Come si può riflettere sullo statuto documentario dell’immagine, sul rapporto che intrattiene con la memoria e la testimonianza, sulla sua eventuale efficacia politica? In questo saggio, entro una prospettiva semiotica attenta al confronto con la cultura visuale, e con parte della vastissima letteratura sulle rappresentazioni delle memorie traumatiche, si suggeriscono alcune possibili direzioni di ricerca e, soprattutto, di analisi degli effetti delle immagini audiovisive nel momento in cui il loro intento è quello di testimoniare un passato violento. Si indagano quindi non solo livelli differenti attraverso cui si può discutere di cultura visuale, bensì i modi e le forme stesse del visibile, dell’immagine come prova, come possibilità di elaborazione di una nuova, o comunque diversa, conoscenza del mondo. Si tratta di questioni inoltre sottese, più in generale, all’idea che documentare vuol dire fornire prove, corroborare, e così anche far apprendere, trasmettere conoscenza, riportare un evento spesso sotto la forma di una narrazione, costruire testimonianza. Quella di documentario o documentale è quindi non solamente una tipologia attraverso cui si indicano testi che mantengono dichiaratamente un rapporto con la realtà che ritraggono, ma una struttura interpretativa che rinvia a processi di codificazione culturale, che viene utilizzata anche per riferirsi a qualcosa di animato da un impulso di miglioramento, con una funzione esortativa, uno statuto “umanistico”

C. Demaria (2011). Documentary turn? La cultura visuale, il documentario, e la testimonianza del "reale". STUDI CULTURALI, 2, 155-176.

Documentary turn? La cultura visuale, il documentario, e la testimonianza del "reale"

DEMARIA, CRISTINA
2011

Abstract

Come si può riflettere sullo statuto documentario dell’immagine, sul rapporto che intrattiene con la memoria e la testimonianza, sulla sua eventuale efficacia politica? In questo saggio, entro una prospettiva semiotica attenta al confronto con la cultura visuale, e con parte della vastissima letteratura sulle rappresentazioni delle memorie traumatiche, si suggeriscono alcune possibili direzioni di ricerca e, soprattutto, di analisi degli effetti delle immagini audiovisive nel momento in cui il loro intento è quello di testimoniare un passato violento. Si indagano quindi non solo livelli differenti attraverso cui si può discutere di cultura visuale, bensì i modi e le forme stesse del visibile, dell’immagine come prova, come possibilità di elaborazione di una nuova, o comunque diversa, conoscenza del mondo. Si tratta di questioni inoltre sottese, più in generale, all’idea che documentare vuol dire fornire prove, corroborare, e così anche far apprendere, trasmettere conoscenza, riportare un evento spesso sotto la forma di una narrazione, costruire testimonianza. Quella di documentario o documentale è quindi non solamente una tipologia attraverso cui si indicano testi che mantengono dichiaratamente un rapporto con la realtà che ritraggono, ma una struttura interpretativa che rinvia a processi di codificazione culturale, che viene utilizzata anche per riferirsi a qualcosa di animato da un impulso di miglioramento, con una funzione esortativa, uno statuto “umanistico”
2011
C. Demaria (2011). Documentary turn? La cultura visuale, il documentario, e la testimonianza del "reale". STUDI CULTURALI, 2, 155-176.
C. Demaria
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