Il relativismo moderno ha complesse relazioni con il colonialismo. Dopo il colonialismo, inoltre, cioè in epoca attuale, rimane ancora il compito di lavorare sulle nostre relazioni con società diverse. Infatti si parla di un “approccio relativistico” necessario ad “analizzare le proclamazioni, nel secondo dopoguerra, dei diritti degli individui e dei diritti dei popoli”, con la consapevolezza che “i movimenti dei popoli del Terzo Mondo hanno contribuito a mettere in discussione i principi del diritto internazionale che erano serviti a legittimare la loro sottomissione al dominio delle potenze occidentali”. Il che si lega alla osservazione che, a partire dal secondo dopoguerra, il diritto internazionale coinvolge anche popoli extra-europei il cui consenso è necessariamente invocato. “Il contributo di questi paesi, molti dei quali sono usciti dalla fase della colonizzazione, si è svolto in una duplice direzione: da una parte, si è trattato della partecipazione allo sviluppo e alla universalizzazione del diritto internazionale; dall’altra, questi paesi hanno invece contribuito alla [sua] differenziazione” . Questo significa che l’universalizzazione non è europeizzazione, o occidentalizzazione, bensì l’idea di individuare principi condivisi dalle diverse civiltà (ad esempio i diritti umani) che siano comunemente accettati dal diritto internazionale positivo. Tuttavia, lo sforzo di abbracciare questo approccio incline al relativismo, ma non ingenuamente relativistico, sconta la derivazione da un universalismo ancora troppo “vecchia maniera” che nasconde alcune insidie.
S. Vida (2011). Liberalismo e civiltà. JURA GENTIUM, VIII(Special Issue "Diritti e civiltà", a cura di Elisa Orrù), 49-57.
Liberalismo e civiltà
VIDA, SILVIA
2011
Abstract
Il relativismo moderno ha complesse relazioni con il colonialismo. Dopo il colonialismo, inoltre, cioè in epoca attuale, rimane ancora il compito di lavorare sulle nostre relazioni con società diverse. Infatti si parla di un “approccio relativistico” necessario ad “analizzare le proclamazioni, nel secondo dopoguerra, dei diritti degli individui e dei diritti dei popoli”, con la consapevolezza che “i movimenti dei popoli del Terzo Mondo hanno contribuito a mettere in discussione i principi del diritto internazionale che erano serviti a legittimare la loro sottomissione al dominio delle potenze occidentali”. Il che si lega alla osservazione che, a partire dal secondo dopoguerra, il diritto internazionale coinvolge anche popoli extra-europei il cui consenso è necessariamente invocato. “Il contributo di questi paesi, molti dei quali sono usciti dalla fase della colonizzazione, si è svolto in una duplice direzione: da una parte, si è trattato della partecipazione allo sviluppo e alla universalizzazione del diritto internazionale; dall’altra, questi paesi hanno invece contribuito alla [sua] differenziazione” . Questo significa che l’universalizzazione non è europeizzazione, o occidentalizzazione, bensì l’idea di individuare principi condivisi dalle diverse civiltà (ad esempio i diritti umani) che siano comunemente accettati dal diritto internazionale positivo. Tuttavia, lo sforzo di abbracciare questo approccio incline al relativismo, ma non ingenuamente relativistico, sconta la derivazione da un universalismo ancora troppo “vecchia maniera” che nasconde alcune insidie.File | Dimensione | Formato | |
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