Parlando di immigrazione in Italia, termini come “emergenza” o “invasione” hanno una portata esplicativa limitata. Attualmente assistiamo ad un continuo e radicato flusso migratorio, agevolato da tutta una serie di fattori: i progressi nei trasporti, la maggiore facilità a circolare nei confini interni dell’Unione Europea, l’accessibilità del nostro Paese via terra e via mare, ecc. Insomma, se l’immigrazione in Italia è storia recente, sembra ormai privo di senso vederla come un evento congiunturale. Gli stranieri sono ormai parte stabile della nostra società, sia nel bene che nel male; dicendo questo, non voglio assolutamente dare giudizi di valore al fenomeno migratorio. Parlando di “bene”, intendo riferirmi a tutta una serie di effetti riconducibili all’immigrazione e che possiamo senza timore definire positivi: la maggiore disponibilità di manodopera, il ringiovanimento della popolazione, il contatto con culture diverse, ecc. Parlando di “male”, intendo includere tutte le possibili implicazioni a livello di devianza, criminalità e disagio sociale. È proprio sul tema del disagio che intendo soffermarmi. Sempre di più, sembrano proprio gli stranieri al centro di varie forme di emarginazione. Il fenomeno dei senza dimora, ad esempio, vede una crescente quota di immigrati fra i loro rappresentanti; analoghe considerazioni potrebbero valere per quanto riguarda alcolismo e tossicodipendenza. Il mio studio nasce dalla constatazione di questa tendenza, e dall’intenzione di andare a vedere se e come tale disagio si rifletta nell’ambito familiare. Nella prima parte del contributo, faccio alcune considerazioni sulla condizione dell’immigrato; senza alcuna pretesa di essere esaustivo, individuo dei possibili fattori di precarietà e fragilità, nonché dei possibili risvolti sulla condizione familiare. Successivamente, espongo la parte metodologica della ricerca, svolta presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna. Spiego quindi come sono arrivato a delimitare l’oggetto di studio, e i vari passi che hanno contraddistinto la rilevazione. Infine, entro nella parte empirica, ragionando su dati generali e facendo alcune considerazioni sulle nazionalità presenti nei fascicoli.

Le famiglie straniere al Tribunale per i Minorenni di Bologna: chi sono, da dove vengono, perché ci arrivano

MANELLA, GABRIELE
2007

Abstract

Parlando di immigrazione in Italia, termini come “emergenza” o “invasione” hanno una portata esplicativa limitata. Attualmente assistiamo ad un continuo e radicato flusso migratorio, agevolato da tutta una serie di fattori: i progressi nei trasporti, la maggiore facilità a circolare nei confini interni dell’Unione Europea, l’accessibilità del nostro Paese via terra e via mare, ecc. Insomma, se l’immigrazione in Italia è storia recente, sembra ormai privo di senso vederla come un evento congiunturale. Gli stranieri sono ormai parte stabile della nostra società, sia nel bene che nel male; dicendo questo, non voglio assolutamente dare giudizi di valore al fenomeno migratorio. Parlando di “bene”, intendo riferirmi a tutta una serie di effetti riconducibili all’immigrazione e che possiamo senza timore definire positivi: la maggiore disponibilità di manodopera, il ringiovanimento della popolazione, il contatto con culture diverse, ecc. Parlando di “male”, intendo includere tutte le possibili implicazioni a livello di devianza, criminalità e disagio sociale. È proprio sul tema del disagio che intendo soffermarmi. Sempre di più, sembrano proprio gli stranieri al centro di varie forme di emarginazione. Il fenomeno dei senza dimora, ad esempio, vede una crescente quota di immigrati fra i loro rappresentanti; analoghe considerazioni potrebbero valere per quanto riguarda alcolismo e tossicodipendenza. Il mio studio nasce dalla constatazione di questa tendenza, e dall’intenzione di andare a vedere se e come tale disagio si rifletta nell’ambito familiare. Nella prima parte del contributo, faccio alcune considerazioni sulla condizione dell’immigrato; senza alcuna pretesa di essere esaustivo, individuo dei possibili fattori di precarietà e fragilità, nonché dei possibili risvolti sulla condizione familiare. Successivamente, espongo la parte metodologica della ricerca, svolta presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna. Spiego quindi come sono arrivato a delimitare l’oggetto di studio, e i vari passi che hanno contraddistinto la rilevazione. Infine, entro nella parte empirica, ragionando su dati generali e facendo alcune considerazioni sulle nazionalità presenti nei fascicoli.
2007
G. Manella
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