Il contributo sonda la possibilità di esistenza di un diritto civile che aspiri a dirsi “laico” ed intende affrontare le relazioni intercorrenti tra il fondamento extragiuridico degli interessi e dei valori coinvolti dal procedimento di formazione della norma giuridica, nonché l’esistenza, nel diritto civile vigente, di molteplici istituti e settori il cui fondamento assiologico riposa sulla sfera morale, etica ovvero religiosa. Lo studio sonda il precipitato di una metodologia che aspiri a ricondurre il dato giuridico molteplice ad una unità sistematica che non sia esclusivamente formale-concettuale ma altresì sostanziale-valutativa. In siffatta prospettiva, in particolare, il problema della relazione tra valori (extrastatuali, meta-positivi, morali, religiosi, etici) e norma giuridica si emancipa dal solo riferimento ai temi della bioetica, della morte, della vita e del corpo; è lo stesso diritto privato patrimoniale a fornire confermare della correttezza del metodo, dall’alto di una tradizione concettuale, normativa e argomentativa nella quale l’assenza di un fondamento assiologico della norma giuridica non è mai stata seriamente sostenuta. Tale consapevolezza pone allora la laicità nel novero dei canoni metodologici con i quali deve confrontarsi l’attività del giurista, chiamato a verificare e denunciare la discrasia tra i valori sostanziali e quelli formali accolti dall’ordinamento che li abbia rivestiti del crisma della giuridicità e, ancor prima, chiamato a verificare che il processo di selezione dei valori abbia avuto quale riferimento non i valori in sé, quali oggettività astratte di dubbia conoscibilità, ma la loro traduzione percepibile nella realtà sociale di riferimento. Non è, invece, la laicità, un valore capace di sottrarsi esso stesso al contemperamento tra principi fondamentali dell’ordinamento quale, per esempio, il principio personalistico. Dal che la stessa dialettica tra autodeterminazione ed etero determinazione risulta composta nell’esigenza, una volta assicurata la possibilità di considerare ogni valore – quale ne sia la sfera d’origine – nel processo democratico di filtro e selezione di cui consiste l’elaborazione di regole giuridiche, di mettere in discussione lo stesso risultato di tale selezione quando essa confligga con principi di livello superiore. Tale assunto, peraltro, preserva il diritto da un ruolo ad esso estraneo, posto che ad esso non compete di assecondare ogni tipo di interesse rispetto al quale un movimento più o meno vasto di individui reclami la predisposizione di forme di tutela, da una parte, né, dall’altra, di farsi tirannia di una maggioranza la quale percepisca come diffusi valori contrastanti con i principi personalistici che permeano l’ordinamento costituzionale e civile.

Laicità e diritto civile / L. Balestra. - In: RIVISTA DI DIRITTO CIVILE. - ISSN 0035-6093. - STAMPA. - 1:(2008), pp. 13-37.

Laicità e diritto civile

BALESTRA, LUIGI
2008

Abstract

Il contributo sonda la possibilità di esistenza di un diritto civile che aspiri a dirsi “laico” ed intende affrontare le relazioni intercorrenti tra il fondamento extragiuridico degli interessi e dei valori coinvolti dal procedimento di formazione della norma giuridica, nonché l’esistenza, nel diritto civile vigente, di molteplici istituti e settori il cui fondamento assiologico riposa sulla sfera morale, etica ovvero religiosa. Lo studio sonda il precipitato di una metodologia che aspiri a ricondurre il dato giuridico molteplice ad una unità sistematica che non sia esclusivamente formale-concettuale ma altresì sostanziale-valutativa. In siffatta prospettiva, in particolare, il problema della relazione tra valori (extrastatuali, meta-positivi, morali, religiosi, etici) e norma giuridica si emancipa dal solo riferimento ai temi della bioetica, della morte, della vita e del corpo; è lo stesso diritto privato patrimoniale a fornire confermare della correttezza del metodo, dall’alto di una tradizione concettuale, normativa e argomentativa nella quale l’assenza di un fondamento assiologico della norma giuridica non è mai stata seriamente sostenuta. Tale consapevolezza pone allora la laicità nel novero dei canoni metodologici con i quali deve confrontarsi l’attività del giurista, chiamato a verificare e denunciare la discrasia tra i valori sostanziali e quelli formali accolti dall’ordinamento che li abbia rivestiti del crisma della giuridicità e, ancor prima, chiamato a verificare che il processo di selezione dei valori abbia avuto quale riferimento non i valori in sé, quali oggettività astratte di dubbia conoscibilità, ma la loro traduzione percepibile nella realtà sociale di riferimento. Non è, invece, la laicità, un valore capace di sottrarsi esso stesso al contemperamento tra principi fondamentali dell’ordinamento quale, per esempio, il principio personalistico. Dal che la stessa dialettica tra autodeterminazione ed etero determinazione risulta composta nell’esigenza, una volta assicurata la possibilità di considerare ogni valore – quale ne sia la sfera d’origine – nel processo democratico di filtro e selezione di cui consiste l’elaborazione di regole giuridiche, di mettere in discussione lo stesso risultato di tale selezione quando essa confligga con principi di livello superiore. Tale assunto, peraltro, preserva il diritto da un ruolo ad esso estraneo, posto che ad esso non compete di assecondare ogni tipo di interesse rispetto al quale un movimento più o meno vasto di individui reclami la predisposizione di forme di tutela, da una parte, né, dall’altra, di farsi tirannia di una maggioranza la quale percepisca come diffusi valori contrastanti con i principi personalistici che permeano l’ordinamento costituzionale e civile.
2008
Laicità e diritto civile / L. Balestra. - In: RIVISTA DI DIRITTO CIVILE. - ISSN 0035-6093. - STAMPA. - 1:(2008), pp. 13-37.
L. Balestra
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/114730
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