La letteratura internazionale mostra, ormai da anni, un visibile interesse per le indagini nell’ambito della psicopatologia materna perinatale, con particolare enfasi sui disturbi depressivi. A partire dagli anni ‘90, soprattutto, è possibile osservare una crescente proliferazione di studi, sia trasversali che longitudinali, sulla depressione in gravidanza e/o nel post partum. In particolar modo, si è assistito ad un’esplorazione del quadro psicopatologico su più livelli, che ha coinvolto sia l’identificazione dei segni predittivi e dei fattori di rischio, così come la valutazione dell’incidenza del disturbo e la stima delle possibili conseguenze negative sulla donna, sul suo bambino e sul benessere complessivo della famiglia. La ricerca sulle procedure di screening e assessment è risultata gradualmente in forte crescita, motivata dalla necessità di sviluppare interventi che agiscano a livello preventivo e che consentano di individuare in maniera adeguata ed efficace il disagio depressivo nel periodo perinatale, a partire dalla gestazione. I risultati del lavoro presentato sostengono: - l’importanza di adottare, rispetto alla psicopatologia perinatale, un’ottica più ampia, che tenga maggiormente conto delle diverse forme che può acquisire il disagio psichico materno (Austin, 2004); - la necessità di monitorare il periodo gestazionale, per le implicazioni sulla salute mentale della donna e le ripercussioni che potrebbe comportare nel post partum, dal momento che elevati livelli di ansia e depressione in gravidanza sono predittivi rispetto l’ansia e la depressione postnatali (Heron et al., 2004). Alla luce della crescente diffusione del disagio in epoca perinatale, diviene obiettivo prioritario, a livello regionale nonché nazionale, quello di definire e rivedere le linee guida per la prevenzione della salute mentale della madre, del bambino, della coppia genitoriale e del sistema familiare, a partire dalla gestazione. Alcuni elementi vanno tenuti in debita considerazione quando si ha come obiettivo quello di tutelare il benessere psicologico materno a partire dalla gravidanza. Attualmente, è sempre più esperienza comune e condivisa quella di lavorare in strutture ospedaliere governate da tempi stretti, limitate risorse di personale curante nonchè di spazi, contraddistinte, da una parte, dalla scarsa formazione sul disagio psicologico perinatale, dall’altra dalla tendenza ad enfatizzare la salute fisica piuttosto che quella mentale. In queste condizioni, la qualità delle cure fornite alla donna potrebbe essere visibilmente incrementata dall’avvio di procedure di assessment a partire dalle fasi più precoci della gestazione inserite in un monitoraggio a lungo termine. Infatti, se la prevenzione della depressione perinatale è ancor oggi un obiettivo lontano, l’individuazione precoce e il trattamento sono però realizzabili e costituiscono il miglior approccio (Dossett, 2008). La ricerca-intervento presentata può essere quindi considerata come uno dei validi tentativi possibili per offrire un modello di intervento in un contesto pubblico di cura perinatale, accettato dalle donne, in grado di individuare le situazioni a maggior rischio, riducendo così le ripercussioni negative nel puerperio.
Agostini F., Monti F., Dallacasa P., Liverani A., Bozicevic L. (2011). Psicopatologia depressiva perinatale: protocollo di assessment e intervento in una struttura ospedaliera. ROMA : Carocci.
Psicopatologia depressiva perinatale: protocollo di assessment e intervento in una struttura ospedaliera
AGOSTINI, FRANCESCA;MONTI, FIORELLA;
2011
Abstract
La letteratura internazionale mostra, ormai da anni, un visibile interesse per le indagini nell’ambito della psicopatologia materna perinatale, con particolare enfasi sui disturbi depressivi. A partire dagli anni ‘90, soprattutto, è possibile osservare una crescente proliferazione di studi, sia trasversali che longitudinali, sulla depressione in gravidanza e/o nel post partum. In particolar modo, si è assistito ad un’esplorazione del quadro psicopatologico su più livelli, che ha coinvolto sia l’identificazione dei segni predittivi e dei fattori di rischio, così come la valutazione dell’incidenza del disturbo e la stima delle possibili conseguenze negative sulla donna, sul suo bambino e sul benessere complessivo della famiglia. La ricerca sulle procedure di screening e assessment è risultata gradualmente in forte crescita, motivata dalla necessità di sviluppare interventi che agiscano a livello preventivo e che consentano di individuare in maniera adeguata ed efficace il disagio depressivo nel periodo perinatale, a partire dalla gestazione. I risultati del lavoro presentato sostengono: - l’importanza di adottare, rispetto alla psicopatologia perinatale, un’ottica più ampia, che tenga maggiormente conto delle diverse forme che può acquisire il disagio psichico materno (Austin, 2004); - la necessità di monitorare il periodo gestazionale, per le implicazioni sulla salute mentale della donna e le ripercussioni che potrebbe comportare nel post partum, dal momento che elevati livelli di ansia e depressione in gravidanza sono predittivi rispetto l’ansia e la depressione postnatali (Heron et al., 2004). Alla luce della crescente diffusione del disagio in epoca perinatale, diviene obiettivo prioritario, a livello regionale nonché nazionale, quello di definire e rivedere le linee guida per la prevenzione della salute mentale della madre, del bambino, della coppia genitoriale e del sistema familiare, a partire dalla gestazione. Alcuni elementi vanno tenuti in debita considerazione quando si ha come obiettivo quello di tutelare il benessere psicologico materno a partire dalla gravidanza. Attualmente, è sempre più esperienza comune e condivisa quella di lavorare in strutture ospedaliere governate da tempi stretti, limitate risorse di personale curante nonchè di spazi, contraddistinte, da una parte, dalla scarsa formazione sul disagio psicologico perinatale, dall’altra dalla tendenza ad enfatizzare la salute fisica piuttosto che quella mentale. In queste condizioni, la qualità delle cure fornite alla donna potrebbe essere visibilmente incrementata dall’avvio di procedure di assessment a partire dalle fasi più precoci della gestazione inserite in un monitoraggio a lungo termine. Infatti, se la prevenzione della depressione perinatale è ancor oggi un obiettivo lontano, l’individuazione precoce e il trattamento sono però realizzabili e costituiscono il miglior approccio (Dossett, 2008). La ricerca-intervento presentata può essere quindi considerata come uno dei validi tentativi possibili per offrire un modello di intervento in un contesto pubblico di cura perinatale, accettato dalle donne, in grado di individuare le situazioni a maggior rischio, riducendo così le ripercussioni negative nel puerperio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.