Le Ville storiche della Lucchesia sono tante, magnifiche ed importanti, sia per la solennità e maestosità delle dimore, sia per lo splendore paesistico dei parchi che le caratterizzano. Una di queste è Villa Grabau, sita a San Pancrazio, vicino Marlia, a soli sette chilometri dal centro della città di Lucca, in un contesto di assoluta bellezza. Fu infatti costruita nel 1500 sulle rovine di un borgo medievale, sul limitare fra la pianura e la collina circostante. La Villa fu dimora dei Diodati, ricchi mercanti lucchesi, uno dei cui componenti, Giovanni (1576-1649), convinto calvinista, è rimasto famoso per avere tradotto in italiano la Bibbia. Ai Diodati si succedettero gli Orsetti, i Cittadella e, a metà dell’800, il banchiere Rodolfo Schwarzte, marito di Carolina Grabau, un’aristocratica dama di Amburgo, antenata degli attuali proprietari. La Villa, immersa nel ricco parco botanico dagli straordinari esemplari, tutti catalogati, si presenta come una sobria e raffinata dimora neoclassica. La particolarità di questa dimora risiede nell’armoniosa duplicità architettonica del Parco, di ben nove ettari. Infatti, esso di compone di vari giardini: quello “all’Inglese” e quello “all’Italiana”, comprendenti al loro interno il “Teatro di Verzura” e la “Limonaia”. Il complesso di Villa Grabau offre al visitatore suggestioni di un tempo immutato. Il Parco La Villa è alquanto distante dall’ingresso. Oltrepassato il cancello in ferro battuto posto a sud i cui pilastri sono decorati a mosaico, si percorre un lungo viale delimitato da alte siepi di alloro, oltre le quali, su entrambi i lati, si spandono vigneti, campi coltivati, frutteti, orti, nonché la casa colonica con la stalla ed il fienile. Passo dopo passo, si entra nel grande “Giardino all’Inglese” del XIX secolo, ove protagonisti indiscussi sono i possenti alberi: sequoie, querce, Cedrus atlantica, tigli, aceri campestri, farnie, cipressi, giganti gentili che si armonizzano a piccole palme, bossi, agrifogli e quinte di carpini. Caratteristica di questo Giardino all’Inglese è l’assetto casuale della vegetazione, in modo che ogni albero appaia nato naturalmente, mentre, al contrario, ogni posizione fu attentamente studiata e pianificata, per nascondere angoli innaturali e sentieri, per schermare i confini del giardino, per condurre alle ombreggiate piazzole con panchine. L’ellissi prospettica, partendo dalla facciata anteriore della Villa, si modula attorno a questa, oltrepassandola, per poi congiungersi sul retro nel “Giardino all’Italiana” che si snoda su due livelli raccordati da scalini di pietra di Matraia. La terrazza soprastante si compone dagli ovali gemellati dei prati, delimitati dalle corse degli oltre 70 limoni secolari in “conca”, ognuna siglata dallo stemma dei committenti lucchesi. Tutto il terrazzo è racchiuso da quinte di carpino. Al centro della fontana si trovava un tempo una grande statua grottesca in pietra, raffigurante una tartaruga sormontata da un drago con testa umana e mascherone a tergo, dalla cui bocca esce una proboscide di elefante. La statua si trova oggi sistemata nel bosco. Sul lato sinistro del Giardino all’italiana si incontra la Limonaia. Oltrepassato il boschetto di bambù gigante si entra in piccolo luogo magico, il “Teatro di verzura” un vero teatro all’aperto. Talmente intensa è la suggestione di questo angolo seminascosto, che viene spontaneo parlare sottovoce.

M.G.Bellardi (2012). Villa Grabau. FLORTECNICA, 5, I-V.

Villa Grabau

BELLARDI, MARIA GRAZIA
2012

Abstract

Le Ville storiche della Lucchesia sono tante, magnifiche ed importanti, sia per la solennità e maestosità delle dimore, sia per lo splendore paesistico dei parchi che le caratterizzano. Una di queste è Villa Grabau, sita a San Pancrazio, vicino Marlia, a soli sette chilometri dal centro della città di Lucca, in un contesto di assoluta bellezza. Fu infatti costruita nel 1500 sulle rovine di un borgo medievale, sul limitare fra la pianura e la collina circostante. La Villa fu dimora dei Diodati, ricchi mercanti lucchesi, uno dei cui componenti, Giovanni (1576-1649), convinto calvinista, è rimasto famoso per avere tradotto in italiano la Bibbia. Ai Diodati si succedettero gli Orsetti, i Cittadella e, a metà dell’800, il banchiere Rodolfo Schwarzte, marito di Carolina Grabau, un’aristocratica dama di Amburgo, antenata degli attuali proprietari. La Villa, immersa nel ricco parco botanico dagli straordinari esemplari, tutti catalogati, si presenta come una sobria e raffinata dimora neoclassica. La particolarità di questa dimora risiede nell’armoniosa duplicità architettonica del Parco, di ben nove ettari. Infatti, esso di compone di vari giardini: quello “all’Inglese” e quello “all’Italiana”, comprendenti al loro interno il “Teatro di Verzura” e la “Limonaia”. Il complesso di Villa Grabau offre al visitatore suggestioni di un tempo immutato. Il Parco La Villa è alquanto distante dall’ingresso. Oltrepassato il cancello in ferro battuto posto a sud i cui pilastri sono decorati a mosaico, si percorre un lungo viale delimitato da alte siepi di alloro, oltre le quali, su entrambi i lati, si spandono vigneti, campi coltivati, frutteti, orti, nonché la casa colonica con la stalla ed il fienile. Passo dopo passo, si entra nel grande “Giardino all’Inglese” del XIX secolo, ove protagonisti indiscussi sono i possenti alberi: sequoie, querce, Cedrus atlantica, tigli, aceri campestri, farnie, cipressi, giganti gentili che si armonizzano a piccole palme, bossi, agrifogli e quinte di carpini. Caratteristica di questo Giardino all’Inglese è l’assetto casuale della vegetazione, in modo che ogni albero appaia nato naturalmente, mentre, al contrario, ogni posizione fu attentamente studiata e pianificata, per nascondere angoli innaturali e sentieri, per schermare i confini del giardino, per condurre alle ombreggiate piazzole con panchine. L’ellissi prospettica, partendo dalla facciata anteriore della Villa, si modula attorno a questa, oltrepassandola, per poi congiungersi sul retro nel “Giardino all’Italiana” che si snoda su due livelli raccordati da scalini di pietra di Matraia. La terrazza soprastante si compone dagli ovali gemellati dei prati, delimitati dalle corse degli oltre 70 limoni secolari in “conca”, ognuna siglata dallo stemma dei committenti lucchesi. Tutto il terrazzo è racchiuso da quinte di carpino. Al centro della fontana si trovava un tempo una grande statua grottesca in pietra, raffigurante una tartaruga sormontata da un drago con testa umana e mascherone a tergo, dalla cui bocca esce una proboscide di elefante. La statua si trova oggi sistemata nel bosco. Sul lato sinistro del Giardino all’italiana si incontra la Limonaia. Oltrepassato il boschetto di bambù gigante si entra in piccolo luogo magico, il “Teatro di verzura” un vero teatro all’aperto. Talmente intensa è la suggestione di questo angolo seminascosto, che viene spontaneo parlare sottovoce.
2012
M.G.Bellardi (2012). Villa Grabau. FLORTECNICA, 5, I-V.
M.G.Bellardi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/116428
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