È ormai da oltre dieci anni che la scuola italiana è diventata lo specchio di quel pluralismo di cittadinanze, lingue, culture e religioni che innervano il più ampio tessuto sociale del nostro paese. Oggi ai banchi delle nostre scuole siedono più di 629 mila studenti stranieri provenienti da almeno 150 diversi paesi. Questo significa che, ogni cento studenti, sette sono stranieri. La scuola è un luogo privilegiato per studiare i minori stranieri, poiché è l’istituzione che, in virtù di quell’universale «diritto-dovere all’istruzione e alla formazione» (legge n. 296/2006), accoglie tutti i giovani in età scolare per almeno dieci anni, compresi i minori stranieri seppur in posizione non regolare in ordine al loro soggiorno (art. 45 del d.p.r. n. 394/1999). Questo significa che la maggior parte della ricerca empirica italiana ha raccolto informazioni sui minori stranieri realizzando indagini nell’istituzione dove sono più numerosi e concentrati: la scuola. A livello formale, le segreterie didattiche delle istituzioni scolastiche definiscono lo studente straniero come un «alunno con cittadinanza non italiana». Questa espressione terminologica non è tanto dettata da una preferenza linguistica, ma è piuttosto orientata al rispetto di alcune norme e principi. Infatti, è considerato «alunno con cittadinanza non italiana» lo studente che è iscritto alle scuole di ogni ordine e grado e che, anche se nato in Italia, ha entrambi i genitori di nazionalità non italiana (artt. 115 e 116 del d.l.vo n. 297/1994). In altre parole, le scuole distinguono gli studenti stranieri da quelli italiani ispirandosi al criterio giuridico della cittadinanza (legge n. 91/1992) fondato sullo ius sanguinis, per cui non conta tanto dove sei nato, ma conta di chi sei figlio. Nonostante esista un criterio classificatorio formale e ufficiale, finora molta della ricerca sociologica empirica non è riuscita a farlo proprio, in parte perché è un’informazione che le scuole tendono a non rilasciare per garantire il rispetto dell’anonimato dello studente, e in parte perché il concetto di cittadinanza è sfuggente o addirittura ignoto ai protagonisti di queste indagini. I ricercatori sociali hanno così adottato alcune strategie per rilevare questa informazione, basate per lo più sulla rilevazione del paese di nascita dello studente e delle due principali figure adulte di riferimento, che nella maggior parte dei casi coincidono con i genitori. Se, da un lato, gli studenti si sono mostrati molto più preparati nel rispondere a questi quesiti, dall’altro, l’informazione così ottenuta rischia di discordare con quella fornita dalle statistiche ufficiali. In questo lavoro, a partire dai dati raccolti in un’indagine che ha coinvolto 1.080 studenti (di cui 510 alunni con cittadinanza non italiana) iscritti nelle classe prime delle scuole secondarie di II grado della provincia di Bologna (anno scolastico 2009/10), si cercherà di comprendere: a) se, e quanto, i criteri classificatori usati dalla ricerca sociologica per individuare gli studenti stranieri si discostano dai dati raccolti dalle statistiche ufficiali; b) in quale direzione si produce la distorsione dell’informazione; c) se è possibile individuare un criterio classificatorio più congeniale ai fini della ricerca sociologica.

Italiano o straniero? Considerazioni sui criteri di classificazione degli studenti nella ricerca sociale / D. Mantovani. - In: POLIS. - ISSN 1120-9488. - STAMPA. - XXV:1(2011), pp. 65-95. [10.1424/34396]

Italiano o straniero? Considerazioni sui criteri di classificazione degli studenti nella ricerca sociale

MANTOVANI, DEBORA
2011

Abstract

È ormai da oltre dieci anni che la scuola italiana è diventata lo specchio di quel pluralismo di cittadinanze, lingue, culture e religioni che innervano il più ampio tessuto sociale del nostro paese. Oggi ai banchi delle nostre scuole siedono più di 629 mila studenti stranieri provenienti da almeno 150 diversi paesi. Questo significa che, ogni cento studenti, sette sono stranieri. La scuola è un luogo privilegiato per studiare i minori stranieri, poiché è l’istituzione che, in virtù di quell’universale «diritto-dovere all’istruzione e alla formazione» (legge n. 296/2006), accoglie tutti i giovani in età scolare per almeno dieci anni, compresi i minori stranieri seppur in posizione non regolare in ordine al loro soggiorno (art. 45 del d.p.r. n. 394/1999). Questo significa che la maggior parte della ricerca empirica italiana ha raccolto informazioni sui minori stranieri realizzando indagini nell’istituzione dove sono più numerosi e concentrati: la scuola. A livello formale, le segreterie didattiche delle istituzioni scolastiche definiscono lo studente straniero come un «alunno con cittadinanza non italiana». Questa espressione terminologica non è tanto dettata da una preferenza linguistica, ma è piuttosto orientata al rispetto di alcune norme e principi. Infatti, è considerato «alunno con cittadinanza non italiana» lo studente che è iscritto alle scuole di ogni ordine e grado e che, anche se nato in Italia, ha entrambi i genitori di nazionalità non italiana (artt. 115 e 116 del d.l.vo n. 297/1994). In altre parole, le scuole distinguono gli studenti stranieri da quelli italiani ispirandosi al criterio giuridico della cittadinanza (legge n. 91/1992) fondato sullo ius sanguinis, per cui non conta tanto dove sei nato, ma conta di chi sei figlio. Nonostante esista un criterio classificatorio formale e ufficiale, finora molta della ricerca sociologica empirica non è riuscita a farlo proprio, in parte perché è un’informazione che le scuole tendono a non rilasciare per garantire il rispetto dell’anonimato dello studente, e in parte perché il concetto di cittadinanza è sfuggente o addirittura ignoto ai protagonisti di queste indagini. I ricercatori sociali hanno così adottato alcune strategie per rilevare questa informazione, basate per lo più sulla rilevazione del paese di nascita dello studente e delle due principali figure adulte di riferimento, che nella maggior parte dei casi coincidono con i genitori. Se, da un lato, gli studenti si sono mostrati molto più preparati nel rispondere a questi quesiti, dall’altro, l’informazione così ottenuta rischia di discordare con quella fornita dalle statistiche ufficiali. In questo lavoro, a partire dai dati raccolti in un’indagine che ha coinvolto 1.080 studenti (di cui 510 alunni con cittadinanza non italiana) iscritti nelle classe prime delle scuole secondarie di II grado della provincia di Bologna (anno scolastico 2009/10), si cercherà di comprendere: a) se, e quanto, i criteri classificatori usati dalla ricerca sociologica per individuare gli studenti stranieri si discostano dai dati raccolti dalle statistiche ufficiali; b) in quale direzione si produce la distorsione dell’informazione; c) se è possibile individuare un criterio classificatorio più congeniale ai fini della ricerca sociologica.
2011
Italiano o straniero? Considerazioni sui criteri di classificazione degli studenti nella ricerca sociale / D. Mantovani. - In: POLIS. - ISSN 1120-9488. - STAMPA. - XXV:1(2011), pp. 65-95. [10.1424/34396]
D. Mantovani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/111160
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