Prende il proprio nome dall’omonimo comune di Martina Franca, ma il territorio di origine comprende anche Alberobello, Ceglie, Locorotondo, Massafra, Messapica, Mottola e Noci, in un’area compresa tra le province di Bari, Taranto e Brindisi. A dare origine alla razza sarebbe stato l’incrocio di asini autoctoni con soggetti catalani importati in Puglia agli inizi del Seicento, durante il periodo della dominazione spagnola. Non ci sono però notizie documentate a conferma di questa ipotesi. E’ un asino di grande taglia, è considerato un ottimo produttore di muli e per un lungo periodo è stato apprezzato e allevato, oltre che in Puglia, in diverse altre parti d’Italia e anche all’estero. Il notevole successo, che questo asino ebbe nel secolo scorso, era legato alla produzione mulina pugliese, estremamente considerata, tanto che la Puglia nel 1925 produceva il 70% di tutta la produzione mulina italiana, rifornendo anche il Centro e il Nord Italia. Nella zona di Martina Franca si effettuava l'incrocio tra l’asino stallone di Martina Franca e la cavalla di razza Murgese per la produzione del famoso "mulo martinese". Dopo il secondo conflitto mondiale si verificò un forte calo d’interesse per l’allevamento dell’asino, anche se un rinnovato interesse si ebbe a partire dagli anni Novanta, grazie ad un suo impiego alternativo a quello tradizionale, in particolare per la produzione di latte ad uso pediatrico e cosmetico e per la produzione di carne. La diffusione dell' asino di Martina Franca e del cavallo Murgese su tutto il territorio nazionale ha portato, nel 1990, alla costituzione dell'Associazione Nazionale Allevatori del Cavallo delle Murge e dell'Asino di Martina Franca (A.N.A.M.F.).
D. Bigi (2011). Razze zootecniche in pericolo di estinzione: l'asino di Martina Franca. VITA IN CAMPAGNA, 7-8, 49-49.
Razze zootecniche in pericolo di estinzione: l'asino di Martina Franca
BIGI, DANIELE
2011
Abstract
Prende il proprio nome dall’omonimo comune di Martina Franca, ma il territorio di origine comprende anche Alberobello, Ceglie, Locorotondo, Massafra, Messapica, Mottola e Noci, in un’area compresa tra le province di Bari, Taranto e Brindisi. A dare origine alla razza sarebbe stato l’incrocio di asini autoctoni con soggetti catalani importati in Puglia agli inizi del Seicento, durante il periodo della dominazione spagnola. Non ci sono però notizie documentate a conferma di questa ipotesi. E’ un asino di grande taglia, è considerato un ottimo produttore di muli e per un lungo periodo è stato apprezzato e allevato, oltre che in Puglia, in diverse altre parti d’Italia e anche all’estero. Il notevole successo, che questo asino ebbe nel secolo scorso, era legato alla produzione mulina pugliese, estremamente considerata, tanto che la Puglia nel 1925 produceva il 70% di tutta la produzione mulina italiana, rifornendo anche il Centro e il Nord Italia. Nella zona di Martina Franca si effettuava l'incrocio tra l’asino stallone di Martina Franca e la cavalla di razza Murgese per la produzione del famoso "mulo martinese". Dopo il secondo conflitto mondiale si verificò un forte calo d’interesse per l’allevamento dell’asino, anche se un rinnovato interesse si ebbe a partire dagli anni Novanta, grazie ad un suo impiego alternativo a quello tradizionale, in particolare per la produzione di latte ad uso pediatrico e cosmetico e per la produzione di carne. La diffusione dell' asino di Martina Franca e del cavallo Murgese su tutto il territorio nazionale ha portato, nel 1990, alla costituzione dell'Associazione Nazionale Allevatori del Cavallo delle Murge e dell'Asino di Martina Franca (A.N.A.M.F.).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.