Le origini del “modello emiliano” sono rintracciabili nel socialismo dei Costa, dei Prampolini, dei Massarenti e risalgono, dunque, a una stagione nella quale il movimento di emancipazione costruì occasioni di inclusione e partecipazione popolare più incisive di quelle previste dai governi liberali. Nei decenni tra le due guerre mondiali, la violenza e la forza di attrazione esercitate dallo Stato fascista schiacciarono le pratiche di autogestione e soffocarono l’autonomia degli enti locali, ma uno dei caratteri di originalità del Partito comunista italiano fu la capacità di recuperare, nel secondo dopoguerra, la tradizione del socialismo emiliano, sottraendola perfino al PSI e facendola propria. Lungo gli anni Cinquanta, il “modello emiliano” si arricchì di istanze provenienti dal confronto/scontro con il cattolicesimo sociale (Dossetti, poi Gorrieri) e, ancora negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, benché tra crisi e aspri conflitti sociali, riuscì a esprimere una peculiare visione autonomista e territoriale nel governo delle città, con particolare riferimento all’esperienza di Bologna.
De Maria C. (2011). Il “modello emiliano” nella storia d’Italia. Appunti di lavoro. OFFICINA DELLA STORIA, 6, 1-8.
Il “modello emiliano” nella storia d’Italia. Appunti di lavoro
DE MARIA, CARLO
2011
Abstract
Le origini del “modello emiliano” sono rintracciabili nel socialismo dei Costa, dei Prampolini, dei Massarenti e risalgono, dunque, a una stagione nella quale il movimento di emancipazione costruì occasioni di inclusione e partecipazione popolare più incisive di quelle previste dai governi liberali. Nei decenni tra le due guerre mondiali, la violenza e la forza di attrazione esercitate dallo Stato fascista schiacciarono le pratiche di autogestione e soffocarono l’autonomia degli enti locali, ma uno dei caratteri di originalità del Partito comunista italiano fu la capacità di recuperare, nel secondo dopoguerra, la tradizione del socialismo emiliano, sottraendola perfino al PSI e facendola propria. Lungo gli anni Cinquanta, il “modello emiliano” si arricchì di istanze provenienti dal confronto/scontro con il cattolicesimo sociale (Dossetti, poi Gorrieri) e, ancora negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, benché tra crisi e aspri conflitti sociali, riuscì a esprimere una peculiare visione autonomista e territoriale nel governo delle città, con particolare riferimento all’esperienza di Bologna.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.