Sul tema dell’immigrazione, che pure in Italia è un fenomeno di certo più recente rispetto a molti altri Paesi occidentali, si è già prodotto tanto a livello di ricerca empirica; d’altra parte, sul piano teorico, non sono certo pochi gli approcci che si sono occupati della questione. In questa sede, ci interessa sottolineare la dimensione territoriale del fenomeno, nella convinzione che si riveli particolarmente utile a livello esplicativo. Per quanto riguarda il rapporto tra sociologia e territorio, Guidicini e Scidà hanno già da tempo individuato nove specializzazioni in cui tale rapporto è al centro dell’analisi: abbiamo quindi la sociologia urbana, la sociologia rurale, la sociologia dell’ambiente, la sociologia delle migrazioni, la sociologia del turismo, la sociologia delle relazioni etniche, la sociologia delle comunità locali, la sociologia dell’abitazione e la pianificazione sociale e territoriale. Non è difficile intuire che, in quest’arco di discipline, quelle più legate al fenomeno in questione siano la sociologia delle migrazioni e quella delle relazioni etniche. Ora, lo stesso Scidà, ma anche Sciortino, hanno messo in evidenza che per entrambe (almeno in Italia) si fa presto a trattare la loro storia, nel senso che solo da poco tempo hanno conquistato una certa attenzione in ambito universitario, nonché una certa ricaduta a livello di ricerca empirica. Questo ritardo, con tutta probabilità, è dovuto anzitutto alla suddetta natura recente dei fenomeni di cui si occupano; è solo negli anni ’80 che l’immigrazione raggiunge una certa consistenza numerica ed una certa rilevanza sociale nel nostro Paese, riportando parallelamente alla ribalta la questione delle relazioni etniche. A questo, si aggiungono motivazioni politico-accademiche; tenendo infatti conto della “concorrenza” di altre discipline più affermate della sociologia, si sono preferiti altri aspetti ed altre chiavi di lettura, facendo forse guadagnare credito alla disciplina in generale, ma rimettendoci sulla capacità di lettura dei fenomeni sociali, nonché della realizzazione della variabile territorio. Se dunque è vero che le riflessioni di questi due autori hanno ormai quasi un decennio, e che nel frattempo su migrazioni e relazioni etniche si è riflettuto parecchio, resta però l’impressione e il sospetto che sul concetto di territorio ci sia ancora molto da lavorare. Basandomi su queste considerazioni, pongo gli obbiettivi di questo articolo, che sono anzitutto di natura teorica; tuttavia, non viene meno l’aspirazione a mantenere uno stretto legame con la ricerca empirica. Pertanto: 1) intendo intraprendere un percorso teorico ben preciso, che ruoti intorno al territorio e che ricerchi alcune dimensioni che lo legano alla questione migratoria. A tal fine, tocco alcuni approcci alla questione, tenendo volutamente in conto solo quelle teorie che, più o meno esplicitamente, utilizzino il territorio come chiave di lettura privilegiata; 2) entrando più nel concreto, sviluppo alcune riflessioni sui minori immigrati e le loro famiglie; si tratta di una questione molto recente nel nostro Paese, che quindi non ha ancora avuto molta attenzione a livello di ricerca sociale. Cerco di capire qualcosa dell’attuale realtà delle famiglie immigrate, sottolineandone risorse e rischi. La speranza è che, individuando qualche caratteristica del fenomeno, si contribuisca anche a rendere più facile un intervento sociale adeguato su queste categorie. Molti studi dimostrano infatti che, per tutta una serie di ragioni, la figura dell’immigrato è una figura a “rischio” nella nostra società: rischio di marginalità, rischio di disagio, rischio di devianza.
G. Manella (2004). Famiglie migranti e territorio: un’ipotesi di ricerca. SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, 73, 111-126.
Famiglie migranti e territorio: un’ipotesi di ricerca
MANELLA, GABRIELE
2004
Abstract
Sul tema dell’immigrazione, che pure in Italia è un fenomeno di certo più recente rispetto a molti altri Paesi occidentali, si è già prodotto tanto a livello di ricerca empirica; d’altra parte, sul piano teorico, non sono certo pochi gli approcci che si sono occupati della questione. In questa sede, ci interessa sottolineare la dimensione territoriale del fenomeno, nella convinzione che si riveli particolarmente utile a livello esplicativo. Per quanto riguarda il rapporto tra sociologia e territorio, Guidicini e Scidà hanno già da tempo individuato nove specializzazioni in cui tale rapporto è al centro dell’analisi: abbiamo quindi la sociologia urbana, la sociologia rurale, la sociologia dell’ambiente, la sociologia delle migrazioni, la sociologia del turismo, la sociologia delle relazioni etniche, la sociologia delle comunità locali, la sociologia dell’abitazione e la pianificazione sociale e territoriale. Non è difficile intuire che, in quest’arco di discipline, quelle più legate al fenomeno in questione siano la sociologia delle migrazioni e quella delle relazioni etniche. Ora, lo stesso Scidà, ma anche Sciortino, hanno messo in evidenza che per entrambe (almeno in Italia) si fa presto a trattare la loro storia, nel senso che solo da poco tempo hanno conquistato una certa attenzione in ambito universitario, nonché una certa ricaduta a livello di ricerca empirica. Questo ritardo, con tutta probabilità, è dovuto anzitutto alla suddetta natura recente dei fenomeni di cui si occupano; è solo negli anni ’80 che l’immigrazione raggiunge una certa consistenza numerica ed una certa rilevanza sociale nel nostro Paese, riportando parallelamente alla ribalta la questione delle relazioni etniche. A questo, si aggiungono motivazioni politico-accademiche; tenendo infatti conto della “concorrenza” di altre discipline più affermate della sociologia, si sono preferiti altri aspetti ed altre chiavi di lettura, facendo forse guadagnare credito alla disciplina in generale, ma rimettendoci sulla capacità di lettura dei fenomeni sociali, nonché della realizzazione della variabile territorio. Se dunque è vero che le riflessioni di questi due autori hanno ormai quasi un decennio, e che nel frattempo su migrazioni e relazioni etniche si è riflettuto parecchio, resta però l’impressione e il sospetto che sul concetto di territorio ci sia ancora molto da lavorare. Basandomi su queste considerazioni, pongo gli obbiettivi di questo articolo, che sono anzitutto di natura teorica; tuttavia, non viene meno l’aspirazione a mantenere uno stretto legame con la ricerca empirica. Pertanto: 1) intendo intraprendere un percorso teorico ben preciso, che ruoti intorno al territorio e che ricerchi alcune dimensioni che lo legano alla questione migratoria. A tal fine, tocco alcuni approcci alla questione, tenendo volutamente in conto solo quelle teorie che, più o meno esplicitamente, utilizzino il territorio come chiave di lettura privilegiata; 2) entrando più nel concreto, sviluppo alcune riflessioni sui minori immigrati e le loro famiglie; si tratta di una questione molto recente nel nostro Paese, che quindi non ha ancora avuto molta attenzione a livello di ricerca sociale. Cerco di capire qualcosa dell’attuale realtà delle famiglie immigrate, sottolineandone risorse e rischi. La speranza è che, individuando qualche caratteristica del fenomeno, si contribuisca anche a rendere più facile un intervento sociale adeguato su queste categorie. Molti studi dimostrano infatti che, per tutta una serie di ragioni, la figura dell’immigrato è una figura a “rischio” nella nostra società: rischio di marginalità, rischio di disagio, rischio di devianza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.