Sebbene l’Unione europea non abbia alcuna competenza specifica in materia, il processo di integrazione ha evidenziato ben presto l’opportunità di regolamentare adeguatamente la figura dell’avvocato, sia per quanto attiene alla modalità di esercizio della professione nel territorio di altri Stati membri, sia per quel che concerne la portata delle garanzie tradizionalmente riconducibili ai diritti di difesa e alla buona amministrazione della giustizia. Con l’obiettivo di verificare se ed in quale misura le soluzioni adottate a livello nazionale siano compatibili con il diritto dell’Unione europea, il contributo focalizza l’attenzione sul primo aspetto. A tal fine viene innanzitutto ricostruito il quadro normativo e giurisprudenziale in materia di libere professioni ponendo l’accento sulle specificità della professione di avvocato. Dopo alcune considerazioni di ordine generale, vengono succintamente esaminate le direttive in materia di libera prestazione di servizi e libertà di stabilimento degli avvocati. La seconda parte del contributo, invece, si occuperà delle note Direttive 2005/36 e 2006/123. Infine, viene presa in considerazione l’esperienza italiana con particolare riguardo al “caso spagnolo” dell’avvocato stabilito, all’incompatibilità tra impiego pubblico e libera professione nonché alle tariffe, sia minime che massime.

G. Di Federico (2011). La professione forense nell’unione europea. Alcune considerazioni sul "caso italiano": avvocato stabilito, incompatibilità e tariffe. DIRITTO COMUNITARIO E DEGLI SCAMBI INTERNAZIONALI, 4, 805-822.

La professione forense nell’unione europea. Alcune considerazioni sul "caso italiano": avvocato stabilito, incompatibilità e tariffe

DI FEDERICO, GIACOMO
2011

Abstract

Sebbene l’Unione europea non abbia alcuna competenza specifica in materia, il processo di integrazione ha evidenziato ben presto l’opportunità di regolamentare adeguatamente la figura dell’avvocato, sia per quanto attiene alla modalità di esercizio della professione nel territorio di altri Stati membri, sia per quel che concerne la portata delle garanzie tradizionalmente riconducibili ai diritti di difesa e alla buona amministrazione della giustizia. Con l’obiettivo di verificare se ed in quale misura le soluzioni adottate a livello nazionale siano compatibili con il diritto dell’Unione europea, il contributo focalizza l’attenzione sul primo aspetto. A tal fine viene innanzitutto ricostruito il quadro normativo e giurisprudenziale in materia di libere professioni ponendo l’accento sulle specificità della professione di avvocato. Dopo alcune considerazioni di ordine generale, vengono succintamente esaminate le direttive in materia di libera prestazione di servizi e libertà di stabilimento degli avvocati. La seconda parte del contributo, invece, si occuperà delle note Direttive 2005/36 e 2006/123. Infine, viene presa in considerazione l’esperienza italiana con particolare riguardo al “caso spagnolo” dell’avvocato stabilito, all’incompatibilità tra impiego pubblico e libera professione nonché alle tariffe, sia minime che massime.
2011
G. Di Federico (2011). La professione forense nell’unione europea. Alcune considerazioni sul "caso italiano": avvocato stabilito, incompatibilità e tariffe. DIRITTO COMUNITARIO E DEGLI SCAMBI INTERNAZIONALI, 4, 805-822.
G. Di Federico
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