La politica mediterranea è presente nelle relazioni esterne comunitarie dai primi anni della CEE e ha conosciuto una molteplicità di proposte e fasi alterne, di accelerazione e ristagno. La proliferazione di proposte più o meno formalizzate sulle relazioni tra le due sponde del Mediterraneo è dovuta all’insoddisfazione per i risultati delle varie politiche che negli anni sono state implementate. La frammentarietà delle proposte dei primi decenni della Comunità europea aveva portato al grande e ambizioso progetto di Partenariato euromediterraneo, attraverso il cosiddetto “Processo di Barcellona” che, ad obiettivi differenziati ed approfonditi, aveva tentato di unire gli strumenti e la struttura istituzionale necessari al loro raggiungimento. Il Partenariato era stato salutato con soddisfazione dalla gran parte dei governi rivieraschi e stava soprattutto a dimostrare un interesse forte e un impegno esplicito da parte dell’intera Unione europea. Per vari motivi, però, il Partenariato euromediterraneo ha segnato il passo ed ha raggiunto soltanto una minima parte degli obiettivi posti, creando forti insoddisfazioni sia nei paesi della riva sud, che nei paesi europei e, in particolare, nella cosiddetta troika del Partenariato stesso, ossia Francia, Spagna e Italia. Per salvaguardare l’interesse europeo sull’area, mantenere la fitta rete di relazioni che comunque esistono tra i paesi mediterranei, e nel timore che l’Unione venisse totalmente assorbita, politicamente ed economicamente, dal grande progetto di allargamento all’Europa centro-orientale, su iniziativa di Francia e Spagna e con l’appoggio italiano, è stata inserita nella Politica europea di vicinato (PEV) anche l’area mediterranea. Se la politica di vicinato ha permesso al Mediterraneo di rimanere perlomeno tra i temi fondamentali delle relazioni esterne dell’Unione, certo l’intensità politica ed economica di tali relazioni è stata assai più bassa di quella impressa ai paesi dell’Europa centro-orientale. Eppure, proprio sul tema dell’allargamento, i confini europei nel Mediterraneo tornano ad essere al centro dell’attenzione e a porre questioni problematiche, come l’inclusione degli stati balcanici e della Turchia. Si ripropone quindi la concezione del Mediterraneo di Braudel, di un mare che esprime un carattere contraddittorio, perché regione nella quale si esprimono contemporaneamente unità e divisione
Laschi G. (2011). I vicini del sud: le relazioni tra la CEE e i paesi mediterranei. BOLOGNA : Il Mulino.
I vicini del sud: le relazioni tra la CEE e i paesi mediterranei
LASCHI, GIULIANA
2011
Abstract
La politica mediterranea è presente nelle relazioni esterne comunitarie dai primi anni della CEE e ha conosciuto una molteplicità di proposte e fasi alterne, di accelerazione e ristagno. La proliferazione di proposte più o meno formalizzate sulle relazioni tra le due sponde del Mediterraneo è dovuta all’insoddisfazione per i risultati delle varie politiche che negli anni sono state implementate. La frammentarietà delle proposte dei primi decenni della Comunità europea aveva portato al grande e ambizioso progetto di Partenariato euromediterraneo, attraverso il cosiddetto “Processo di Barcellona” che, ad obiettivi differenziati ed approfonditi, aveva tentato di unire gli strumenti e la struttura istituzionale necessari al loro raggiungimento. Il Partenariato era stato salutato con soddisfazione dalla gran parte dei governi rivieraschi e stava soprattutto a dimostrare un interesse forte e un impegno esplicito da parte dell’intera Unione europea. Per vari motivi, però, il Partenariato euromediterraneo ha segnato il passo ed ha raggiunto soltanto una minima parte degli obiettivi posti, creando forti insoddisfazioni sia nei paesi della riva sud, che nei paesi europei e, in particolare, nella cosiddetta troika del Partenariato stesso, ossia Francia, Spagna e Italia. Per salvaguardare l’interesse europeo sull’area, mantenere la fitta rete di relazioni che comunque esistono tra i paesi mediterranei, e nel timore che l’Unione venisse totalmente assorbita, politicamente ed economicamente, dal grande progetto di allargamento all’Europa centro-orientale, su iniziativa di Francia e Spagna e con l’appoggio italiano, è stata inserita nella Politica europea di vicinato (PEV) anche l’area mediterranea. Se la politica di vicinato ha permesso al Mediterraneo di rimanere perlomeno tra i temi fondamentali delle relazioni esterne dell’Unione, certo l’intensità politica ed economica di tali relazioni è stata assai più bassa di quella impressa ai paesi dell’Europa centro-orientale. Eppure, proprio sul tema dell’allargamento, i confini europei nel Mediterraneo tornano ad essere al centro dell’attenzione e a porre questioni problematiche, come l’inclusione degli stati balcanici e della Turchia. Si ripropone quindi la concezione del Mediterraneo di Braudel, di un mare che esprime un carattere contraddittorio, perché regione nella quale si esprimono contemporaneamente unità e divisioneI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.