Negli ultimi anni, parallelamente all’espansione del settore biologico, si è assistito a un crescente interesse per i modelli alternativi di garanzia dell’integrità dei prodotti biologici. Gruppi di piccoli agricoltori di tutto il mondo hanno iniziato a sviluppare approcci alternativi per affrontare i problemi connessi alla certificazione di terza parte. Queste pratiche sono note come Sistemi di Garanzia Partecipativa (PGS). Tali modelli: (i) si basano sugli standard di certificazione biologica dell’IFOAM, (ii) riguardano il complesso dei produttori di una comunità rurale, (iii) comportano l’inclusione di una grande varietà di attori e (iv) hanno lo scopo di ridurre al minimo burocrazia e costi semplificando le procedure di verifica e incorporando un elemento di educazione ambientale e sociale sia per i produttori sia per i consumatori. La proposta, e allo stesso tempo la sfida dei PGS, è quella di agevolare la produzione delle famiglie dei piccoli produttori e di promuovere un sistema alimentare locale nel rispetto dei modelli biologici, della biodiversità e del diritto all’accesso generalizzato ai prodotti alimentari biologici. Inoltre, attraverso la vendita diretta e il conseguente abbattimento di transazioni e intermediari, i produttori ottengono un prezzo equo e in linea con i costi di produzione e contemporaneamente i consumatori pagano un prezzo per gli alimenti biologici sostanzialmente inferiore rispetto a quello dei prodotti biologici affidati alla grande distribuzione. Gli schemi partecipativi si rifanno all’idea dei modelli volontari di assicurazione della qualità ma sono maggiormente impiegati in contesti di sviluppo rurale dei paesi dalle economie in transizione o in via di sviluppo. Non mancano comunque casi di certificazione partecipativa in Paesi quali gli Stati Uniti, la Francia o l’Italia. Il caso forse più noto di adozione dei PGS si registra in Brasile, all’interno della Rede Ecovida de Agroecologia che si estende in tre stati del sud del Brasile – Paranà, Santa Catarina, Rio Grande do Sul – è composta da 24 nuclei regionali che coinvolgono circa 170 comuni, 200 tra associazioni di agricoltori e di consumatori, 20 ONG e 100 mercati ecologici. La Rede Ecovida è ben nota anche perché attraverso azioni mirate e prolungate negli ultimi vent’anni è riuscita ad influenzare i decisori politici ottenendo il riconoscimento ufficiale dello status di biologico per i generi alimentari prodotti all’interno della sua rete di agricoltori. Da un’analisi preliminare dei dati raccolti nelle zone in cui opera la Rede Ecovida, il 70% del campione intervistato – 230 persone di cui metà residente nei luoghi di produzione PGS e la restante metà nelle aree urbane limitrofe – dichiara di non conoscere i modelli PGS ma nonostante ciò il 47% circa dei soggetti intervistati nelle zone urbane dimostra volontà d’acquisto dei prodotti PGS mentre nelle zone di produzione la quasi totalità (96,5%) degli intervistati che consuma abitualmente prodotti da agricoltura biologica, dichiara di acquistare o di essere ben disposto all’acquisto dei beni PGS. Risulta inoltre che i meccanismi di fiducia in questo tipo di garanzia della qualità risiedono principalmente nella conoscenza pregressa dei produttori o derivata e consolidata attraverso la consuetudine d’acquisto.

G. Sacchi, C. Zanasi, M. Canavari (2011). I SISTEMI PARTECIPATIVI DI GARANZIA DELLA QUALITÀ DEI PRODOTTI BIOLOGICI: INDAGINE SULLA RISPOSTA D’ACQUISTO DEL CONSUMATORE. Roma : ENEA.

I SISTEMI PARTECIPATIVI DI GARANZIA DELLA QUALITÀ DEI PRODOTTI BIOLOGICI: INDAGINE SULLA RISPOSTA D’ACQUISTO DEL CONSUMATORE

SACCHI, GIOVANNA;ZANASI, CESARE;CANAVARI, MAURIZIO
2011

Abstract

Negli ultimi anni, parallelamente all’espansione del settore biologico, si è assistito a un crescente interesse per i modelli alternativi di garanzia dell’integrità dei prodotti biologici. Gruppi di piccoli agricoltori di tutto il mondo hanno iniziato a sviluppare approcci alternativi per affrontare i problemi connessi alla certificazione di terza parte. Queste pratiche sono note come Sistemi di Garanzia Partecipativa (PGS). Tali modelli: (i) si basano sugli standard di certificazione biologica dell’IFOAM, (ii) riguardano il complesso dei produttori di una comunità rurale, (iii) comportano l’inclusione di una grande varietà di attori e (iv) hanno lo scopo di ridurre al minimo burocrazia e costi semplificando le procedure di verifica e incorporando un elemento di educazione ambientale e sociale sia per i produttori sia per i consumatori. La proposta, e allo stesso tempo la sfida dei PGS, è quella di agevolare la produzione delle famiglie dei piccoli produttori e di promuovere un sistema alimentare locale nel rispetto dei modelli biologici, della biodiversità e del diritto all’accesso generalizzato ai prodotti alimentari biologici. Inoltre, attraverso la vendita diretta e il conseguente abbattimento di transazioni e intermediari, i produttori ottengono un prezzo equo e in linea con i costi di produzione e contemporaneamente i consumatori pagano un prezzo per gli alimenti biologici sostanzialmente inferiore rispetto a quello dei prodotti biologici affidati alla grande distribuzione. Gli schemi partecipativi si rifanno all’idea dei modelli volontari di assicurazione della qualità ma sono maggiormente impiegati in contesti di sviluppo rurale dei paesi dalle economie in transizione o in via di sviluppo. Non mancano comunque casi di certificazione partecipativa in Paesi quali gli Stati Uniti, la Francia o l’Italia. Il caso forse più noto di adozione dei PGS si registra in Brasile, all’interno della Rede Ecovida de Agroecologia che si estende in tre stati del sud del Brasile – Paranà, Santa Catarina, Rio Grande do Sul – è composta da 24 nuclei regionali che coinvolgono circa 170 comuni, 200 tra associazioni di agricoltori e di consumatori, 20 ONG e 100 mercati ecologici. La Rede Ecovida è ben nota anche perché attraverso azioni mirate e prolungate negli ultimi vent’anni è riuscita ad influenzare i decisori politici ottenendo il riconoscimento ufficiale dello status di biologico per i generi alimentari prodotti all’interno della sua rete di agricoltori. Da un’analisi preliminare dei dati raccolti nelle zone in cui opera la Rede Ecovida, il 70% del campione intervistato – 230 persone di cui metà residente nei luoghi di produzione PGS e la restante metà nelle aree urbane limitrofe – dichiara di non conoscere i modelli PGS ma nonostante ciò il 47% circa dei soggetti intervistati nelle zone urbane dimostra volontà d’acquisto dei prodotti PGS mentre nelle zone di produzione la quasi totalità (96,5%) degli intervistati che consuma abitualmente prodotti da agricoltura biologica, dichiara di acquistare o di essere ben disposto all’acquisto dei beni PGS. Risulta inoltre che i meccanismi di fiducia in questo tipo di garanzia della qualità risiedono principalmente nella conoscenza pregressa dei produttori o derivata e consolidata attraverso la consuetudine d’acquisto.
2011
L'AGRICOLTURA BIOLOGICA IN RISPOSTA ALLE SFIDE DEL FUTURO: IL SOSTEGNO DELLA RICERCA E DELL'INNOVAZIONE
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G. Sacchi, C. Zanasi, M. Canavari (2011). I SISTEMI PARTECIPATIVI DI GARANZIA DELLA QUALITÀ DEI PRODOTTI BIOLOGICI: INDAGINE SULLA RISPOSTA D’ACQUISTO DEL CONSUMATORE. Roma : ENEA.
G. Sacchi; C. Zanasi; M. Canavari
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/106786
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