Il rinvenimento di ossa animali all’interno delle sepolture può derivare, in molti casi, dalla deposizione volontaria e rituale di offerte alimentari per il defunto. Numerosi sono, infatti, i popoli e le culture del passato che esprimevano attraverso le deposizioni di alimenti nelle tombe il bisogno di proseguire nell’aldilà tutte le attività quotidiane, basate sul modello di vita terrena, e di cui il bisogno di nutrirsi rappresentava una necessità primaria. In questo studio saranno presentati gli aspetti metodologici ed i risultati della ricerca archeozoologica condotta sulle 39 tombe della necropoli etrusco-celtica di Monterenzio Vecchio (BO). Dallo studio dei resti ossei è emersa un’altissima standardizzazione nelle pratiche di preparazione delle carni e nella loro deposizione nelle tombe, sempre costituite da porzioni del costato di un solo maiale ucciso in età giovanile. La distribuzione dei resti ossei, l’assenza di evidenti tracce di scarnificazione sulle ossa e la presenza di tracce di cottura esclude che si tratti di scarti o di avanzi di un ipotetico banchetto funebre. La correlazione spaziale e funzionale dei dati ricavabili dall’analisi faunistica e tafonomica, e le caratteristiche tipologiche delle strutture tombali e dei relativi corredi, ha permesso di evidenziare forti connotazioni simboliche connesse al rituale funerario non ché l’esistenza di un ben determinato “cibo dei morti”.
Maini E., Curci A. (2010). Il cibo dei morti: offerte alimentari dalla necropoli di Monterenzio Vecchio (Bologna). ROVERETO : Edizioni Osiride.
Il cibo dei morti: offerte alimentari dalla necropoli di Monterenzio Vecchio (Bologna)
MAINI, ELENA;CURCI, ANTONIO
2010
Abstract
Il rinvenimento di ossa animali all’interno delle sepolture può derivare, in molti casi, dalla deposizione volontaria e rituale di offerte alimentari per il defunto. Numerosi sono, infatti, i popoli e le culture del passato che esprimevano attraverso le deposizioni di alimenti nelle tombe il bisogno di proseguire nell’aldilà tutte le attività quotidiane, basate sul modello di vita terrena, e di cui il bisogno di nutrirsi rappresentava una necessità primaria. In questo studio saranno presentati gli aspetti metodologici ed i risultati della ricerca archeozoologica condotta sulle 39 tombe della necropoli etrusco-celtica di Monterenzio Vecchio (BO). Dallo studio dei resti ossei è emersa un’altissima standardizzazione nelle pratiche di preparazione delle carni e nella loro deposizione nelle tombe, sempre costituite da porzioni del costato di un solo maiale ucciso in età giovanile. La distribuzione dei resti ossei, l’assenza di evidenti tracce di scarnificazione sulle ossa e la presenza di tracce di cottura esclude che si tratti di scarti o di avanzi di un ipotetico banchetto funebre. La correlazione spaziale e funzionale dei dati ricavabili dall’analisi faunistica e tafonomica, e le caratteristiche tipologiche delle strutture tombali e dei relativi corredi, ha permesso di evidenziare forti connotazioni simboliche connesse al rituale funerario non ché l’esistenza di un ben determinato “cibo dei morti”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.