Il monaco cassinese Angelo Grillo (1557-1629) fu tra i primi a sperimentare uno stile già barocco, contribuendo all’evoluzione del gusto da ideali di «candidezza» e «coltura» a ideali di «novità» e «capriccio». Questo studio ricostruisce e analizza le stagioni della poesia spirituale del monaco, mettendola in dialogo con gli altri generi da lui praticati (rime amorose e rime morali), oltre che con le indicazioni di poetica contenute nell’epistolario. L’aspetto più innovativo dello «stil pietoso» proposto da Grillo è la contaminazione di sacro e profano. L’esito però non è uno stile ludico e irriverente alla maniera di Marino, bensì una forma tanto eccessiva nei suoi ornamenti quanto fedele al proprio oggetto spirituale: le «Muse» profane sono programmaticamente convertite e subordinate al progetto vertiginoso di una poesia del «Calvario». Per meglio chiarire le ragioni di questo stile, che anticipa alcune istanze dei poeti metafisici inglesi, il volume prende in esame anche alcuni poemi agiografici composti da monaci cassinesi che furono amici o compagni di strada di Grillo. Anche tra i confratelli, infatti, agisce un’analoga poetica della conversione: una volontà di disciplinare, senza rinnegarli, i modelli profani di poesia e di aggiornare la loro lezione ai paradigmi post-tridentini di composizione devota (quarta di copertina).
F. Ferretti (2012). Le Muse del Calvario. Angelo Grillo e la poesia dei benedettini cassinesi.. BOLOGNA : Il Mulino.
Le Muse del Calvario. Angelo Grillo e la poesia dei benedettini cassinesi.
FERRETTI, FRANCESCO
2012
Abstract
Il monaco cassinese Angelo Grillo (1557-1629) fu tra i primi a sperimentare uno stile già barocco, contribuendo all’evoluzione del gusto da ideali di «candidezza» e «coltura» a ideali di «novità» e «capriccio». Questo studio ricostruisce e analizza le stagioni della poesia spirituale del monaco, mettendola in dialogo con gli altri generi da lui praticati (rime amorose e rime morali), oltre che con le indicazioni di poetica contenute nell’epistolario. L’aspetto più innovativo dello «stil pietoso» proposto da Grillo è la contaminazione di sacro e profano. L’esito però non è uno stile ludico e irriverente alla maniera di Marino, bensì una forma tanto eccessiva nei suoi ornamenti quanto fedele al proprio oggetto spirituale: le «Muse» profane sono programmaticamente convertite e subordinate al progetto vertiginoso di una poesia del «Calvario». Per meglio chiarire le ragioni di questo stile, che anticipa alcune istanze dei poeti metafisici inglesi, il volume prende in esame anche alcuni poemi agiografici composti da monaci cassinesi che furono amici o compagni di strada di Grillo. Anche tra i confratelli, infatti, agisce un’analoga poetica della conversione: una volontà di disciplinare, senza rinnegarli, i modelli profani di poesia e di aggiornare la loro lezione ai paradigmi post-tridentini di composizione devota (quarta di copertina).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.