Giovanni di Montfort, conte di Squillace e di Montescaglioso, fu uno dei principali collaboratori dei primi due sovrani angioini: a partire dal 1273 e fino alla morte (1300) portò il titolo di camerario del Regno, incarico che aveva perso buona parte delle sue originarie funzioni finanziarie, trasferite ai maestri razionali, ma conservava tutto il suo valore onorifico, in quanto a esso era demandata la cura della persona del re e della sua famiglia, e comportava lucrosi emolumenti. Gli vennero, inoltre, attribuite nel corso degli anni funzioni sempre più importanti in materia di fortificazioni e manutenzione delle difese regie, nonché il comando di operazioni militari destinate a contenere, dopo la rivolta dei Vespri del 1282, l’avanzata delle forze siculo-aragonesi in Calabria. Nel gennaio 1276 Giovanni si trovò coinvolto in uno degli episodi più foschi della prima età angioina: suo fratello Simone affrontò in duello Folco Ruffo, cugino di Pietro II conte di Catanzaro, in una località al confine tra i giustizierati di Calabria e Val di Crati. Lo scontro, frutto della crescente tensione tra elementi della feudalità indigena ed esponenti della nuova aristocrazia feudale installatasi nella regione a seguito della conquista angioina, si concluse con la morte dei due contendenti e di un terzo cavaliere francese. Montfort, spalleggiato da altri baroni ultramontani, meditò di vendicare la morte del fratello assalendo i congiunti di Folco Ruffo, ma fu energicamente frenato dai tempestivi interventi di Roberto d’Artois, capitano generale del Regno, e del re Carlo d’Angiò. Il re, pur dolendosi per la morte di Simone, impose una tregua di tre settimane e convocò a Napoli i conti di Montescaglioso e di Catanzaro. A fine mese i risultati dell’inchiesta dimostrarono che i congiunti del Ruffo non avevano alcuna responsabilità dell’accaduto; i feudi di Simone, che non aveva avuto figli, furono devoluti al demanio regio. Il 6 gennaio 1285 Carlo, nel dettare le sue ultime volontà, nominò Montfort capitano generale del Regno con il compito di affiancare il reggente Roberto d’Artois fino alla liberazione del figlio Carlo II, prigioniero degli aragonesi, o fino al raggiungimento della maggiore età del nipote Carlo Martello: fu lo stesso Montfort, il 12 gennaio successivo, a comunicare con una lettera inviata a tutte le autorità del Regno la morte del re, avvenuta a Foggia il 7 gennaio. Durante il regno di Carlo II, Montfort fu uno dei più preziosi ufficiali della corona e mantenne un ruolo importante nell’amministrazione del Regno anche se, sempre più impegnato nella difesa del confine calabrese, restò per lunghi periodi lontano dalla corte.
B. Pio (2012). Montfort, Giovanni di. ROMA : Istituto della Enciclopedia Italiana.
Montfort, Giovanni di
PIO, BERARDO
2012
Abstract
Giovanni di Montfort, conte di Squillace e di Montescaglioso, fu uno dei principali collaboratori dei primi due sovrani angioini: a partire dal 1273 e fino alla morte (1300) portò il titolo di camerario del Regno, incarico che aveva perso buona parte delle sue originarie funzioni finanziarie, trasferite ai maestri razionali, ma conservava tutto il suo valore onorifico, in quanto a esso era demandata la cura della persona del re e della sua famiglia, e comportava lucrosi emolumenti. Gli vennero, inoltre, attribuite nel corso degli anni funzioni sempre più importanti in materia di fortificazioni e manutenzione delle difese regie, nonché il comando di operazioni militari destinate a contenere, dopo la rivolta dei Vespri del 1282, l’avanzata delle forze siculo-aragonesi in Calabria. Nel gennaio 1276 Giovanni si trovò coinvolto in uno degli episodi più foschi della prima età angioina: suo fratello Simone affrontò in duello Folco Ruffo, cugino di Pietro II conte di Catanzaro, in una località al confine tra i giustizierati di Calabria e Val di Crati. Lo scontro, frutto della crescente tensione tra elementi della feudalità indigena ed esponenti della nuova aristocrazia feudale installatasi nella regione a seguito della conquista angioina, si concluse con la morte dei due contendenti e di un terzo cavaliere francese. Montfort, spalleggiato da altri baroni ultramontani, meditò di vendicare la morte del fratello assalendo i congiunti di Folco Ruffo, ma fu energicamente frenato dai tempestivi interventi di Roberto d’Artois, capitano generale del Regno, e del re Carlo d’Angiò. Il re, pur dolendosi per la morte di Simone, impose una tregua di tre settimane e convocò a Napoli i conti di Montescaglioso e di Catanzaro. A fine mese i risultati dell’inchiesta dimostrarono che i congiunti del Ruffo non avevano alcuna responsabilità dell’accaduto; i feudi di Simone, che non aveva avuto figli, furono devoluti al demanio regio. Il 6 gennaio 1285 Carlo, nel dettare le sue ultime volontà, nominò Montfort capitano generale del Regno con il compito di affiancare il reggente Roberto d’Artois fino alla liberazione del figlio Carlo II, prigioniero degli aragonesi, o fino al raggiungimento della maggiore età del nipote Carlo Martello: fu lo stesso Montfort, il 12 gennaio successivo, a comunicare con una lettera inviata a tutte le autorità del Regno la morte del re, avvenuta a Foggia il 7 gennaio. Durante il regno di Carlo II, Montfort fu uno dei più preziosi ufficiali della corona e mantenne un ruolo importante nell’amministrazione del Regno anche se, sempre più impegnato nella difesa del confine calabrese, restò per lunghi periodi lontano dalla corte.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.