Si è svolta tra agosto e settembre del 2009 la terza campagna di scavi archeologici nel castello di Rontana (Brisighella-RA), un insediamento fortificato le cui prime attestazioni risalgono al X secolo (960 d.C.). Al momento sono stati effettuati 4 saggi principali: il primo sull’area sommitale del castello. In questa area si conserva ancora parzialmente il rudere di un torrione a pianta ogivale simile a quello del vicino castello di Ceparano. Si tratta, nel caso di Rontana, di un adattamento di una precedente torre a base circolare alle nuove tecniche di assedio condotte con armi da fuoco, databile tra la fine del ‘400 e la prima metà del ‘500. In quel momento tutta l’area sommitale del villaggio fortificato venne inserita all’interno di una rocca di stile rinascimentale. Gli scavi hanno riportato alla luce la pavimentazione e i muri perimetrali del cortile interno pavimentato in ciottoli. Al centro del cortile, a pianta quadrangolare è stato rinvenuto un pozzo circolare, alimentato da due vaste cisterne voltate e affiancato da due pozzi verticali. Il pozzo principale, esplorato interamente, raggiunge una profondità di m 7,70 e la stessa quota è raggiunta probabilmente dai condotti laterali. Si tratta di un sistema di conservazione e depurazione delle acque che si afferma in Romagna nel tardo Medioevo, piuttosto diffuso a Venezia a partire dalla fine del X secolo. All’interno delle cisterne l’acqua piovana veniva depurata da un letto di sabbia o ghiaia e raccolta quindi in un pozzo centrale. Nelle cisterne qui indagate è stato rinvenuto un accumulo di circa 60 m3 di sabbia fluviale, solo parzialmente asportata dall’ambiente voltato. Le aperture dei 4 condotti che raccoglievano l’acqua fluviale sono coperte da macine in arenaria, coperte dagli strati di distruzione del castello (fine XVI secolo). All’interno del pozzo è stato identificato un deposito di materiali databili tra la fine del ‘400 e la metà del secolo successivo, bruciati al momento dell’assedio che le truppe pontificie portarono al castello di Rontana nel 1591, controllato da un gruppo di banditi. Sul lato ovest del cortile, all’interno della Rocca, sono stati rinvenuti i resti di oltre 20 individui privi di connessione e sepolti in maniera casuale, successivamente sigillati da un tappo di malta. I materiali consentono di associare queste sepolture sommarie con quelle dei banditi giustiziati dall’esercito pontificio nel 1591. La stessa area era stata utilizzata come cimitero anche nei secoli precedenti, come testimoniano le numerose sepolture identificate al di sotto del piano di frequentazione della Rocca. Di particolare rilievo una sepoltura familiare in cassa, rinvenuta sul margine ovest dell’area di scavo. Al suo interno è stato identificato il corpo di un adulto insieme a 4 riduzioni, la cui cronologia deve essere chiarita. Sul lato nord dell’area sommitale si sviluppa un vasto pianoro di forma trapezoidale, situato ad una quota di circa 6 m al di sotto del piano di calpestio della Rocca rinascimentale. Gli scavi hanno riportato alla luce un ampio tratto delle mura che circondavano il castello sui lati est e ovest. Le mura, in blocchi di gesso legati in malta tenace, furono realizzate alla fine del XIII secolo, probabilmente da Maghinardo Pagani, che conquistò il castello nel 1292 e secondo le testimonianze scritte lo riedificò in pietra. L’intera superficie del pianoro è divisa a metà da un muro realizzato nella stessa tecnica edilizia, rafforzato da contrafforti a base rettangolare. A ridosso delle strutture sono state rinvenute tracce di una atelier di produzione del ferro e un edificio abitativo; sul margine orientale erano buche di palo di grandi dimensioni probabilmente funzionali al contenimento di un precedente recinto difensivo. Sul lato meridionale del sito è stato identificato infine un torrione a base rettangolare ampio ca 30 mq., posto nelle vicinanze del muro di cinta; rimane interamente conservato il piano inferiore, con murature in blocchi alte ca m 3,5, interamente rivestite da intonaco sui paramenti esterni. Il piano inferiore, coperto da una volta a botte, era utilizzato come cisterna, come testimonia la presenza di intonaco idraulico anche sulla pavimentazione. Anche questa struttura fu probabilmente realizzata alla fine del XIII secolo. Presenta tuttavia restauri consistenti databili probabilmente alla metà del secolo successivo. La base della torre venne interamente rivestita da un contrafforte con paramento obliquo, realizzato in pietra e legato da malta tenace. Sul lato nord dell’edificio è stata infine identificata la soglia di ingresso, posta al primo piano della torre, sul lato opposto al muro di cinta.

E. Cirelli (2009). Il castello di Rontana. ARCHEOLOGIA MEDIEVALE, 36, 160-160.

Il castello di Rontana

CIRELLI, ENRICO
2009

Abstract

Si è svolta tra agosto e settembre del 2009 la terza campagna di scavi archeologici nel castello di Rontana (Brisighella-RA), un insediamento fortificato le cui prime attestazioni risalgono al X secolo (960 d.C.). Al momento sono stati effettuati 4 saggi principali: il primo sull’area sommitale del castello. In questa area si conserva ancora parzialmente il rudere di un torrione a pianta ogivale simile a quello del vicino castello di Ceparano. Si tratta, nel caso di Rontana, di un adattamento di una precedente torre a base circolare alle nuove tecniche di assedio condotte con armi da fuoco, databile tra la fine del ‘400 e la prima metà del ‘500. In quel momento tutta l’area sommitale del villaggio fortificato venne inserita all’interno di una rocca di stile rinascimentale. Gli scavi hanno riportato alla luce la pavimentazione e i muri perimetrali del cortile interno pavimentato in ciottoli. Al centro del cortile, a pianta quadrangolare è stato rinvenuto un pozzo circolare, alimentato da due vaste cisterne voltate e affiancato da due pozzi verticali. Il pozzo principale, esplorato interamente, raggiunge una profondità di m 7,70 e la stessa quota è raggiunta probabilmente dai condotti laterali. Si tratta di un sistema di conservazione e depurazione delle acque che si afferma in Romagna nel tardo Medioevo, piuttosto diffuso a Venezia a partire dalla fine del X secolo. All’interno delle cisterne l’acqua piovana veniva depurata da un letto di sabbia o ghiaia e raccolta quindi in un pozzo centrale. Nelle cisterne qui indagate è stato rinvenuto un accumulo di circa 60 m3 di sabbia fluviale, solo parzialmente asportata dall’ambiente voltato. Le aperture dei 4 condotti che raccoglievano l’acqua fluviale sono coperte da macine in arenaria, coperte dagli strati di distruzione del castello (fine XVI secolo). All’interno del pozzo è stato identificato un deposito di materiali databili tra la fine del ‘400 e la metà del secolo successivo, bruciati al momento dell’assedio che le truppe pontificie portarono al castello di Rontana nel 1591, controllato da un gruppo di banditi. Sul lato ovest del cortile, all’interno della Rocca, sono stati rinvenuti i resti di oltre 20 individui privi di connessione e sepolti in maniera casuale, successivamente sigillati da un tappo di malta. I materiali consentono di associare queste sepolture sommarie con quelle dei banditi giustiziati dall’esercito pontificio nel 1591. La stessa area era stata utilizzata come cimitero anche nei secoli precedenti, come testimoniano le numerose sepolture identificate al di sotto del piano di frequentazione della Rocca. Di particolare rilievo una sepoltura familiare in cassa, rinvenuta sul margine ovest dell’area di scavo. Al suo interno è stato identificato il corpo di un adulto insieme a 4 riduzioni, la cui cronologia deve essere chiarita. Sul lato nord dell’area sommitale si sviluppa un vasto pianoro di forma trapezoidale, situato ad una quota di circa 6 m al di sotto del piano di calpestio della Rocca rinascimentale. Gli scavi hanno riportato alla luce un ampio tratto delle mura che circondavano il castello sui lati est e ovest. Le mura, in blocchi di gesso legati in malta tenace, furono realizzate alla fine del XIII secolo, probabilmente da Maghinardo Pagani, che conquistò il castello nel 1292 e secondo le testimonianze scritte lo riedificò in pietra. L’intera superficie del pianoro è divisa a metà da un muro realizzato nella stessa tecnica edilizia, rafforzato da contrafforti a base rettangolare. A ridosso delle strutture sono state rinvenute tracce di una atelier di produzione del ferro e un edificio abitativo; sul margine orientale erano buche di palo di grandi dimensioni probabilmente funzionali al contenimento di un precedente recinto difensivo. Sul lato meridionale del sito è stato identificato infine un torrione a base rettangolare ampio ca 30 mq., posto nelle vicinanze del muro di cinta; rimane interamente conservato il piano inferiore, con murature in blocchi alte ca m 3,5, interamente rivestite da intonaco sui paramenti esterni. Il piano inferiore, coperto da una volta a botte, era utilizzato come cisterna, come testimonia la presenza di intonaco idraulico anche sulla pavimentazione. Anche questa struttura fu probabilmente realizzata alla fine del XIII secolo. Presenta tuttavia restauri consistenti databili probabilmente alla metà del secolo successivo. La base della torre venne interamente rivestita da un contrafforte con paramento obliquo, realizzato in pietra e legato da malta tenace. Sul lato nord dell’edificio è stata infine identificata la soglia di ingresso, posta al primo piano della torre, sul lato opposto al muro di cinta.
2009
E. Cirelli (2009). Il castello di Rontana. ARCHEOLOGIA MEDIEVALE, 36, 160-160.
E. Cirelli
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