Fin dall’inizio, la storia del cinema ha considerato la creatività e l’iniziativa femminile quali variabili senza importanza per il destino artistico, economico e industriale del cinema. Tuttora i più accreditati repertori biografici riservano qualche spazio quasi solo alle attrici, mentre appena una manciata di nomi femminili compare nei volumi dedicati ai registi. Ciò ha prodotto una visione del cinema mutilata, come costruzione tutta maschile, dove le donne hanno spazio solo nella misura in cui si prestano a farsi oggetto di sguardo. La Feminist Film Theory è sorta in un primo tempo precisamente su questo assunto, mostrando come il discorso sul cinema fosse viziato all’origine dall’esclusione della soggettività femminile e, in particolare, dalla sottovalutazione del ruolo attivo della spettatrice. Ma l’affermazione, compiuta su un piano ermeneutico e per via deduttiva, della produttività simbolica dello sguardo femminile, non fa in un primo tempo che evidenziare l’apparente esiguità del numero di donne concretamente implicate nei processi produttivi. Nonostante apprezzabili ricerche che tentano di scardinare il teorema della natura fondamentalmente maschile dello sguardo, analizzando il lavoro di cineaste come Dorothy Arzner, Ida Lupino, Germaine Dulac, Maya Deren e altre, il paesaggio culturale del cinema sembra destinato a rimanere concepito come un terreno a egemonia maschile. Si tratta dunque di un problema teorico che chiede di essere affrontato attraverso una diversa metodologia di ricerca empirica, in grado di fornire un nuovo patrimonio di conoscenze di base. Da queste premesse prende le mosse nel 1999, grazie a un’iniziativa di Jane Gaines, il progetto Women Film Pioneers, che è cresciuto in poco più d’un decennio fino a contare attualmente su un’ampia rete di studiose e studiosi disseminati in tutto il mondo, producendo una cospicua messe di risultati. Nato come impresa collaborativa volta a indagare la partecipazione delle donne alla prima industria cinematografica, il progetto punta a costruire, utilizzando le risorse della tecnologia digitale, un grande repertorio biografico delle pioniere del cinema mondiale. Schematicamente, i presupposti metodologici di Women Film Pioneers possono essere riassunti in tre punti: il primo riguarda il problema della periodizzazione, il secondo la scelta di un approccio transnazionale, il terzo la volontà di inserirsi in un quadro di storia sociale.

M. Dall'Asta (2011). Women Film Pioneers: un nuovo sguardo sulla storia del cinema. BN, LXXII-570, 13-18.

Women Film Pioneers: un nuovo sguardo sulla storia del cinema

DALL'ASTA, MONICA
2011

Abstract

Fin dall’inizio, la storia del cinema ha considerato la creatività e l’iniziativa femminile quali variabili senza importanza per il destino artistico, economico e industriale del cinema. Tuttora i più accreditati repertori biografici riservano qualche spazio quasi solo alle attrici, mentre appena una manciata di nomi femminili compare nei volumi dedicati ai registi. Ciò ha prodotto una visione del cinema mutilata, come costruzione tutta maschile, dove le donne hanno spazio solo nella misura in cui si prestano a farsi oggetto di sguardo. La Feminist Film Theory è sorta in un primo tempo precisamente su questo assunto, mostrando come il discorso sul cinema fosse viziato all’origine dall’esclusione della soggettività femminile e, in particolare, dalla sottovalutazione del ruolo attivo della spettatrice. Ma l’affermazione, compiuta su un piano ermeneutico e per via deduttiva, della produttività simbolica dello sguardo femminile, non fa in un primo tempo che evidenziare l’apparente esiguità del numero di donne concretamente implicate nei processi produttivi. Nonostante apprezzabili ricerche che tentano di scardinare il teorema della natura fondamentalmente maschile dello sguardo, analizzando il lavoro di cineaste come Dorothy Arzner, Ida Lupino, Germaine Dulac, Maya Deren e altre, il paesaggio culturale del cinema sembra destinato a rimanere concepito come un terreno a egemonia maschile. Si tratta dunque di un problema teorico che chiede di essere affrontato attraverso una diversa metodologia di ricerca empirica, in grado di fornire un nuovo patrimonio di conoscenze di base. Da queste premesse prende le mosse nel 1999, grazie a un’iniziativa di Jane Gaines, il progetto Women Film Pioneers, che è cresciuto in poco più d’un decennio fino a contare attualmente su un’ampia rete di studiose e studiosi disseminati in tutto il mondo, producendo una cospicua messe di risultati. Nato come impresa collaborativa volta a indagare la partecipazione delle donne alla prima industria cinematografica, il progetto punta a costruire, utilizzando le risorse della tecnologia digitale, un grande repertorio biografico delle pioniere del cinema mondiale. Schematicamente, i presupposti metodologici di Women Film Pioneers possono essere riassunti in tre punti: il primo riguarda il problema della periodizzazione, il secondo la scelta di un approccio transnazionale, il terzo la volontà di inserirsi in un quadro di storia sociale.
2011
BN
M. Dall'Asta (2011). Women Film Pioneers: un nuovo sguardo sulla storia del cinema. BN, LXXII-570, 13-18.
M. Dall'Asta
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