Agli amanti dei Giardini storici e delle Città d’Arte, suggeriamo di recarsi in un luogo davvero magico e suggestivo: il “Labirinto Borges” sull’isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia. Si tratta di un ampio Giardino (2300 mq) che sorge nel cortile del Monastero Benedettino sede, dal 1951, della Fondazione Cini, più precisamente nello spazio retrostante il Chiostro del Palladio ed il Chiostro dei Cipressi, così da costituire una sorta di “terzo Chiostro” di dimensioni all’incirca uguali a quelle degli altri due. Sotto le finestre della Biblioteca della Fondazione Cini, si avrà l’opportunità di girare, o meglio di “smarrirsi”, tra le siepi del Labirinto dove riecheggia il nome di uno dei più grandi geni letterari del Novecento: Jorge Luis Borges. Il Labirinto vegetale Il Labirinto vegetale, quasi sempre formato da siepi, è costituito da un insieme di passaggi disposti in modo da intersecarsi capricciosamente per rendere difficile l’orientamento. Ve ne sono di due tipi. Il primo è a percorso obbligato, in quanto la via da percorrere è una sola che, sebbene lunga e tortuosa, conduce sempre al centro. Il secondo è ad opzioni, e quindi costituito da una molteplicità di percorsi possibili di cui uno solo, del tutto casuale, conduce al centro: chi lo percorre deve perciò scegliere se dirigersi a destra o a sinistra, inoltrandosi in sentieri a fondo cieco che creano angoli d’intimità. l Giardino-Labirinto Il progetto del Giardino-Labirinto, risalente agli anni ’80 e fortemente voluto dalla seconda moglie dello scrittore, Marìa Kodama, è opera dell’architetto britannico Randoll Coate. Ispirato a “Il giardino dei sentieri che si biforcano”, uno dei racconti più caratterizzanti di Borges (dalla raccolta “Finzioni”, 1935-1944), il Labirinto è composto da 3250 piante di bosso (Buxus sempervirens ) e riproduce il nome del poeta argentino come se fosse idealmente scritto sulle pagine di un grande Libro Aperto. Non a caso, Borges fu gran sacerdote del culto dei libri, tanto da affermare che l’uomo è ciò che legge, non ciò che scrive. Alla Kodama si deve, in particolare, l’idea di realizzare all’interno del labirinto un corrimano che riporta la scritta in braille “El Jardin de senderos que se bifurcan”: una sorta di via “illuminata” verso l’uscita per chi non vede, condizione che il marito conobbe a partire dalla fine degli anni ‘50, ma che seppe trasformare in senso creativo, rendendola metafora della vita.
M.G.Bellardi (2012). Il Giardino-Labirinto Borges a Venezia. FLORTECNICA, 3, I-VII.
Il Giardino-Labirinto Borges a Venezia
BELLARDI, MARIA GRAZIA
2012
Abstract
Agli amanti dei Giardini storici e delle Città d’Arte, suggeriamo di recarsi in un luogo davvero magico e suggestivo: il “Labirinto Borges” sull’isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia. Si tratta di un ampio Giardino (2300 mq) che sorge nel cortile del Monastero Benedettino sede, dal 1951, della Fondazione Cini, più precisamente nello spazio retrostante il Chiostro del Palladio ed il Chiostro dei Cipressi, così da costituire una sorta di “terzo Chiostro” di dimensioni all’incirca uguali a quelle degli altri due. Sotto le finestre della Biblioteca della Fondazione Cini, si avrà l’opportunità di girare, o meglio di “smarrirsi”, tra le siepi del Labirinto dove riecheggia il nome di uno dei più grandi geni letterari del Novecento: Jorge Luis Borges. Il Labirinto vegetale Il Labirinto vegetale, quasi sempre formato da siepi, è costituito da un insieme di passaggi disposti in modo da intersecarsi capricciosamente per rendere difficile l’orientamento. Ve ne sono di due tipi. Il primo è a percorso obbligato, in quanto la via da percorrere è una sola che, sebbene lunga e tortuosa, conduce sempre al centro. Il secondo è ad opzioni, e quindi costituito da una molteplicità di percorsi possibili di cui uno solo, del tutto casuale, conduce al centro: chi lo percorre deve perciò scegliere se dirigersi a destra o a sinistra, inoltrandosi in sentieri a fondo cieco che creano angoli d’intimità. l Giardino-Labirinto Il progetto del Giardino-Labirinto, risalente agli anni ’80 e fortemente voluto dalla seconda moglie dello scrittore, Marìa Kodama, è opera dell’architetto britannico Randoll Coate. Ispirato a “Il giardino dei sentieri che si biforcano”, uno dei racconti più caratterizzanti di Borges (dalla raccolta “Finzioni”, 1935-1944), il Labirinto è composto da 3250 piante di bosso (Buxus sempervirens ) e riproduce il nome del poeta argentino come se fosse idealmente scritto sulle pagine di un grande Libro Aperto. Non a caso, Borges fu gran sacerdote del culto dei libri, tanto da affermare che l’uomo è ciò che legge, non ciò che scrive. Alla Kodama si deve, in particolare, l’idea di realizzare all’interno del labirinto un corrimano che riporta la scritta in braille “El Jardin de senderos que se bifurcan”: una sorta di via “illuminata” verso l’uscita per chi non vede, condizione che il marito conobbe a partire dalla fine degli anni ‘50, ma che seppe trasformare in senso creativo, rendendola metafora della vita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


