suoi figli.
2012
Dizionario biografico degli Italiani, vol. 76
199
201
Montfort, Filippo (II) di / B. Pio. - STAMPA. - (2012), pp. 199-201.
B. Pio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/119025
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